L'editoriale del direttore

Da Meloni a von der Leyen, tutti sul trattore del vincitore

Claudio Cerasa

Gli agricoltori criticano il governo e il governo si schiera con i trattori. Gli agricoltori criticano l’Ue e l’Ue si schiera con i trattori. Pazzo viaggio nel nuovo festival dell’ipocrisia E c'è anche il cortocircuito di Sanremo

L’effetto “bandwagon” è un fenomeno che si manifesta tradizionalmente all’indomani di un’elezione e che porta molti cittadini a innamorarsi perdutamente del partito uscito trionfatore dalle urne. Bandwagon. Ovverosia: salire sul carro del vincitore. La politica europea, negli ultimi giorni, sta assistendo a un fenomeno non troppo diverso da quello appena descritto. Un fenomeno al centro del quale, in mancanza di elezioni che suggeriscano il partito da mettere al centro del proprio cuore, vi è solo una piccola variazione lessicale: tractor al posto di wagon. E dunque, bandtractor: salire sul trattore del vincitore. Il bandtractor è un fenomeno reale ma decisamente meno serio rispetto all’oggetto che è al centro delle proteste del popolo dei trattori. In gran parte dell’Europa, gli agricoltori protestano per le strade, per le autostrade e per le piazze per ragioni diverse l’una dall’altra. Ma la loro idea di fondo è chiara: l’Europa è un freno per le attività degli agricoltori (pazienza se l’Europa ha stanziato per l’agricoltura 400 miliardi su 1.200 miliardi di bilancio comunitario), l’ambientalismo europeo sta facendo danni gravi all’agricoltura (pazienza se gli agricoltori sono la categoria più risparmiata dal Green deal e sono stati praticamente esclusi dal taglio delle emissioni), i governi del continente non sono all’altezza delle richieste che gli agricoltori hanno portato all’attenzione delle istituzioni (pazienza se gli agricoltori in Italia, come ricordato ieri dal senatore Luigi Marattin, non pagano l’Imu, non pagano l’Irap, non pagano l’Irpef sui terreni agricoli e non hanno pagato negli ultimi sei anni l’Irpef sui redditi agrari). Di fronte a queste rivendicazioni, il fenomeno del  bandtractor si è manifestato nei suoi tratti più surreali. Il popolo dei trattori è contro la politica. La demonizza, la insulta, la schiaffeggia. E la politica, piuttosto che difendersi, sceglie meravigliosamente di salire a bordo degli stessi trattori diretti in modo spedito contro i palazzi della politica. L’effetto è insieme comico e surreale.  


A Bruxelles, gli agricoltori protestano contro la Commissione europea, che ha fatto di tutto e di più in questi anni per gli agricoltori, e la Commissione europea sceglie di salire a bordo dei trattori, dicendo che gli agricoltori, molto coccolati, hanno ragione a protestare. E dunque: sospeso il trattato di libero scambio tra Ue e Mercosur, il mercato comune sudamericano formato da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, anche a costo di rinnegare tutto ciò che la Commissione ha tentato di fare negli ultimi cinque anni (rafforzare il commercio tra le democrazie anche per creare argini economici contro i paesi non democratici), e ritiro dalla circolazione della proposta europea per ridurre della metà i pesticidi nell’agricoltura entro il 2030 (proposta che era già stata bocciata dal Parlamento europeo). Tutti sul trattore del vincitore. Stessa scena in Francia: i trattori marciano verso Parigi, per protestare contro il governo francese, e il governo francese dice che gli agricoltori hanno ragione a essere arrabbiati con il governo francese. Soluzioni: non rinnegare la propria azione di governo ma offrire un piano da due miliardi di euro per sostenere gli imprenditori del settore agricolo. In Italia, dove fonti dell’esecutivo ieri hanno confermato il ritorno all’esenzione dell’Irpef per gli agricoltori, tolta precedentemente da Meloni, ma solo per i redditi bassi, il bandtractor, se possibile, ha assunto dimensioni ancora più grottesche.

 

E i partiti della maggioranza si trovano in una condizione più comica che seria. Gli agricoltori, con i loro trattori, dicono che il governo ha maltrattato gli agricoltori e i tre partiti di governo, assumendo sembianze simili a quelle scelte da Dolce e Gabbana quando dovettero scusarsi del pasticcio comunicativo fatto in Cina, dicono sì, scusateci, avete ragione. Gli agricoltori, con i loro trattori, dicono che è una vergogna la riforma della Politica agricola comune, la famosa Pac, e i tre partiti di governo dicono che gli agricoltori hanno ragione, “scelte folli quelle dell’Europa”, dimenticando però che al Parlamento europeo, come ricordato dal nostro David Carretta, i deputati di Fratelli d’Italia e quelli della Lega hanno votato a favore dei tre testi che costituiscono il pilastro della nuova Pac. Gli agricoltori, con i loro trattori, dicono infine che il governo eterodiretto da Coldiretti non sta facendo gli interessi degli agricoltori e con i trattori in piazza oltre a scendere il governo scende anche Coldiretti, occupando l’intero palinsesto tv (leggete Carmelo Caruso oggi sul Foglio). L’effetto bandtractor è così impetuoso che anche il Festival di Sanremo ne è stato travolto, ma anche qui con effetti spassosi e surreali. Amadeus, conduttore del Festival, ha rinnovato l’invito ai leader del popolo dei trattori, creando un cortocircuito mica male. Molti giornali di destra hanno criticato Amadeus per voler dare spazio al capo di una rivolta contro il governo dimenticando però il fatto che fra un trattore e l’altro a guidare quella rivolta c’è lo stesso governo contro cui protestano i trattori. Gli agricoltori affascinano, seducono, costringono a riflettere anche chi usa i numeri per indicare i loro privilegi. Ma il festival dell’ipocrisia sulle loro rivendicazioni svela qualcosa in più di una semplice volontà di non perdere elettori: l’incapacità di saper dialogare con chi protesta senza perdere la faccia.  Benvenuti al festival del bandtractor.
 

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.