Campagna elettorale per le elezioni regionali in Abruzzo (LaPresse)

L'Abruzzo ci ricorda che all'Italia ora serve un nuovo movimento anti sovranista

Claudio Cerasa

È ora di scommettere su un nuovo contenitore politico alternativo al governo e all’opposizione e in grado di mettere insieme tutte le energie favorevoli all’Europa sparpagliate in giro per l’Italia. Il caso tedesco e altri esempi possibili

Mettiamo per un attimo da parte i risultati dell’Abruzzo e proviamo a concentrarci un istante su quello che sarà il grande tema politico con cui dovrà fare i conti l’Italia nei prossimi mesi. Un tema che c’entra anche con il numero di voti raccolti ieri dal centrodestra, dal Movimento 5 stelle, dalla coalizione di centrosinistra e che potremmo però sintetizzare con una domanda semplice: che cosa manca oggi all’opposizione italiana per evitare che i partiti di governo siano alternativi l’uno con l’altro? Per provare a rispondere a questa domanda, prima ancora di studiare con attenzione i flussi elettorali dell’Abruzzo, per quello che contano, bisogna superare le Alpi, avventurarsi in Germania, arrivare fino a Berlino e osservare con attenzione alcuni sondaggi interessanti che arrivano dalla capitale tedesca e che ci permettono di comprendere meglio quale sarà, in prospettiva, la possibile scialuppa di salvataggio anti sovranista delle prossime europee. In Germania, nella seconda metà del 2019, dopo le elezioni europee sarà la volta in alcuni Bundesländer delle elezioni federali e in vista di quell’appuntamento giovedì scorso alcuni giornali hanno pubblicato un sondaggio choc relativo proprio a Berlino, città dove dal 2001 domina il partito socialdemocratico. 

  

Risultato: se si votasse oggi per le elezioni federali, l’Spd crollerebbe al 12 per cento, facendo segnare, come ha notato la Berliner Zeitung, “il peggior risultato della Spd a Berlino dalla fine della Seconda guerra mondiale” e arrivando a un livello di consenso pari a quello dell’Alternativa per la Germania (AfD). A volersi fermare qui si potrebbe dire che in fondo non c’è nulla di nuovo e che come in molti paesi europei, e non solo europei, i partiti progressisti soffrono, si trovano in difficoltà e in alcuni casi rischiano persino l’estinzione – dieci anni fa il Pasok di George Papandreou in Grecia valeva il 36,6 per cento, dieci anni dopo il Pasok è sceso così in basso da non avere neppure la forza di presentarsi alle elezioni europee.

  


Che cosa manca oggi all’opposizione per evitare che i partiti di governo siano alternativi l’uno con l’altro? Osservare quello che accade in Europa per capire come disinnescare, con ottimismo, il virus sovranista. E a proposito di ottimismo, viva i sindacati che dopo essere stati parte dei problemi italiani hanno scelto di diventare parte della soluzione, schierandosi contro il governo, il reddito di pigranza, lo sfascismo, a favore del lavoro


  

A volersi fermare qui si potrebbe dire che non c’è nulla di nuovo ma ciò che invece costituisce materia di riflessione e di novità riguarda l’altra parte del sondaggio: al primo posto, accanto alla Cdu, al 23 per cento ci sono i Verdi. L’elemento interessante è che in Germania, e non solo in Germania, l’esplosione dei partiti estremisti anti sistema è stata in qualche modo mitigata non dalla rinascita dei tradizionali partiti di governo ma dall’ascesa di soggetti politici con caratteristiche innovative, un tempo si sarebbe detto centristi, capaci di frenare la scalata dei movimenti sovranisti. Esistono alcuni soggetti che si trovano alle prime armi, ancora in incubazione, come ha raccontato giovedì scorso sul Foglio la nostra Micol Flammini, dando conto della nascita di un nuovo partito europeista in Polonia, di nome Primavera, guidato dal sindaco della città di Slupsk, Robert Biedron, e di un nuovo movimento altrettanto europeista – Hlas, ovvero Voce – fondato in Repubblica Ceca da due eurodeputati di nome Pavel Telicka e Petr Jezek. Ci sono esperimenti in incubazione ed esperimenti che in una certa misura sono già ben rodati come possono essere per esempio quello spagnolo di Ciudadanos, quello ambientalista in Svezia, in Austria, quello liberale in Olanda, quello macronista in Francia.

