(foto LaPresse)

Il falsopiano di Casaleggio per rilanciare l'Italia

Luciano Capone

I dieci punti sono molto ambiziosi e devono concentrare la potenza di dieci finanziarie in un solo anno per cambiare il “futuro”. Ma con che soldi? "Ci siamo focalizzati sugli obiettivi, non c’è un’analisi sul piano finanziario"

Roma. Una cosa che non manca in Italia sono i “piani” per ripartire. Dopo il “piano Colao” e gli Stati generali di Conte preludio del “piano di Rinascita” del governo, arriva anche il piano di Casaleggio. Davide Casaleggio, presidente della Casaleggio Associati (che non ha nulla a che vedere con il M5s) e presidente dell’Associazione Rousseau (che controlla il M5s), ha presentato un piano in 10 punti per il rilancio dell’Italia in qualità di presidente dell’Associazione Casaleggio (che non ha nulla a che vedere con l’Associazione Rousseau e neppure con la Casaleggio Associati).

 

Il piano del tri-presidente è molto ambizioso, non è una roba noiosa e composta di numerose micromisure come il piano Colao, ma una roba rivoluzionaria che deve concentrare la potenza di dieci finanziarie in un solo anno per cambiare il “futuro”: quindi investimenti nella digitalizzazione (“La carta d’identità elettronica avrebbe un impatto del 3 per cento sul pil”), smart working (“Twitter ha dichiarato che tutti i suoi dipendenti lavorano in remoto”), sanità, lavoro e ricerca: “Sarà necessario il 15 per cento del pil” per realizzare questo piano di rilancio. “Niente resterà come prima”, è il titolo dell’ennesimo avveniristico video made in Casaleggio che, ancora una volta, prevede il futuro: “Il futuro è prevedibile fino quando accade l’imprevedibile”. Ed è così che accade l’imprevedibile. Francesco Piccinini, il direttore di Fanpage che lo intervista, gli chiede: “Il suo piano costa circa 300 miliardi, dove pensa che si possano recuperare le risorse?”. A questo dettaglio Casaleggio non ci aveva pensato. “Il piano si è focalizzato sugli obiettivi, non c’è un’analisi sul piano finanziario. E’ una cosa che deve essere approfondita”.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali