L'ora di un whatever it takes italiano
L’Europa dovrà fare molto per non alimentare la sfiducia. Ma anche all’Italia spetta ora un compito forte: dimostrare che gli istinti anti europeisti che si nascondono dietro ai no Mes appartengono al passato e non al futuro del nostro paese. Costi quel che costi
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In un formidabile articolo pubblicato ieri sul nostro giornale, Lorenzo Bini Smaghi, con parole semplici, ha messo letteralmente in mutande gli azionisti di un partito molto trasversale (che parte dalla Lega e arriva fino al M5s) che negli ultimi tempi ha trasformato la battaglia contro il Fondo salva stati (Mes) nel suo principale tratto identitario. Secondo Bini Smaghi, chi vuole eliminare il Mes non vuole semplicemente opporsi all’esistenza di un fondo capace a determinate condizioni di aiutare gli stati in difficoltà dell’Eurozona ma punta a qualcosa di più: rendere non impossibile l’uscita di un paese dalla zona euro in caso di grave crisi economica. “Una via alternativa per conseguire l’uscita dell’Italia dall’euro è quella di rendere l’evento inevitabile, facendosi buttare fuori, oppure eliminando qualsiasi meccanismo di difesa, come il Mes. Senza il Mes, ossia senza la possibilità di usufruire di prestiti a bassi tassi d’interesse, condizionati a politiche di risanamento, non ci sarebbe modo di evitare l’uscita dell’Italia dall’euro”.
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- Claudio Cerasa Direttore
Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.