Matteo Renzi sul palco della Leopolda (foto LaPresse)

Ecco che ci faceva il capo veneto di Forza Italia alla Leopolda

Valerio Valentini

“Sì, ero lì. Il raduno a piazza San Giovanni? Più che CasaPound il problema era Bagnai”, ci dice il forzista Bendinelli

Roma. Se lo provochi, dicendo che sai cosa ha fatto lo scorso weekend, lui subito mette le mani avanti: “Non diamo eccessiva importanza alla mia partecipazione alla Leopolda”, dice. E però viene difficile assecondarlo, in questa suo tentativo di sminuire il tutto. Perché Davide Bendinelli, sindaco di Garda, provincia di Verona, è un deputato di Forza Italia. E non solo: è il coordinatore regionale del partito. “E resto fedele al mio credo politico. Infatti non è un problema di casacca ma di contenuti”. Però le foto del retropalco lo ritraggono nella cerchio di quelli che sono andati ad abbracciare Matteo Renzi al termine del discorso conclusivo di domenica. “Il mio – dice Bendinelli – è stato un atto di curiosità verso un qualcosa di nuovo e di interessante che sta irrompendo sulla scena politica”.

 

In quello stesso fine settimana, però, c’era anche la manifestazione di Piazza San Giovanni. “E io, ci tengo a dirlo, ho organizzato anche i pullman per consentire ai nostri militanti di andare a Roma”. Ma non c’è andato. “Credo che la presunta ricostituzione del centrodestra, sotto questa nuova dicitura di ‘Coalizione degli italiani’, sia un po’ un abbaglio”. Nel senso che Silvio Berlusconi diventa subalterno a Matteo Salvini? “Io non rinnego nulla della mia storia, e non tradisco Forza Italia. Semmai è proprio Forza Italia che sta abbandonando il terreno che da sempre presidia. Ma come? mi chiedo: in un momento in cui tutti vogliono convergere al centro, noi che in quell’area stiamo da decenni decidiamo di spostarci a destra? Mi sembra quantomeno illogico”.

 

E il punto non è, assicura Bendinelli, la partecipazione alla manifestazione di un manipolo di neofascisti. “A me – confessa – molto più della presenza di CasaPound in piazza, mi ha inquietato la presenza sul palco di uno come Alberto Bagnai, teorico convinto dell’uscita dall’euro. Perché Salvini potrà anche mettersi la cravatta, accreditarsi come nuovo leader moderato, ma sull’eurexit continua a praticare un’assoluta ambiguità, rifiutando di fare chiarezza sulle sue reali intenzioni rispetto alla moneta”, dice Bendinelli. E lo dice proprio nel mentre che il leader della Lega, davanti a una tazza di tè offertagli da Myrta Merlino negli studi di La7, per l’ennesima volta smentisce se stesso, sbuffando che no, “io non ho mai detto che l’euro è irreversibile”, salvo però rifiutarsi di chiedere una rettifica alle interviste in cui, non più tardi di una settimana fa, affermava l’esatto contrario. “E questo è un aspetto importante, per chi come me condivide da sempre certi valori liberali”, spiega Bendinelli.

 

“Non si può scherzare su temi come questi”, prosegue, anche pensando alla sua terra. “L’imprenditore medio del Nord-est, ad esempio – dice il sindaco di Garda, che imprenditore lo è lui stesso, nel settore alberghiero – apprezza innanzitutto la politica come esercizio di responsabilità. E la questione della sicurezza, della preoccupazione per il futuro, non la si può certo risolvere tenendo bloccato un barcone al largo di Lampedusa, facendo peraltro finta che intanto non arrivino decine di barchini sulle coste calabresi o pugliesi. No, ciò che fa sentire tranquilli i nostri imprenditori, le nostre famiglie, i nostri amministratori locali, è sapere che c’è una strategia per far ripartire la nostra economia, dare una prospettiva di crescita al nostro tessuto produttivo. E in questo senso, non aiutano né le posizioni sconsiderate sull’euro, né l’isolamento internazionale del nostro paese”.

 

Ed è qui, allora, che subentra l’interesse, la “curiosità”, per la Leopolda. “Renzi ha lanciato un esperimento coraggioso, bisogna dargliene atto. E mentirei se dicessi di non aver apprezzato molte parti del suo discorso. Alcuni temi che ha toccato, alcune direttrici culturali che il leader di Italia viva ha tracciato, coincidono con le nostre battaglie storiche. I valori in comune con la tradizione liberale di Forza Italia sono tanti. Dell’economia ho già detto. Ma poi c’è il garantismo: Salvini e Giorgia Meloni su quel tema stanno assumendo toni sempre più radicali, posizioni sempre più estreme. Il capo della Lega faceva il garantista quando c’erano di mezzo i suoi, ma in un anno e mezzo col M5s ha votato provvedimenti di becero giustizialismo. Senza contare, infine, che Renzi nel suo discorso ha rivalutato la storia di Berlusconi riconoscendogli il ruolo svolto negli ultimi 25 anni e difendendolo dall’assalto giudiziario assai più di quanto non abbiano fatto tanti nostri sedicenti alleati. E anche questo ha un valore”.

 

Ma a un esponente di Forza Italia non può certo piacere questo governo che tassa e spende. “E infatti non mi piace affatto”, precisa Bendinelli. “Ma del resto è uguale a quello di prima, quando accanto a Luigi Di Maio c’era proprio Salvini. Ora si ha un bel gridare contro l’addio alla flat tax: ma se la riduzione delle tasse non c’è è perché abbiamo speso soldi inutili su reddito di cittadinanza e quota 100”. Una misura, quella sulle pensioni, che però parecchi dei suoi colleghi di partito ora difendono. “E questo dà la misura dell’abbaglio collettivo indotto da Salvini, che ha fatto credere di aver abolito la Fornero. E invece quota 100 è una misura dispendiosa e inutile, che la Fornero non l’ha toccata proprio”.