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la strategia

Conte il destabilizzatore: dopo le spese militari mette nel mirino Draghi su Def e Giustizia

Luca Roberto

"Non vogliamo che arrivi un testo chiuso", dice il capo M5s. Che anche sulla riforma del Csm prepara una trappola al premier. E sull'Ucraina sposa la linea della Cina: "Uscire dalla logica dei due blocchi"

"Non accetto che mi vengano rivolte queste accuse. Non intendiamo rinunciare alla dialettica politica". E' con un certo qual risentimento che Giuseppe Conte continua nell'operazione di destabilizzazione del governo. Dopo aver fatto ballare l'esecutivo sull'adeguamento agli standard di spesa Nato. adesso ci riprova. Della serie: mi si nota di più se sto in disparte, o se continuo a tirare bordate contro Draghi? Questa mattina l'ex premier è tornato sulle barricate. E in un'intervista a Repubblica ha chiarito che non intende fare troppi passi indietro. "Le delegazioni governative delle forze politiche spesso si sono ritrovate a non poter consultare con congruo anticipo testi normativi anche molto complessi", dice il capo politico del M5s. Praticamente ricalcando il cavallo di battaglia di Salvini quando il cruccio leghista erano la riforma del catasto o la messa a bando delle concessioni balneari. 

"Questa volta sul Def, ad esempio, non vogliamo che arrivi un testo chiuso", argomenta Conte. "Vogliamo contribuire con le nostre proposte su sanità, welfare, sostegno alle famiglie. Non è sano pensare che il governo sia portatore della soluzione migliore, mentre le forze politiche siano intente solo a piantare bandierine". In pratica, è l'anticipo di un campo minato di incognite che potrebbero da un momento all'altro riemergere a galla e riportare alla situazione di qualche giorno fa: quella in cui Conte si svenava per far passare il messaggio che la progressività di spesa per l'adeguamento agli accordi con l'alleanza atlantica entro il 2028 fosse una vittoria del Movimento. Mentre al contempo cosa faceva Draghi? Ricordava a tutta la stampa internazionale che quella invero fosse una decisione presa dal ministro Guerini. Il prossimo fronte? Potrebbe pur sempre essere la giustizia, dove la riforma del Csm procede per intoppi e inciampi sul sistema elettorale. E alla fine i grillini potrebbero decidere di giocare di sponda con la destra per calcare la mano sul sorteggio, che però la ministra Cartabia vuole rifuggire perché lo considera incostituzionale. 

Nel resto dell'intervista Conte si dilunga nella spiegazione sul perché il paese non debba vivere come una priorità il riarmo. "Alcune forze politiche scherzano col fuoco. Fratelli d’Italia vorrebbe armare anche i Panda e deride le famiglie che non hanno nulla e percepiscono il reddito di cittadinanza. Ma non ci si rende conto che con il caro-bollette e una inflazione che galoppa a un +7%, il potere di acquisto delle famiglie meno abbienti e del ceto medio è calato rapidamente e tante imprese rischiano di chiudere", dice. Anche se la parte più interessante è sul rapporto con il Partito democratico, che nelle ultime settimane, dopo le torsioni grilline, è ai minimi storici. "Con il Pd non è in discussione il dialogo e la possibilità di continuare a costruire un’alleanza progressista, ma non dobbiamo nasconderci il fatto che su un tema non secondario stiamo registrando una distanza di sensibilità che tende a cristallizzarsi quando il Pd derubrica una nostra profonda convinzione a questione meramente elettorale. Noi abbiamo un’identità chiara, non siamo disposti a compromessi per compiacere. Sul salario minimo, ad esempio, ci aspettiamo che Pd prenda posizioni chiare e forti". Eccolo, il salario minimo: altra trappola delle settimane a venire. 

Altra curiosità: Gabriele Carrer su Formiche ha fatto notare come le risposte di Conte sull'Ucraina siano molto simili a quelle dell'ambasciatore cinese a Roma Li Junhua. "Bisogna assolutamente evitare che la vecchia logica della Guerra fredda si riproponga in termini ancora più dirompenti del passato con il blocco della Nato da un lato e un blocco euro-asiatico dall’altro lato". Più o meno quanto detto dal capo della diplomazia di Pechino in un'intervista alla Verità.

C'è spazio anche per la questione missione russa in Italia al tempo del Covid. "Ho chiesto io di essere ascoltato dal Copasir prima ancora di essere convocato, per riferire tutte le informazioni in mio possesso", dice l'allora presidente del Consiglio. "Ho chiarito che alla luce delle informazioni che mi sono state sin qui riferite dai comparti interessati (Difesa, Intelligence, Protezione civile) non sono emersi elementi di criticità che possano far pensare che la missione russa abbia travalicato i confini sanitari". Eppure evidentemente, se il Copasir – come abbiamo raccontato sul Foglio – ha deciso di proseguire l'indagine perché considera il caso tutt'altro che chiuso, non è che li abbia convinti così tanto. 

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