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Campionati falsati e modelli da rivedere

Jack O'Malley

I mezzi fallimenti di Arsenal e Ajax, Sarri come Jep Gambardella, le inglesi che potevano fare meglio

Mentre in Italia falsate il campionato con rinvii a metà, porte chiuse ma finestre spalancate, squadre che giocano e altre no, rigori che vengono fischiati mentre altrove no, e siete alle prese con il primo caso di allenatore infiltrato, Maurizio Jep Gambardella Sarri (“Io non volevo solo allenare la Juve, volevo avere il potere di farla fallire”), in Inghilterra ci apprestiamo a uno dei finali di Premier League più noiosi degli ultimi anni, quello che vedrà trionfare il Liverpool trent’anni dopo l’ultima volta.

 

Anche in Europa le inglesi non sono in gran spolvero come lo scorso anno, sono in grado di ammetterlo anche da sobrio. Il Liverpool in Champions deve ribaltare lo 0-1 dell’andata contro l’Atletico Madrid, il Chelsea è più spacciato di un novantottenne a Wuhan, il Tottenham sembra Burioni su Twitter – non ne azzecca più una – e il City, unica squadra di Sua Maestà messa bene in vista del ritorno degli ottavi, probabilmente verrà squalificata per le prossime due stagioni. Meglio in Europa League, dove hanno superato i sedicesimi in tre, ma dove brilla l’eliminazione dell’Arsenal, costringendomi a posare il bicchiere, svuotare la pipa, tirare su la cerniera e fare una amara riflessione: ci siamo – ma soprattutto vi siete – riempiti la bocca di “modello Arsenal” in questi anni, tanto da portare persino uno dei più alti dirigenti dei Gunners, Gazidis, in Italia, al Milan. Non vorrei essere un tifoso rossonero, al pensiero che la squadra che fu di Henry non vince un campionato da quando Haaland andava alla materna e nell’ultimo quindicennio ha portato a casa tre FA Cup. Eliminato con una sconfitta in casa dall’Olympiacos, l’Arsenal ha persino smesso di divertire i propri tifosi con il bel gioco, e si dibatte nell’insignificanza calcistica più spaesato di un eterosessuale alla Fashion Week.

 

C’è però un altro modello con cui nel 2019 sono stati riempiti giornali e trasmissioni dedicati al calcio, ed è quello dell’Ajax. Dopo vent’anni di anonimato, i Lancieri lo scorso anno avevano stupito molti arrivando in semifinale di Champions League con una squadra di ragazzini e perdendo solo nel finale della partita di ritorno contro il Tottenham. Sorvolando sul fatto che l’Ajax partecipa a un campionato in cui persino Simone Zaza risulterebbe un fenomeno, è bastato eliminare la Juventus ai quarti di finale per diventare nella narrazione sportiva italiana, eternamente divisa tra pro e contro bianconeri, in gruppo di fenomeni da una parte e modello da imitare dall’altra. Sono bastate alcune cessioni per fare rientrare nei ranghi della normalità la squadra che ha lanciato De Ligt: eliminati ai sedicesimi di Europa League dal Getafe, gli olandesi vinceranno forse il campionato in casa, torneranno a suscitare pensieri nostalgici nei più vecchi (“Ah, come giocava Cruijff”) e poco più.

 

In attesa che la paura del coronavirus fermi qualunque evento sportivo al mondo tranne le partite della Lazio, penso che non perderò il sonno perché la Federcalcio svizzera ha rinviato tutti i match della Super League e della Challenge League e perché ho letto che la più forte calciatrice cinese si sta allenando sui tetti dei palazzi di Wuhan in vista delle Olimpiadi. Gli unici a esultare della situazione sono gli appassionati di rugby italiani: almeno sabato prossimo è sicuro che gli Azzurri non perderanno.

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