(foto Ansa)

capitolo aperto

Per il Copasir l'indagine sulla missione russa in Italia non può ancora dirsi conclusa

Luca Roberto

L'organismo parlamentare per la sicurezza della Repubblica vuole approfondire il viaggio della delegazione russa nel marzo 2020. Dopo Conte, saranno auditi Miozzo (ex Cts) e i generali Vecciarelli e Portolano

Giuseppe Conte sarà pur con tutto lo spirito zen del caso convinto che abbia spiegato, chiarito, chiuso un capitolo. Ma sulla missione russa in Italia dell'inizio primavera 2020 resistono ancora fin troppe zone d'ombra. Soprattutto perché, alla luce dello scenario attuale, quella spedizione assume oggi un significato ben più inquietante. E la parola che aleggia guardando a quei giorni è quantomeno, misurando le reazioni: imprudenza.

La settimana scorsa c'è stata l'audizione al Copasir dell'ex premier: più che a chiudere la faccenda è servita a convincere i rappresentanti delle forze politiche che no, bisogna andare avanti, accendere una luce. Insomma, continuare nell'indagine. Perché su almeno tre punti le risposte del capo politico del Movimento cinque stelle sono sembrate lacunose. In primis le tempistiche, visto che il contingente russo è sbarcato in Italia, il 23 marzo 2020, solo 20 ore dopo il colloquio telefonico tra Conte e Putin. Poi anche sulle spese di viaggio che sarebbero state a carico dell'Italia e sulla presenza, in mezzo ai 104 tra militari e personale sanitario russo, di membri della nostra intelligence. S'è capito, dopo quell'appuntamento a Palazzo San Macuto, che la faccenda non poteva considerarsi conclusa. Così l'organismo parlamentare per la sicurezza della Repubblica due giorni fa si è riunito e ha stilato un nuovo calendario di audizioni. Tema proprio la missione "Dalla Russia con amore".

A partire dalla seconda settimana di aprile, quindi, saranno auditi tre importanti testimoni di quella partita. Sono l'ex coordinatore del Cts Agostino Miozzo, che la settimana scorsa ha reso noto un elemento piuttosto incredibile: e cioè che una delle richieste russe fosse che quella di poter bonificare gli uffici pubblici. "Ma noi ci opponemmo", ha chiarito in alcune interviste. Si capisce perché allora la sua versione possa essere un tassello importante in questa storia. Tra gli auditi ci saranno anche due generali. L'ex capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli, che accolse il contingente russo sbarcato a Pratica di Mare a bordo di tredici quadrireattori. E che al Foglio aveva spiegato tutte le sue ritrosie: "Fummo sorpresi, io per primo, dal dispiegamento di mezzi che scendevano dai velivoli russi. Non le nascondo che all’inizio ci fu anche una certa preoccupazione". Facendo intuire che l'intento di raccogliere informazioni sensibili da parte russa fosse dato oramai per acclarato.

Ma la parola verrà data anche a Luciano Portolano, segretario generale della Difesa che nel marzo 2020 guidava il Comando Operativo Interforze. E secondo cui “io l’avevo detto che era una cosa da non fare. Quella missione era anomala da ogni punto di vista, ma quando lo segnalai venni preso per paranoico”, come aveva ricostruito sempre il Foglio la settimana scorsa. A maggior ragione perché secondo un retroscena del Corriere della sera Portolano aveva avuto all'epoca uno scontro molto acceso con il generale russo Sergej Kikot, capo della missione "Dalla Russia con amore". Che sosteneva di potersi muovere liberamente sul territorio italiano alla luce di "accordi politici di altissimo livello". E che fece pressioni perché dopo la Lombardia, dove miravano ad avvicinarsi alla base dell'Aeronautica di Ghedi, in provincia di Brescia, il contingente si muovesse in direzione Puglia, dove il contagio da Covid era però praticamente assente ma dove guardacaso c'è il maggior aeroporto militare d'Italia: Amendola, in provincia di Foggia. Tutti elementi di un puzzle che magari, alla fine, dimostrerà solo l'efficienza della nostra Difesa nel tenere lontane le mire di un paese extra Nato. Ma che, soprattutto dopo le minacce russe al nostro paese e le immediatamente successive turbolenze insorte nella maggioranza di governo per i mal di pancia di Conte, meritano senz'altro di essere ulteriormente scandagliati.

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