Tito Boeri (foto LaPresse)

L'Inps del cambiamento: attaccata, paralizzata e commissariata

Giuliano Cazzola

Il mandato di Boeri scade a febbraio. Sarebbe un atto di arroganza quello di sostituirlo adesso

L’Inps ha senza alcun dubbio spalle più solide dei Centri per l’impiego, ma l’Istituto di Via Ciro il Grande sarà chiamato a svolgere un ruolo cruciale nella gestione delle politiche (quota 100, reddito e pensione di cittadinanza) annunciate dal governo giallo-verde, che dovrebbero – dopo mesi di chiacchiere in libertà – trovare sbocco in un decreto legge.

 

In una recente trasmissione televisiva il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha ammesso che sarà necessario un impegno rafforzato dell’ente per evitare una “fase caotica”, ma nello stesso tempo ha fatto capire che è in preparazione (probabilmente nello stesso decreto) una nuova governance più collegiale al posto del regime monocratico vigente da alcuni anni. In sostanza, il governo ha intenzione di ripristinare, tra gli organi statutari, il consiglio di amministrazione, i cui poteri furono unificati, nel 2008 ad opera del ministro Maurizio Sacconi, nella figura del presidente (a quei tempi Antonio Mastrapasqua).

 

Sono in arrivo, pertanto, compiti nuovi in un contesto destinato a misurarsi con assetti gestionali differenti. E l’Istituto, che sta ancora smaltendo gli accorpamenti che lo hanno trasformato nell’ente previdenziale più grande d’Europa, ha già dovuto caricarsi di altre funzioni, praticamente senza adeguamenti di organico. L’Inps eroga 400 prestazioni di cui solo 150 di natura strettamente previdenziali. Negli ultimi anni sono cambiate – più volte in un breve lasso di tempo – non solo le regole per le prestazioni tradizionali come le pensioni (si pensi soltanto alla gestione dei cosiddetti esodati attraverso ben otto salvaguardie), la cassa integrazione, la disoccupazione (dalla Ds alla Naspi); ma si sono aggiunti nuovi trattamenti come – prendiamo quelli più importanti – i bonus (con andamenti “a singhiozzo”) collegati alla maternità, il pacchetto Ape, il reddito di inclusione (Rei), il controllo fiscale sulle malattie oltre ai maggiori poteri nell’accertamento delle disabilità. Un complesso di procedure inedite, di accertamenti dei requisiti occorrenti, da effettuare in ogni caso anche se, alla fine, le domande vengono respinte per carenza di requisiti.

 

Tutto ciò in una situazione in cui la previdenza e in particolare le pensioni si sono trasformate in un campo di battaglia quotidiana, in materia strapazzata dai talk show e strumentalizzata dalle forze populiste, nel paradigma primario di quell’invidia che ha logorato il tessuto connettivo della società. L’Inps – grazie al suo presidente Tito Boeri – non si è limitato, come tante amministrazioni, a badare al proprio orticello, ma è sceso in campo in difesa di un sistema pensionistico che – dopo aver trovato un equilibrio precario attraverso venticinque anni di riforme – rischia di essere manomesso da norme che riportano in vita un passato sciagurato con effetti devastanti sui conti pubblici e nei rapporti con le generazioni future.

  

Boeri è diventato “l’uomo da bruciare” per uno dei caporioni del nuovo corso, il primo a essere invitato a candidarsi (questa è diventata la risposta alle critiche) per essere abilitato a esprimere il proprio parere. In vista della nuova governance (a onor del vero richiesta e sollecitata da diverse forze politiche nelle trascorse legislature e dalle stesse organizzazioni sindacali) è prassi già utilizzata quella di procedere al commissariamento. Il mandato del presidente dell’Inps scade a febbraio, quando il decreto in cui sarà prevista il nuovo assetto istituzionale, non sarà ancora convertito in legge. Sarebbe un atto di arroganza quello di sostituirlo con un commissario. Un nuovo modello di governance, normalmente, determina la decadenza di tutti gli organismi che saranno ricostruiti sulla base delle nuove disposizioni. Il medesimo problema si pone anche per l’Inail (a cui la manovra ha sottratto 1,6 miliardi senza rendersi conto che l’Istituto per la tutela degli infortuni e delle malattie professionali funziona su base strettamene assicurativa).

 

Nei prossimi mesi, la maggioranza gialloverde vorrà incassare un po’ di consenso in vista delle elezioni europee. Poiché le norme arriveranno a ridosso di quell’evento, l’Inps sarà caricato di una pressante intensificazione della propria attività. Il fatto è che anche per la “fabbrica delle pensioni” vale il blocco delle assunzioni stabilito dal governo. Esiste una deroga per le regioni per quanto riguarda i Centri per l’impiego. In sostanza saranno assunte persone a cui nessuno spiegherà cosa fare, mentre un pezzo fondamentale della pubblica amministrazione chiederà ai propri funzionari di rimboccarsi le maniche. Del resto, per il governo la priorità è quella di erogare il reddito di cittadinanza. Il lavoro può attendere.

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