Bellanova unchained

David Allegranti

La titolare delle Politiche agricole all’attacco del Pd, di Zingaretti, di Conte e di Michele Emiliano, “un pericoloso populista che usa metodi opachi”

Roma. “Sulla giustizia non si può fare una campagna populista per nascondere le difficoltà e il deficit di elaborazione politico della maggioranza”. Teresa Bellanova, ministro delle Politiche agricole e volto di Italia Viva, spera che l’affaire prescrizione si concluda in tempi rapidi: “Dobbiamo mettere al centro il diritto dei cittadini ad avere una giustizia giusta e rapida”, dice al Foglio. “Bisognerebbe convenire celermente su questo e passare ad affrontare i temi dirimenti del nostro paese”.

     

“Non si può più dire che l’Italia è ferma, perché anzi sta indietreggiando. Perde posizioni. Basta vedere i dati sulla produzione industriale. Proviamo allora a recuperare sobrietà”. E come? “Quella sulla prescrizione è una pessima legge, quindi dobbiamo mettere un punto e dire che gli imputati e la parte lesa hanno diritto a tempi certi, non indefiniti, nei processi. Mi sembra un principio elementare: o si crede nello stato di diritto o si pensa di espropriare la vita dei cittadini, che per noi sono tutti innocenti fino a prova contraria”. Bellanova è preoccupata dalle parole di Giuseppe Conte, al quale non bisogna chiedere se è garantista o giustizialista, quasi che fossero due categorie dell’agone politico. “Per noi invece il garantismo è uno dei valori fondanti non di Italia Viva ma della democrazia. Non ci può essere alcun dubbio nel considerare alternativi garantismo e giustizialismo. Mi auguro che anche il presidente del Consiglio abbia questa convinzione”. Quanto al segretario del Pd, Nicola Zingaretti, secondo cui Italia Viva è un partito di “estremisti” che dà una mano a Salvini, “insultando Italia Viva, Zingaretti rinnega le battaglie del suo partito. Tante di quelle battaglie le abbiamo fatte insieme. Per questo le posizioni del segretario del Pd oggi sono incomprensibili. Il Pd si sta piegando, su una materia molto seria come la giustizia, al populismo. La smettano di giocare con i diritti delle persone”.

   

Secondo Bellanova il Pd quindi è all’inseguimento dei Cinque stelle? “Su questo tema sicuramente”, risponde la ministra. “Il Pd è inginocchiato su posizioni insostenibili. Io consiglierei a tutti di recuperare il senso della priorità delle cose. L’Italia sta andando indietro. Dobbiamo pensare ai temi economici, al futuro delle persone, comprese le nuove generazioni. Dobbiamo pensare al Mezzogiorno e alle politiche di sviluppo che servono in quella regione. Dalle opere agli investimenti. Servono giuste scelte su dove posizionare le risorse in un paese che sta uccidendo i diritti dei ragazzi che dal Mezzogiorno sono costretti ad andare via”.

  

Ma la ministra si candiderà in Puglia? “Tutti mi fanno questa domanda. Il punto però non è quello che faccio io, non sono alla ricerca di un incarico né devo riempire la mia agenda. Il tema è un altro: il Pd vuole affrontare il tema del Mezzogiorno o vuole assecondare dei pericolosi populisti?”. E i populisti chi sono, i Cinque stelle? “Michele Emiliano. Uno che mette insieme a colpi di potere e sottopotere alleanze che vanno da Sel a CasaPound dovrebbe far riflettere il Pd. Non è una questione personale. Il Pd nel Mezzogiorno deve misurarsi con una nuova classe dirigente. Con sobrietà e rigore il centrosinistra deve affrontare il tema della buona amministrazione e del buon governo: queste sono cose di suo interesse o l’interesse del Pd è consegnare la Regione Puglia alla destra? Spesso si riflette sul risultato dell’Emilia-Romagna. Ecco, per conto di Italia Viva sono stata a fare campagna con tutte le mie energie a favore di Stefano Bonaccini, un bravo amministratore. In contemporanea però si votava in Calabria. Ora, i dirigenti del Pd, a parte fare ironie sui sondaggi che ci danno al 5 per cento, non hanno niente da dire sul 15 per cento del Pd in Calabria? Mi pare una percentuale insufficiente a potersi definire partito nazionale e a costruire un’Italia unita”. Insomma, dice Bellanova, “se non riparte il Mezzogiorno non riparte il paese. La domanda quindi non è cosa faccio io ma se il Pd voglia consegnarsi a uno dai metodi opachi nella gestione del potere”.

   

A breve peraltro si voterà non solo in Puglia ma anche in Campania, ricorda Bellanova: “Il Pd non può disinteressarsi di una parte così importante del paese. Serve un nuovo modello di sviluppo del Mezzogiorno, altrimenti è la cattiva politica che costringe i ragazzi a fuggire dal Mezzogiorno. In Puglia, il modello di governo di Emiliano – che ha recuperato un personale politico abbastanza usurato della prima e della seconda repubblica – non è differente da quello della destra”. E Vincenzo De Luca invece va bene? “Non so che discussione stiano facendo in Campania. So che per la Puglia Emiliano non può essere il nostro candidato presidente”. E in Campania? “Adesso siamo concentrati sulla Puglia. Dobbiamo mettere in campo una coalizione unita”. Sul governatore De Luca, insomma, il giudizio di Italia Viva è sospeso. Diciamo.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.