(foto LaPresse)

Chiacchiere vuote sul vaccino che non c'è

Enrico Bucci

Già si sproloquia sull’obbligatorietà della profilassi. Dei dati nemmeno l’ombra

Appena avremo le auto a levitazione magnetica, dovremo prevedere l’obbligo di circolazione ad altezza non inferiore ai tre metri dalla superficie sorvolata. E’ chiaro che si tratta di una misura minima di civiltà, perché edifici e alberi sono ben più alti di tre metri, ma così saremo sicuri che non vi saranno pedoni o mezzi terrestri investiti da mezzi volanti. La libertà per chi vola può estendersi fino al punto da non intaccare la libertà di chi procede al suolo, la cui sicurezza e salute non possono essere messe a rischio da un irrazionale desiderio anarchico di una piccola parte della popolazione, cioè dai possessori di costose auto volanti. D’altra parte, bisogna pure pensare che un obbligo come questo sarebbe una chiara restrizione della libertà dei conducenti di mezzi volanti di spostarsi come loro meglio aggrada, né è dimostrato che l’obbligo diminuirebbe il numero di incidenti, che sono dovuti a guidatori irresponsabili, non al mezzo in sé. Da questo punto di vista, l’obbligo di rispettare un’altezza minima di sorvolo sarebbe un inutile orpello, forse controproducente, perché spingerebbe le persone a ribellarsi a un’imposizione. Senza contare il momento dell’atterraggio, in cui è indispensabile avvicinarsi alla superficie: chi controllerà quando e come sia lecito abbassarsi? Vi sembra un dibattito surreale solo perché non disponiamo di auto volanti, né sappiamo come funzioneranno e quali tipi di problemi dovremo affrontare? Eppure, un dibattito come questo sta oggi impazzando in Italia, sui social, nelle strade e fino ai palazzi della politica, a proposito dell’obbligatorietà di una vaccinazione contro Sars-CoV-2.

 

Come ha ben scritto il mio amico Pier Luigi Lopalco, un bravo epidemiologo, “se e quando arriverà un vaccino anti Covid-19 disponibile per una vaccinazione di massa, dovremo vedere come funziona, se sarà efficace contro l’infezione o solo nel limitare i danni della malattia. Quanto durerà l’efficacia, quale sarà il suo livello di tollerabilità e in quante dosi dovrà essere somministrato”.

 

Come possiamo pretendere che in mancanza di queste informazioni si possa oggi discutere di obbligo o di vaccinazione facoltativa? E perché consentiamo che su un simile tema discutano in questo momento i politici, dal presidente del Consiglio giù giù fino agli attivisti di questo o quel partito, in vista di decisioni legislative che dovrebbero essere basate su dati che riguardino sia il tipo di azione sia l’efficacia, la sicurezza e le modalità di somministrazione del vaccino, visto che questi dati influenzano la propensione delle persone ad assumere qualsiasi farmaco, e la propensione vaccinale è il singolo dato più importante che dovrebbe informare una discussione sull’obbligo?

 

Ma noi continuiamo pure a discutere di obblighi inerenti la circolazione di auto volanti o di obbligo per un vaccino che ancora non c’è e che non sappiamo che caratteristiche avrà. Fino ad arrivare a un vero scontro politico, in cui gli elettori saranno sondati per la loro propensione a questo obbligo, e la politica mobiliterà i propri attivisti, per imbastire lo spettacolo che più di tutti ci piace rinnovare di continuo, ogni giorno su un tema nuovo: quello della lotta nell’arena, tra campioni di una cosa e campioni della cosa opposta, e pazienza se quella cosa ancora non c’è. Panem et circenses: la politica è sempre la stessa, e noi siamo sempre gli stessi spettatori entusiasti.

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