Luigi Di Maio con Pasquale Tridico indicato dal vicepremier come prossimo presidente dell'Inps (foto LaPresse)

Lottizzazione continua

Luciano Capone

Consob, Anpal, Inps. Perché i metodi dei gialloverdi per le nomine sono un grosso guaio per le istituzioni

Roma. Se c’è una cosa su cui M5s e Lega vanno d’accordo è l’occupazione sistematica delle poltrone e degli incarichi pubblici. E se c’è qualcosa che dovrebbe inquietare è il metodo spregiudicato, una sorta di spoils system selvaggio, con cui la colonizzazione gialloverde delle istituzioni è avvenuta. Non si è avuto timore di forzare la mano, di cambiare le leggi, di orchestrare campagne politiche e mediatiche di delegittimazione personale per ottenere rimozioni o dimissioni. E poi si è andato oltre. Le accuse infondate rivolte alle persone in carica sono diventate il vero criterio di selezione dei loro sostituti. Si pensi ai casi di Consob e Inps: Lega e M5s hanno accusato Mario Nava e Tito Boeri di essere incompatibili e non indipendenti per poi mettere al loro posto chi è organico alle forze di governo.

 

Come non ricordare gli attacchi frontali contro il presidente dell’Inps, colpevole di diffondere numeri e dati sgraditi. All’inizio dell’esperienza di governo, Boeri è stato addirittura accusato di infedeltà istituzionale: era il famoso “complotto della manina”, quella che secondo il vicepremier Luigi Di Maio avrebbe inserito nottetempo nella relazione tecnica del “decreto dignità” il numero di 8 mila disoccupati in più. Si trattava di un’accusa falsa, completamente infondata, come ha poi dimostrato l’economista in Commissione ricostruendo la cronologia delle comunicazioni con il ministero. Ma Di Maio ha continuato: “Mi ritrovo persone nominate da Renzi, non è una cosa singolare che mi vengano addosso. Mi viene il sospetto che più che fare l’istituto stia facendo opposizione al governo. Boeri si dovrebbe dimettere”. Lo stesso registro usato dall’altro vicepremier, Matteo Salvini, per le stime dell’Inps su quota 100: “Da mesi Boeri rema contro il governo e disinforma gli italiani, difendendo una legge sciagurata come la Fornero. Perché per coerenza non si dimette e si candida alle primarie del Pd?”. E anche per i dati su lavoro e immigrazione l’accusa era di politicizzazione: “Il presidente dell’Inps continua a fare politica, ignorando la voglia di lavorare di tantissimi italiani”.

 

Qualcuno all’epoca aveva provato a far notare che l’economista della Bocconi non ha mai “fatto politica”, nel senso che non ha mai partecipato attivamente alla vita del Pd o di altri partiti, e che ha una credibilità che non gli è stata certo regalata dalla politica ma che si è conquistato con la sua produzione scientifica. Certo, è stato nominato dal governo Renzi, ma con lui ha avuto scontri anche molto duri che non hanno lasciavano dubbi sulla reale indipendenza del presidente dell’Inps. Non è servito a nulla, per le forze di governo il presidente dell’Inps era “politicizzato”. Ebbene, chi ha scelto la maggioranza al suo posto? Una personalità più indipendente e ancora più autonoma dalla politica di Boeri? L’esatto contrario. La persona indicata come commissario dell’Inps – anche se la nomina non è ancora certa, visto che il ministro dell’Economia Tria dice di aver “saputo il nome sui giornali” – è Pasquale Tridico. A differenza di Tito Boeri, che non si è mai candidato con un partito o per un incarico politico, Tridico era in campagna elettorale il candidato del M5s per diventare ministro del Lavoro, ha contribuito al programma politico del M5s ed è, ancora oggi, un consulente di Luigi Di Maio al ministero del Lavoro per tutto ciò che riguarda il reddito di cittadinanza.

 

Qualcosa di analogo è successo con la Consob. E’ partita una campagna di delegittimazione contro l’ex presidente Mario Nava, accusato di essere “chiaramente incompatibile con l’indipendenza e l’autonomia di Consob” perché aveva preferito il distacco all’aspettativa dalla Commissione europea. Sulla base di questi motivi – insussistenti secondo la Commissione, il Quirinale, Palazzo Chigi e la Corte dei conti – il M5s ha chiesto e ha ottenuto la sua testa. Certo, ex post, bisogna ammettere che le dimissioni di Nava hanno dimostrato che forse non era adatto a stare al vertice della Consob. Ciò che il presidente di un’authority dovrebbe evitare di fare, per preservare l’indipendenza dell’istituzione, è proprio dimettersi per il “non gradimento politico” e per permettere “al governo di indicare un presidente con caratteristiche a esso più congeniali”. Perché poi accade proprio questo. Il governo non ha scelto una figura più indipendente di Nava, ma una diretta emanazione del potere esecutivo: il ministro Paolo Savona, che di problemi di incompatibilità e indipendenza ne ha molti di più di Nava.

C’è poi il caso dell’Anpal, dove il governo che ha fatto decadere il presidente Maurizio Del Conte per decreto, cambiando le leggi, per mettere al suo posto Mimmo Parisi, l’inventore dei navigator del Mississippi amico di Di Maio che dovrebbe vendere la sua app del Mississippi all’Anpal (cioè a se stesso). E la lottizzazione continua.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali