baruffe a cinque stelle

Sulla graticola stavolta ci finisce Rousseau (e forse anche Crimi)

Valerio Valentini

I deputati del M5s si riuniscono domani in assemblea. Al reggente verrà chiesto del ruolo di Davide Casaleggio e della sua fatiscente piattaforma. La questione economica e quella politica

L'ordine del giorno è scarno ed essenziale. "Comunicazioni del capo politico", e nulla più. E insomma, a vederla così, la riunione dei deputati del M5s, convocata per domani sera alle 20.45, non sembrerebbe destinata a regalare grandi emozioni. Se non fosse però che il vertice, organizzato dal direttivo della pattuglia di Montecitorio, su impulso del capogruppo Davide Crippa, arriva al termine di una settimana di baruffe, in chat e in Transatlantico, intorno al ruolo di Rousseau e di Davide Casaleggio. E dunque anche su questo, soprattutto su questo, il reggente per caso del M5s sarà chiamato a rispondere. Col rischio, neanche troppo remoto, di finire poi anche lui - lui che magari sperava di dover parlare solo del rinnovo delle presidenze di commissione, su cui pare potersi approssimare un insperato accordo - sul banco degli imputati. 

 

C'è stato un tempo in cui le graticole erano lo strumento con cui il Movimento nato per aprire il Palazzo come una scatoletta di tonno decideva chi fosse abbastanza duro e puro, secondo i sacri parametri indicati da Rousseau, per poter essere candidato. E ora che nella scatoletta c'è finito il Movimento, però, è fatale che il ribaltamento di ruoli e di prospettive scombussoli tutto: e dunque, sulla graticola, viene messo Rousseau

 

L'ultimo motivo di polemica interno è stato l'organizzazione del "Villaggio Rousseau", un ciclo di conferenze online svoltosi nel weekend pretenziosamente pubblicizzato come "Olimpiadi delle Idee" (con tanto di faccia concentrata di Danilo Toninelli a ribadire la serietà dell'evento: roba forte, insomma), e che s'è risolto in una serie di dirette streaming vagamente autoreferenziali, molto stile conventicola di amici, circoletto di paese dove ministri (Azzollina, Dadone, Catalfo) e supposti leader politici (Di Maio, Crimi) se ne stavano seduti imbarazzati su un divanetto in un appartamento milanese ad attendere che i trenta o quaranta spettatori inviassero qualche domanda a cui rispondere.

 

E a quel punto la protesta dei parlamentari è deflagrata. Anche perché nessuno di loro s'è sentito coinvolto nella pianificazione dell'evento: né i presidenti di commissione, né i capigruppo nelle varie commissioni. E dunque, ecco che nei colloqui esagitati tra deputati, in queste ore, ci si va accordando sulle domande da porre a Crimi. "A nome di chi parla, Casaleggio, quando fa interviste politiche a tv e giornali?". "A che titolo viene convocato a Palazzo Chigi dal premier?". "Che rapporto deve avere la piattaforma Rousseau rispetto alle azioni dei gruppi parlamentari e ai loro indirizzi?". 

 

E del resto, a complicare le relazioni tra le pattuglie di deputati e senatori e Davide Casaleggio, il figlio padrone del M5s, c'è ovviamente la questione economica. Che incattivisce tutto il dibattito con un certo e umano, fin troppo umano risentimento. Perché i deputati versano nelle casse di Rousseau 300 euro al mese: "Destinati al mantenimento delle piattaforme tecnologiche", recita il regolamento interno. Ma di come vengono spesi quei soldi, in verità, nessuno dei parlamentari sa nulla. E, come se non bastasse, a inacidire l'umore dei deputati c'è anche il fatto che, in parecchie delle foto scattate a Milano nel fine settimana,s'intravedeva la figura sfuggente di Silvia Virgulti, già première dame del prode Luigi Di Maio, poi grande capa dello staff della comunicazione della Camera. E qui sta l'inghippo: perché per molti deputati il coinvolgimento della struttura dei comunicatori del gruppo di Montecitorio per un evento organizzato da Rousseau è un qualcosa che s'avvicina alla truffa, all'appropriazione indebita di portavoce e uffici stampa. Roba da psicodramma a cinquestelle, insomma. Che si risolve, come al solito, in una riunione di gruppo. 

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