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Una fresca commedia contro gli smargiassi

Giuliano Ferrara

Le sardine, le maschere a Hong Kong. I populismi resistono. Però

Rimpicciolire sé stessi per micronizzare il bersaglio. I populismi cosiddetti vivono di supereroismo, la forma bassa della Grandeur: chiudo i porti, butto la chiave, pieni poteri. Anche qui l’Italia fece scuola presto con il celodurismo di Bossi. Solo poi Trump annunciò in un comizio di avercelo ben formato, e non parlava del gigantesco riporto fumettistico che ha in testa. Ma non è solo spirito macho. Il muro anche in Colorado, i coccodrilli nel Rio Grande, la rivendicazione del genio, stable genius: la smargiassata è l’anima del commercio, quando le merci sono solo due, la paura e la protezione dalla paura. E lo smargiasso è potenzialmente enorme, il torso nudo lo sublima, il linguaggio da trivio lo esprime, il boato lo annuncia. Forse David Brooks è un tantino ottimista quando annuncia il riflusso internazionale dei populismi. E’ sicuro però che le maschere di Hong Kong e le sardine di Bologna hanno in comune il tratto della commedia contro l’aura fosca della tragedia, stanchezza e derisione contro energia e livore dei nuovi forconi.

 

Sconsigliabile sottovalutare la faccenda, sia per chi plaude e spera, sia per chi si trova spiazzato e teme. Certo El Chefe continua ad avere trazione, si è rimpannucciato, non è più il Truce, confina con la politica ordinaria, vuole vincere le elezioni e andare al governo anche con poteri limitati e su una via che non è l’umiliazione mortale degli altri, o almeno così egli promette di evolvere, ma nella retorica della comunicazione la sardina chiama il micio e tra gattini e masanielli in carriera c’è una differenza retorica difficile da colmare. 

 

Se mi gonfio, sono fritto, se ti sgonfio sei fritto tu. Ricorderete il movimento della Pantera, il più fallimentare dei fallimenti messi in scena dai nipotini dei baby boomer, oggi papy boomer: ma dove poteva andare con quel nome da savana? Il pesce azzurro sarà anche minoritario, una mossa scanzonata da urbanites che ora dovranno scontare l’assedio della ruralità contro le mostruose entità cosmopolite dette città, e speriamo che l’accerchiamento delle città dalle campagne non finisca come con i Khmer rossi, ma la stanchezza verso il rombo di tuono selvaggio che ci è stato imposto negli ultimi tempi forse ha più energia di quanta si sia disposti a riconoscere a tutta prima.

 

Comunque il nuovo possibile algoritmo del “piccolo è bello” ha fatto saltare per un momento i “nervous states” di una idea-nazione instabile ma tendenzialmente plebiscitaria che incontra la flessibile e mobile reazione di comunità piccine e senza creste leonine, ma numerose e svelte. L’antifascismo è una buona cosa, ovvio, ma ha qualcosa di supereroico anch’esso, qualcosa che nella materia data non convince, nonostante tutto. E’ una dimensione grande e grandiosa per una vicenda che tutto sommato si risolve in ricatti e rabbie e frustrazioni psicologiche, troppo per così poco. La cronaca aveva da parecchio smesso di sorprenderci, e tutto ora lascia pensare che se la battaglia emiliana sarà tra i tortellini, altro minuscolo gastronomico, e qualche pietanza troppo spessa e condita, bè, si può fare.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.