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Anche in Calabria l'unico vaccino contro il coronavirus è l'isolamento

Maria Carla Sicilia

A Cosenza sono finiti in quarantena 60 medici. La Regione si prepara con misure straordinarie, ma la speranza è quella di non dover testare la tenuta del sistema sanitario

Con l'entrata in vigore del decreto che ha esteso all'intero paese le misure restrittive contro il coronavirus, la Calabria ha tirato un sospiro di sollievo. La speranza che si va diffondendo nella regione è infatti quella di riuscire a prevenire l'emergenza sanitaria che ha già colpito le zone rosse del nord Italia e per farlo è indispensabile che tutti restino a casa. In tutti gli altri scenari, il timore è che il sistema ospedaliero calabrese, commissariato da ormai 10 anni, non sia in grado di reggere l'onda d'urto di centinaia di contagi. Ne è consapevole Jole Santelli, da poco meno di un mese presidente di Regione, che lunedì ha illustrato le misure emergenziali adottate dalla giunta calabrese per ampliare i posti disponibili in terapia intensiva e nei reparti di medicina infettiva e pneumologia. “Abbiamo predisposto il piano di emergenza, ma siamo consapevoli dei nostri limiti – ha detto in un'intervista alla Stampa – È evidente che una sanità come quella calabrese, vessata da anni da tagli selvaggi, non è in grado di reggere una situazione di totale emergenza”. E lo sa bene anche il governo: “Il problema della sanità calabrese a livello nazionale è forse quello più grave”, ha detto Giuseppe Conte nemmeno un mese fa, presentando a Gioia Tauro il Piano per il sud.

 

Per il momento, su 239 tamponi i casi positivi sono 12, tutti registrati nell'ultima settimana, 5 dei quali nella sola provincia di Cosenza. Nella stessa città sono finiti in quarantena 60 medici, dopo essere entrati in contatto con un informatore scientifico risultato positivo al tampone.

 

In tutta la Calabria i posti di terapia intensiva disponibili sono 107, pochi anche per la gestione delle esigenze ordinarie, a fronte di una popolazione residente di circa 1,9 milioni di persone. Con l'attuazione del piano straordinario, che dalla Regione assicurano “si concluderà entro l'inizio della prossima settimana”, dovrebbero arrivare a 157. In due giorni sono state distribuite 12 mila mascherine ed è stato predisposto l'allestimento delle tende pre-triage in tutti i 22 presidi dotati di pronto soccorso. Ma non basta. A mancare sono anche medici e paramedici e per questo Santelli ha chiesto al ministero della Salute di approvare quanto prima un piano straordinario di assunzioni. “Una richiesta che si è resa necessaria dopo un’accurata analisi del fabbisogno di personale nelle strutture sanitarie pubbliche”, spiega la Regione, che in queste ore sta lavorando con il governo per definire il budget a disposizione per le assunzioni.

 

La paura del contagio si è fatta concreta dopo che migliaia di persone si sono messe in viaggio dal nord Italia per tornare in Calabria. “Non tornate”, ha chiesto domenica la governatrice in un post su Facebook, invece in due giorni hanno segnalato il loro rientro 3.450 persone. Il timore, piuttosto fondato, è però che i numeri siano maggiori, sia perché il censimento calabrese è stato disposto solo domenica 8 marzo, mentre le università di Piemonte, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Liguria sono chiuse dal 24 febbraio, sia perché affidarsi al senso civico delle persone può risultare deludente. Anche per questo l'ultima ordinanza di Santelli prevede che Trenitalia e le compagnie delle autolinee interregionali comunichino i nomi delle persone in viaggio verso la Calabria, ma ad oggi questi dati non sono ancora disponibili. “Solo nell'alto Jonio cosentino arrivano 80 autobus al giorno”, fanno notare dalla Regione, un numero enorme per una porzione di territorio tutto sommato piccola rispetto ai confini della Calabria.

 

In questa nuova normalità fatta di strade vuote e attività commerciali che non ricevono clienti, l'unica consolazione è che le misure fiscali che il governo sta preparando per famiglie e imprese saranno valide anche al sud. Fino a lunedì infatti la Calabria è rimasta stretta in un paradosso: da una parte la consapevolezza che restare a casa è l'unica salvezza per non rischiare il collasso del sistema sanitario, dall'altra la possibilità di continuare a mantenere aperte le attività come palestre, cinema, locali e centri commerciali, che da oggi sono invece chiuse o ridotte per decreto. Gli unici luoghi affollati sono rimasti i supermercati, dove le persone si sono riversate a fare scorte. Molti di questi negozi hanno preso precauzioni e contingentato gli ingressi. Per le strade di Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza la polizia locale monitora che le misure di precauzione stabilite negli ultimi decreti siano rispettate. La regione tenta di blindarsi, per resistere al contagio.

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