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Rai, Salvini e Conte. Cosa teme il Pd dalle nuove mosse di Renzi

La triangolazione dell’ex premier con Salvini su Open Arms, il futuro dei vertici Rai e le preoccupazioni per le scelte di Di Maio

Al Nazareno sono preoccupati per la tenuta del governo. Non che la dirigenza del Partito democratico tema ancora che ci sia un progetto per fare fuori Giuseppe Conte e sostituirlo con un presidente del Consiglio alla Draghi. No, al Pd temono che di questo passo, senza che nessuno voglia arrivare fino in fondo coscientemente, ci scappi l'incidente. L’analisi che fanno gli uomini vicini al segretario Nicola Zingaretti è questa: “Da quando Conte non ha avvertito Di Maio della liberazione di Silvia Romano lui se l’è legata al dito. Non vuole arrivare alla rottura ma vuole fargli capire che non può snobbarlo se vuole andare avanti. La stessa cosa vale per Renzi, anche lui un giorno sì e uno no cerca di fare lo sgambetto a Conte per fargli capire che senza Italia viva il governo non regge. Ma se andiamo avanti di questo passo si potrebbe arrivare alla crisi di governo per sbaglio”.

 

Comunque se è vero che il Pd studia con attenzione le mosse di Di Maio è altrettanto vero che l’ossessione del Nazareno non è lui bensì Renzi. E ieri la decisione del leader di Italia viva di non votare contro Matteo Salvini sulla vicenda Open Arms ha fatto drizzare le antenne ai dirigenti del Partito democratico. Insomma, al Pd si torna a parlare dei “due Mattei” e degli assisti e della sintonia che i due dimostrano in varie situazioni. Nelle ricostruzioni di molti autorevoli dirigenti dem si parte dalla mozione di sfiducia ad Alfonso Bonafede. Salvini l’ha presentata pur sapendo bene di non aver nessuna possibilità di successo. In compenso, secondo la ricostruzione dei dirigenti del Pd, quella mossa ha permesso a Renzi di riaprire la partita con Conte. “Subito dopo – continuano i dem – il leader di Italia viva si è sdebitato non facendo partecipare i suoi senatori alla seduta della Giunta per le autorizzazioni a procedere”.

 

Virginia Raggi si presenta per il secondo mandato. A questo proposito Nicola Zingaretti ha già detto la sua. E ha tenuto a farlo sapere. Ma come l'hanno presa veramente dalle parti del Pd? Pare nel migliore dei modi. “Perché – spiega un autorevole dirigente del partito che sta seguendo il dossier Roma – essendo per noi impossibile appoggiare l’attuale sindaca, questo ci toglie il problema di cercare di concordare con il Movimento 5 stelle un candidato comune. Cosa che ci avrebbe lacerato. Invece così ognuno andrà con il proprio candidato al primo turno e al ballottaggio si vedrà”.

 

L’amministratore delegato della Rai Salini è in procinto di dimettersi. Così anche ieri – dopo lo scoop del Foglio – si vociferava nei corridoi di viale Mazzini e anche nei palazzi della politica. I partiti sono già ai nastri di partenza pensando alla successione. Dicono che Matteo Renzi punti sul capo di Rai Cinema, un volto in realtà che non ha casacche politiche ed è molto apprezzato a livello bipartisan anche nella stessa Rai: Paolo Del Brocco. Ma questa notizia ha messo in allarme il Partito democratico. Soprattutto gli ex renziani, che mal sopportano le scorribande del loro capo di un tempo, sono sul piede di guerra perché vogliono impedire a tutti i costi che il leader di Italia viva, con una delle sue mosse tattiche, riesca a occupare quella casella.