Verso l'europee
Calenda si candida? Il dilemma del leader di Azione
La sua presenza in lista potrebbe essere fondamentale per superare lo sbarramento. I suoi spingono, ma ci sono due problemi
“Carlo, ci servi tu!”. Gli ultimi sondaggi preoccupano Azione. Il partito rischia seriamente di non arrivare alla fatidica soglia del 4 per cento, quella che consentirebbe di essere rappresentati dentro il prossimo Europarlamento. Ad angosciare è soprattutto l’effetto che potrebbe avere la lista di scopo tra Italia viva di Matteo Renzi e Più Europa di Emma Bonino, dalla quale Calenda ha scelto di rimanere fuori. Un sondaggio realizzato da Antonio Noto per Porta a Porta sulle intenzioni di voto mostra la neonata lista Bonino-Renzi già al 4,5 per cento, mentre Azione sarebbe ferma al 3,5, non lontana, ma comunque sotto il quorum elettorale. La scelta di Calenda di rimanere fuori dalla lista rischia insomma di lasciare Azione fuori dal prossimo Parlamento europeo. Si prospetta una lotta all’ultimo voto. E per questo che da qualche giorno in tanti dentro il partito stanno cominciando a chiedere al leader di candidarsi. La sua presenza potrebbe risultare fondamentale per garantire alla lista quello zero virgola necessario ad arrivare allo sbarramento. Non è un caso che le prime candidature che sono state lanciate sui social da Calenda sono state presentate senza specificare per nessuno il ruolo di capolista. Quel posto potrebbe spettare proprio a lui. Nelle scorse settimane il segretario di Azione ha ripetuto prodianamente lo stesso concetto: “Io non vorrei esserci, l’ho detto agli altri leader: ‘evitiamo perché poi non andremo in Europa, è inutile raccontare una palla’”. Tutto però è sempre stato pronunciato al condizionale. Una scelta che gli consentirebbe, in caso di candidatura degli altri capi di partito, di scendere in campo senza essere additato come incoerente. E però, è questo il paradosso, la candidatura di Calenda, che potrebbe essere determinante per arrivare al quorum, è adesso appesa a quella di Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Ma c’è anche una seconda questione: i nomi forti di Azione per queste elezioni sono per ora quelli dei candidati maschi. Se Calenda si candidasse, l’obbligo di parità di genere, rischierebbe di danneggiarli.
La preoccupazione è tanta. Soprattutto per i nomi circolati fino ad oggi. Senz’altro “persone competenti e per bene”, come Calenda ripete spesso, ma non si sa quanto efficaci dal punto di vista elettorale. Un problema che, come dicevamo, riguarda soprattutto le donne. Secondo un sondaggio commissionato da Azione per consentire al partito di superare la soglia di sbarramento sarà necessario recuperare il mancato voto al sud con il pieno di voti al nord, in particolare al nord-ovest, dove c’è lo zoccolo duro dell’elettorato del partito. E qui spuntano le prime preoccupazioni. Calenda punta forte su Alessandro Tommasi, il 38enne fondatore della pagina Instagram di informazione Will che ha creato Nos, un “media partito” che in pochissimo tempo conta già 71 mila follower. Ma quanti diventeranno preferenze? Tra le donne c’è invece Caterina Avanza, bravissima consigliera comunale di Brescia che però alle scorse elezioni comunali ha conquistato solo 182 preferenze. Bastano questi nomi per raggiungere l’obiettivo o serve che ci sia anche leader? Questo è il dilemma. La situazione in centro Italia spiega invece bene quale effetto deleterio potrebbe avere la candidatura di Calenda. Qui l’uomo forte è Alessio D’Amato, l’ex assessore alla Sanità della giunta Zingaretti già candidato come governatore alle regionali dell’anno scorso. Ma sarà in lista anche l’ex capo di stato maggiore Vincenzo Camporini. Molto meno forte invece la candidatura della carfagnana Barbara Masini. Non ci sarà invece, per “gravi problemi famigliari”, Fabio Massimo Castaldo, uno dei vicepresidenti uscenti del parlamento europeo, passato ad Azione dal M5s. In attesa di capire che fare, il prossimo 17 aprile Calenda alla stampa estera presenterà il simbolo della lista. Pochi giorni dopo, il 23, a Milano ci sarà un evento per presentare le liste. Per allora sarà sciolta la riserva anche sulla candidatura del leader.
Intanto in Azione c’è ancora una flebilissima speranza che possa saltare l’accordo tra Iv e Più Europa. Oggi infatti si riunirà l’assemblea del partito di Bonino. Il presidente del partito, l’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti, chiederà di far saltare l’accordo con Renzi. In concreto però quello che potrebbe accadere è che Pizzarotti impedisca a Magi e Bonino di usare il simbolo di Più Europa. Ma anche in questo caso è praticamente sicuro che loro andranno avanti lo stesso con la lista di scopo senza usare però il contrassegno del partito.
storia di una metamorfosi