  

Si dirà: qual è il filo conduttore? E che c’entra tutto questo con le elezioni europee? E che c’entra tutto questo con il caso italiano? C’entra perché, se ci si pensa bene, la vera anomalia italiana non è quella di avere dei partiti sovranisti molto forti ma è quella di avere un partito sovranista e sfascista, come il Movimento 5 stelle, che per molto tempo è stato scambiato per un partito sobrio, promettente e moderato. In buona parte dei grandi paesi d’Europa, l’ascesa dei partiti sovranisti, negli ultimi anni, è stata in qualche modo compensata dall’ascesa di partiti europeisti ed è possibile che alle prossime elezioni europee in molti si accorgeranno che il boom che può cambiare gli equilibri europei non è quello dei sovranisti ma è quello degli anti sovranisti.

 

Prendete i sondaggi pubblicati venerdì scorso dall’aggregatore Poll of Polls che mette insieme tutte le principali rilevazioni a livello europeo. Seggi attribuiti al Ppe: 178 (-39 rispetto a cinque anni fa). Seggi attribuiti al Pse: 136 (-53 rispetto a cinque anni fa). Seggi attribuiti all’Alde: 95 (+27 rispetto a cinque anni fa). Seggi attribuiti all’Enf, dove si trovano Salvini e Le Pen: 60 (+25 rispetto a cinque anni fa). Seggi attribuiti all’Ecr: 60 (-12 rispetto a cinque anni fa). Seggi attribuiti ai verdi: 42 (meno 8 rispetto a cinque anni fa). Seggi attribuiti a Efdd, dove al momento si trovano M5s e Afd: 36 (- 7 rispetto a cinque anni fa). Nuovi affiliati: 38 seggi.

 

In altre parole, alla fine dei giochi, lo scarto tra i voti ottenuti dai partiti non tradizionali ma europeisti e il numero di voti ottenuti dai partiti non tradizionali ma sovranisti potrebbe essere inferiore rispetto al previsto e alla fine la maggioranza giusta per governare il prossimo parlamento (353 seggi) potrebbe essere fatta mettendo insieme le cinquanta sfumature di europeismi presenti tra Ppe, Pse, Alde e Verdi ed escludendo così i partiti che meno si riconoscono nel sogno europeo. Gli scenari europei sono utili non solo per provare a respirare ottimismo da qui alle prossime elezioni – e a proposito di ottimismo, che bella la manifestazione di sabato scorso a Roma, con i sindacati che dopo essere stati a lungo parte dei problemi italiani hanno scelto di diventare parte della soluzione, schierandosi contro il governo, contro il reddito di pigranza, contro lo sfascismo, a favore del lavoro – ma anche per provare a rispondere alla domanda che ci siamo posti all’inizio del nostro articolo: che cosa manca oggi all’opposizione italiana per evitare che i partiti di governo siano alternativi l’uno con l’altro?

 

Ciò che manca è quello che esiste in Germania, in Spagna, in Francia: un nuovo contenitore politico capace di essere alternativo tanto al governo quanto all’opposizione e capace di mettere insieme tutte le energie favorevoli all’Europa, alla crescita, alle grandi opere, alle infrastrutture, alla diminuzione delle tasse, sparpagliate in giro per l’Italia. La grande anomalia italiana, al netto del caso Abruzzo, è avere un movimento anti sistema diventato alternativo a un altro movimento anti sistema. La risposta giusta non è sciogliere il Pd e neppure sciogliere Forza Italia, e neppure scindersi da questi partiti, ma è avere il coraggio di scommettere su un nuovo movimento per combattere i professionisti della paura. L’establishment italiano ha contribuito a ingrossare la pancia dei populisti. Sarebbe il caso che ora si impegnasse per dare un sostegno a chi ha intenzione di creare qualcosa di nuovo. Che aspettate?

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.