(foto LaPresse)

La Lega vuole sfruttare le regionali per non essere ostaggio di Meloni

Valerio Valentini

Lo scenario della corsa solitaria in Puglia e in Veneto. Pazza idea del governissimo lanciata da Giorgetti, con sguardo a Renzi

Roma. La fibrillazione è tale, intorno alla querelle delle regionali, che giovedì pomeriggio, subito dopo pranzo, Ignazio La Russa ha preso da parte Lucio Malan e gli ha suggerito l’espediente: “Voi fate una nota per dire che siete a favore di Raffaele Fitto”, diceva il pretoriano di Fratelli d’Italia prima di entrare nell’Aula del Senato al vice capogruppo di Forza Italia, “e un attimo dopo noi diciamo che siamo a favore di Stefano Caldoro”. E così in un attimo si materializzava la macchinazione per mettere nel sacco Matteo Salvini, che ormai nella baruffa sull’individuazione dei candidati presidenti del centrodestra in vista delle elezioni di maggio si sbraccia e si dimena per ribaltare l’accordo che già a dicembre scorso sembrava chiuso, insieme al Cav. e a Giorgia Meloni, e che ora il leader della Lega vorrebbe rimettere in discussione.

 

L’obiettivo è soprattutto quella Puglia che, nella spartizione pattuita, spetterebbe a FdI. Il che già indispettisce Salvini, che da tempo, spiega il vicesegretario Andrea Crippa, “ha individuato quella come la regione ideale per lo sbarco al sud del nuovo partito nazionale”. Ma ancor più della mancata assegnazione, al fu ministro dell’Interno infastidisce l’uomo scelto dalla Meloni come candidato. “Tanti di quelli che hanno deciso di venire con noi in Puglia – ripete Salvini ai suoi fedelissimi – lo hanno fatto proprio sperando in una svolta, in un’archiviazione della vecchia destra locale. E ora come facciamo a dirgli che devono fare campagna per Fitto?”. E forse è anche per questo che, se la disputa non si dovesse risolvere come sperano in Via Bellerio, la tentazione di una corsa solitaria diventerebbe concreta. “E’ un’idea, per ora”, ha confessato ai suoi colleghi deputati Anna Rita Tateo, leghista di Bari. “I nostri, sul territorio, spingono perché andiamo da soli”, confermava giorni fa il suo concittadino Rossano Sasso, in mezzo al Transatlantico.

 

Ma se in Puglia è al momento solo una suggestione, in Veneto l’ipotesi di una sfida in proprio prende ogni giorno la consistenza della realtà. Luca Zaia ci spera, anche se ancora non lo dice. Dopo avere a lungo tentennato sulla sua terza candidatura, lasciandosi accarezzare dall’idea di cedere il testimone alla senatrice vicentina ed ex ministra Erika Stefani magari in cambio di un incarico romano, dopo la disfatta emiliana ha ora deciso di puntare a una scontata riconferma. Ma, certo di una vittoria che si preannuncia assai larga, vuole farlo cercando di esaudire quello che per la Liga veneta è il sogno di una vita: e cioè governare la loro piccola patria senza l’impaccio degli alleati berlusconiani. E per questo fa leva sull’altro sogno della sua gente, che al primo è strettamente collegato: e cioè l’autonomia. È per questo che il suo capogruppo Nicola Finco ha ribadito che la Liga accetterà di stringere alleanze locali solo coi partiti che ritengono il regionalismo differenziato una priorità assoluta, per il Veneto. Uno stratagemma, pure questo, per mettere FdI, storicamente assai tiepido sulla proposta dell’autonomia, con le spalle al muro.

 

Un piano che forse servirà per alzare il tiro nei confronti della Meloni, magari proprio per rimescolare le carte anche nelle altre regioni che a maggio andranno al voto. E in parte, almeno nella mente di Giancarlo Giorgetti, potrebbe servire anche da pietra d’inciampo per la coalizione di centrodestra. L’ex sottosegretario lo va ripetendo in modo quasi ossessivo, in questi giorni, nei suoi dialoghi riservati: “Per fare in modo che la Lega non resti isolata troppo a lungo, bisogna sperare in un governissimo, magari guidato da Mario Draghi”. Idea che ha più i connotati della speranza, per ora. “Ma per far sì che Salvini accetti di starci, bisogna che si sganci dalla Meloni, che non abbia paura di scoprirsi a destra”. Servirebbe un incidente, dunque, per prendere le distanze da FdI. E magari proprio la disputa sulle regionali potrebbe offrirlo.

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