Kung fu Zhang
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L'attesa ritrovata
Il giovane Zhang ha l’età dei suoi giocatori e in certi casi anche meno. Di nome farebbe Kangyang, messo dopo il cognome come da canone orientale, ma preferisce farsi chiamare Steven, Steven Zhang. Con un nome occidentale e messo prima. Perché gli piace l’occidente e ha studiato in occidente. Perché vive a Milano e gli piace Milano, Torino un po' meno. Perché gli piace il calcio e persino il tifo all’italiana, e una volta è finito pure a vedere una partita al Fourfourtwo Pub di via Procaccini, con il giubbotto e assieme ai tifosi con le birre. Gli piace il business, e soprattutto il calcio. Anzi, fino circa alle 23 di lunedì sera (le 7 del mattino dopo, fuso di Nanchino), si poteva dire che gli piaceva anche la Lega Serie A. O almeno faceva finta di farsela piacere, dietro alla maschera del suo sorriso giovane, che poi è l’antica maschera asiatica per non far capire al tuo interlocutore che lo consideri un pagliaccio, anzi “probably the biggest and the darkest clown I ever seen”. Dalle 23 di lunedì sera, per la maggioranza dei suoi tifosi (non tutti, c’è chi non ha gradito) Steven Zhang dovrebbe cambiare nome un’altra volta e farsi chiamare Bruce Lee Zhang, nel senso di Dalla Cina con furore. Perché mentre tutti stavano per andare a letto, e persino quei casinisti matricolati della Lega Serie A avevano deposto sul comodino i loro demenziali calendari meno decifrabili del coronavirus), sperando nella notte che porta consiglio, al giovane Zhang gli sono girati gli zebedei (ci sarà anche l’espressione in cinese, non la so). Ha preso Instagram, che è più veloce delle mail protocollari, e ha stampato una raffica di colpi da kung fu in faccia al presidente della Lega Paolo Dal Pino, che ovviamente se li merita tutti.
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- Maurizio Crippa
"Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.
E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"