Vito Crimi, reggente del M5s (foto LaPresse)

il reggente che non regge

E Villarosa sbatté la porta sul muso di Crimi. Rousseau manda in tilt il M5s

Valerio Valentini

Battibecco tra il sottosegretario all'Economia e il capo grillino. La riunione dei deputati finisci in un rodeo, e Casaleggio è ormai un corpo estraneo. "Siamo diventati strumenti nelle sue mani?"

A un certo punto, Alessio Villarosa non ha retto più. Ha urlato le ultime frasi indignate verso Vito Crimi, poi s'è alzato ed è uscito dalla stanza sbattendo la porta sul grugno del reggente del caso. Ed è stato a quel punto, quando il sottosegretario all'Economia del M5s è andato via, che la pattuglia dei deputati grillini ha capito che stavolta s'era segnata una linea di non ritorno: "D'ora in avanti, per noi, Rousseau sarà sempre un corpo estraneo", hanno sbottato.

 

Non che questo determini chissà quali cambiamenti epocali, nelle dinamiche del gruppo. La piattaforma proprietaria di Davide Casaleggio, questo colabrodo informatico con cui si vorrebbe subordinare il Parlamento ai capricci dell'algoritmo della democrazia diretta, è da tempo considerata un orpello inutile e perfino molesto, visto che a ciascun deputato e senatore costa la bellezza di 300 euro al mese. E del resto la dissidenza grillina è sempre una nebulosa di malumori e risentimenti che restano perennemente a mezz'aria, senza mai precipitare sulle cose della politica. Semmai, a uscirne ancor più ridimensionato nel suo ruolo di supposto capo a tempo perso, dalla riunione di gruppo convocata ieri sera alla Camera, è stato proprio Crimi, costretto a indossare, senza troppa convinzione a dire il vero, i panni del difensore d'ufficio di Casaleggio. Ma le sue risposte stentate, le sue abbozzate giustificazioni, sono risultate qualcosa di più di balbettii afoni, imbarazzati giri di parole per arrivare a sostenere che al momento no, non è possibile promuovere iniziative concrete contro Rousseau.

 

E più Crimi annaspava nelle sue frasi di rito, più i deputati lo incalzavano. "Vogliamo capire se M5s è un partito o una semplice estensione di una piattaforma", urlava Gianluca Vacca, grillino di rito dibbattistiano e già sottosegretario alla Cultura nel governo gialloverde. "Non c'è alcuna trasparenza, alcun coinvolgimento dei gruppi nelle iniziative prese da Rousseau", ribadiva la laziale Enrica Segneri. Assai critico anche l'intervento del ligure Marco Rizzone, che ha puntato contro la promozione distorta degli eventi organizzati da Casaleggio. "Perché si usa l'etichetta “Villaggio Rousseau” e non ad esempio “Villaggio 5 Stelle”? Perché mettere al centro il brand di uno strumento (visto che così viene definito) anziché il M5s? Una curiosità che può apparire banale ma che è abbastanza emblematica: chi è strumento di chi?". Ancor più duro il discorso della romana Francesca Flati. La più indiavolata di tutti, poi, è stata Gilda Sportiello, esponente campana all'ala dei fichiani. E del resto, a far deflagrare gli umori già di per sé assai guasti, intorno a Rousseau, c'ha pensato l'ultimo evento organizzato da Casaleggio e soci, quelle pretenziose "Olimpiadi delle idee" che hanno visto ministri ed esponenti vari del M5s convocati a Milano per tenere delle conferenze sui temi più disparati, senza che i parlamentari venissero minimamente consultati. "E però Casaleggio s'è preso il nostro staff comunicazione per promuovere il suo evento", si lamentavano intanto sulle chat di gruppo i deputati. 

 

E così ieri sera s'è arrivati al rodeo, nell'Aula dei gruppi di Montecitorio. E quando Crimi, messo alle strette, ha provato a scantonare accusando d'infedeltà i colleghi ("Siamo ancora qui a discutere e già stanno uscendo le agenzie sulla riunione: vergogna!"), Villarosa s'è alzato e lo ha interrotto: "Vito, le fughe di notizie ci sono sempre state. Il punto è che tu stai eludendo le critiche". Ne è seguito un battibecco non esattamente garbato, e quindi l'uscita di scena del sottosegretario grillino. Una porta sbattuta sul muso di Crimi, e sul futuro di Rousseau.