
Di Maio con la fidanzata Virginia Saba, Davide CAsaleggio e Pietro Dettori di Rousseau (foto LaPresse)
Le vite (a 5 stelle) degli altri
I parlamentari del M5s si ribellano alla Stasi dell'Inps e di Rousseau
Una trentina di deputati e senatori rifiutano di firmare il modulo che consente a Tridico di fare i nomi di chi ha intascato il bonus. E sul voto online è il caos. Le trame di Buffagni, il malessere sulla Raggi
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Roma. Chi lo fa, ovviamente, ci tiene a farlo vedere. Post su su Instagram coi volti seri e corrucciati, tweet autocelebrativi grondanti disciplina e onore: “Io ho firmato”, “Anche io ho firmato”, “Ho firmato pure io”. Eccoli qui, i soldatini zelanti del M5s, che chiedono all’Inps di rivelare tutta la verità, nient’altro che la verità, sul loro conto e sui loro conti, ché del resto male non fare, paura non avere, e loro sono lindi e immacolati. E però, poi, silente e marginale, c’è anche una truppa di parlamentari del M5s che a firmare la richiesta di autorizzazione non ci pensa neppure. E non perché, garantiscono, abbiano qualcosa da temere o da nascondere: è che non ci stanno a partecipare a questa “caccia al parlamentare”, a fare le comparse in una farsa che getta discredito sull’intera pattuglia di Montecitorio e Palazzo Madama. E così, mentre Vito Crimi, il reggente che non regge, invita tutti ad autorizzare la disclosure dell’Inps, così da individuare il furbetto grillino che s’è intascato i 600 euro del bonus, Luigi Di Maio guarda già oltre e invita gli italiani a tenersi pronti, ché il 22 settembre “si tagliano 300 stipendi inutili”. Cornuti e mazziati, insomma.
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