Sergio Cofferati (foto LaPresse)

Le sardine anti vaffa spiegate da Cofferati

Valerio Valentini

Perché i ragazzi andati in piazza in Emilia-Romagna sono l’opposto del primo grillismo

Roma. Le storie di ieri, che poi solo di ieri non sono. “In quella piazza ho già sentito nascere il M5s”, se la ride Sergio Cofferati, appena gli nomini il “crescentone” di Bologna. “Nel senso che dalle finestre del mio ufficio, l’8 settembre del 2007, mi arrivava nitida l’eco dei ‘vaffa’ che Beppe Grillo urlava”. E ora, in quella stessa Piazza Maggiore, in quella stessa Bologna di cui fu sindaco, ha visto nascere le sardine. “Ma a distanza, stavolta, perché ormai vivo a Genova, dove le sardine manifesteranno il 28 novembre”. Analogie, col grillismo delle origini? “Poche. Nella retorica di Grillo c’era una foga distruttiva che in questi ragazzi non percepisco. Qui al contrario c’è un’ansia di inclusione, di stare insieme”.

 

 

“La Terza via fu l’inizio della fine”

Ma non è, questa col grillismo, l’unica interferenza della memoria che sorge, quando si parla di popolo e sinistra, di piazze e manifestazioni, in quest’uomo garbato, così pacato nei toni che quasi si stenta a credere che fu lui, “il cinese”, il paladino di altre folle. “I girotondi?”, indovina lui. Erano ottocentomila, a piazza San Giovanni, quel 14 settembre del 2002, a osannarlo: “Salvaci tu, sei la speranza della sinistra”, gli urlavano. E poi? “E poi – sospira l’ex segretario della Cgil – se proprio bisogna cercare un filo rosso che tenga insieme i Girotondi con le sardine, dire che proprio in quel momento, all’inizio del secolo nuovo, ci fu la cesura. La sinistra, di fronte a quella spinta popolare che non era solo italiana, dovette decidere: e scelse, sbagliando, la Terza via”. C’erano alternative? “C’era la proposta straordinaria di Jacques Delors, il suo documento di Lisbona: l’idea, insomma, che la competizione nella globalizzazione dovesse essere basata sul sapere, sulla conoscenza, che tutto andasse investito in ricerca e innovazione. Quasi tutti i governi europei erano progressisti, all’epoca. Ma si preferì seguire la via indicata da Tony Blair. E fu, per la sinistra, l’inizio della fine. E’ ancora con quell’errore, che si stanno facendo i conti, oggi”: Li sta provando a fare anche il pd, in effetti, a giudicare dall’indirizzo che tanti dirigenti hanno suggerito, sempre a Bologna, durante la convention del fine settimana. “Ho sentito i discorsi di Orlando, di Barca, di Cuperlo: segnali importanti di un ripensamento, ma non ancora sufficiente”.

 

  

Tornare nel Pd? Chissà

Non ancora sufficiente, tra l’altro, a spingere Cofferati a tornare nel Pd, lui che proprio in protesta con quel surrogato italiano di terza via che è stato il renzismo decise di andare via, di fondare Sinistra italiana. “E’ presto, ora, dire se ci siano le condizioni per ricostruire un fronte unico: bisogna non solo prendere coscienza degli errori commessi, ma anche adottare una ricetta nuova che a quegli errori ponga rimedio. Serve, a livello europeo, una stagione nuova dei diritti, individuali e sociali, e allora ben venga la battaglia per ius soli. Serve un riorientamento radicale”.

 

 

Portare a votare le sardine

Ed è per questo, dunque, che manifestano le sardine? Per imporre alla sinistra di oggi ciò che i Girotondi non seppero imporre alla sinistra di ieri? “Ci andrei cauto, coi parallelismi. Certo, entrambi i fenomeni nascono dal basso, fuori dai partiti. Ed entrambi, per le forze politiche progressiste, costituiscono uno sprone. Ma i girotondi furono animati da un gruppo di intellettuali con una robusta storia di appartenenza politica alle spalle, e contestavano con forza la timidezza dei loro rappresentanti politici. Le parole di Nanni Moretti, quel ‘non vinceremo mai con questi dirigenti’, mi risuonano ancora nelle orecchie. Le sardine invece sono nate per iniziativa di un gruppo di giovani che, mi pare, si riconoscono più che altro nell’antisalvinismo. E’ esplicito insomma quello che non vogliono, ma è ancora poco chiaro ciò che chiedono. Anche se certo, Salvini non è solo una persona: rappresenta un’idea e una proposta politica che nega alcuni principi basilari della convivenza civile, che mette in discussione i principi stessi della Costituzione. E dunque opporsi a Salvini significa battersi, appunto, per riaffermare i diritti di tutti, quelli individuali e quelli democratici”. Ma cosa votano queste sardine? “Difficile ricondurre il loro entusiasmo al sostegno di un solo partito. Ma di certo è gente progressista, che vuole difendere l’Emilia dalla destra. Insomma, votano di sicuro per Bonaccini, a patto che votino. E il punto mi pare proprio questo: fare in modo che si rechino alle urne”, dice Cofferati, forse ricordando quel misero 38 per cento di affluenza che mutilò, cinque anni fa, la vittoria del centrosinistra”. E col M5s, che fare? “Eviterei di andare a caccia del loro elettorato disorientato. Anzi, io inviterei gli altri partiti a stimolare il M5s a farsi partito esso stesso, a tutti gli effetti, così da includerlo, finalmente, nella galassia progressista”.

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