Davide Casaleggio (foto LaPresse)

Cosa succede se la piattaforma Rousseau boccia l'accordo con il Pd? Il M5s può infischiarsene

David Allegranti

Luigi Di Maio o Beppe Grillo potrebbero chiedere una nuova consultazione se non gradissero l’esito della votazione. E qualora nella seconda votazione non si raggiungesse il quorum, il quesito decadrebbe

 

Roma. “Nel M5s decidono gli iscritti”, ripete Luigi Di Maio. Difatti non c’è solo il Sacro Blog, ma pure (in teoria) il Sacro Rousseau, il portale dell’omonima associazione sul quale vengono effettuate le votazioni riguardanti l’attività politica – si fa per dire – del M5s. Quelle votazioni che, secondo il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli, sono certificate da un notaio e quindi inappuntabili e sicure. Citofonare al Garante per la Privacy, che ad aprile ha multato per cinquantamila euro la piattaforma casaleggiana per non aver assicurato “adeguate garanzie di riservatezza agli iscritti”.

 

La multa del Garante è arrivata per quello e anche per “l’accertata condivisione delle credenziali di autenticazione da parte di più incaricati dotati di elevati privilegi per la gestione della piattaforma”.

 

Tuttavia, assicura Di Maio, è il popolo dei grillini che determina l’orientamento del M5s. “Far votare i propri iscritti sulle scelte fondamentali per l’Italia è il metodo del MoVimento 5 Stelle”, scrivono i Cinque stelle in un post del 29 agosto. “Rappresenta da sempre il nostro valore fondante ed è altamente democratico. Lo abbiamo sempre adottato e lo adotteremo per la scelta dei candidati per l’elezione del Presidente della Repubblica, così come lo abbiamo utilizzato in alcune decisioni importanti da prendere a livello politico e parlamentare”. Come, per l’appunto, per decidere se fare un governo con il Pd. Nel frattempo però le trattative sono iniziate, il Pd ha dato la sua benedizione al nuovo mandato di Giuseppe Conte, sugli insulti (reciproci) durati per anni è stata data una passata di Svelto, i porti sono aperti e il sole splende. Resta una domanda di non poco conto: che cosa succede se gli arcigni iscritti del M5s, da sempre pronti a denunziare il Pd come il servo sciocco dei poteri forti, bocciano l’intesa di governo? Ora, è probabile che il quesito sia formulato in maniera tale che faciliti l’accordo. Ma se venisse bocciato? L’articolo 4 dello statuto del Movimento cinque stelle dice che “entro 5 (cinque) giorni, decorrenti dal giorno della pubblicazione dei risultati sul sito dell’Associazione, il Garante o il Capo politico possono chiedere la ripetizione della consultazione, che in tal caso s’intenderà confermata solo qualora abbia partecipato alla votazione almeno la maggioranza assoluta degli iscritti ammessi al voto”. In pratica, Luigi Di Maio o Beppe Grillo potrebbero chiedere una nuova consultazione se non gradissero l’esito della votazione. E qualora nella seconda votazione non si raggiungesse il quorum, il quesito decadrebbe. 

 

“Non solo: le consultazioni non sono vincolanti nei confronti dei parlamentari M5s”, spiega una fonte che conosce bene i meccanismi dell’associazione Rousseau e del grillismo. In effetti, il comma 5 dell’articolo 2 dello statuto del gruppo parlamentare del M5s dice che “ciascun componente del Gruppo... nello svolgimento della propria attività parlamentare si attiene al programma del Movimento cinque stelle, agli indirizzi deliberati dall’assemblea del gruppo e alle indicazioni degli organi del gruppo, e tiene conto degli orientamenti e indicazioni espresse dagli iscritti al Movimento 5 stelle”. Appunto, i parlamentari tengono in considerazione le indicazioni degli iscritti ma si attengono alle delibere assembleari del gruppo parlamentare. E non poteva che essere così, visto cosa recita l’articolo 67 della Costituzione: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Così funziona la democrazia rappresentativa e parlamentare. Per tutto il resto, c’è la democrazia diretta. Diretta da Casaleggio. Con buona pace della propaganda del M5s che di nuovo ieri garantiva sul Sacro Blog che “il voto degli iscritti del MoVimento 5 Stelle sulla piattaforma Rousseau conta. Non è un vezzo, ma uno strumento che la nostra comunità politica si è dato per far arrivare nelle istituzioni la voce dei cittadini. Rousseau conta perché è parte integrante dei nostri processi decisionali”. Certo, basta il comma di uno statuto a renderli fragilissimi.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.