Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Gaetano Quagliarello e Silvio Berlusconi in Abruzzo sostengono la candidatura di Marsilio (Foto LaPresse)

Le Comunali di Milano saranno la resa dei conti per il centrodestra

Fabio Massa

Le Europee e la chimera della corsa per il sindaco. Tutte le strade di FI e dei centristi sbattono sul muro Lega

Sarebbe semplice scomodare Machiavelli per raccontare la situazione attuale e le attuali opzioni di Forza Italia. Semplice e forse opportuno, sebbene scontato. Del resto, di Machiavelli il Cavaliere è stato sempre estimatore al punto da aver firmato una prefazione a una pregevole edizione dei primi anni ’90, strenna natalizia per i suoi manager, ma poi nella sua lunga carriera politica non ha spesso dimostrato la stessa spregiudicatezza. Pochi anni prima era toccato a Craxi, firmare la prefazione scritta in effetti da Franco Gerardi.

 

E dunque, Machiavelli ci starebbe bene per spiegare la situazione di Forza Italia, in particolare a Milano. Giochi di pesi e di relazioni. E di voti. Meno ne hai, meno conti. Impietosamente, cinicamente. Con l’Abruzzo, peraltro, che conta molto e molto fa impaurire, indigesto antipasto di quanto avverrà alle Europee. Forza Italia sotto il 10 per cento. Lega super a toccare con un dito, in punta di piedi, il 30 per cento. Il Movimento cinque stelle che crolla ma che spera, forse con un eccesso di fiducia, che le periferie di Milano, piene di richiedenti reddito di cittadinanza, italiani figli di stranieri di seconda generazione (Mahmood, Mahmood…) non proprio salviniani nel Dna possano finalmente diventare un bacino elettorale per gli uomini di Di Maio. Contano poco, ma sono tanti, per parafrasare frasi fatte. Non è finita.

 

I centristi spariranno definitivamente, dopo le Europee. Non è un caso che Attilio Fontana, malgrado qualche sollecitazione, non abbia minimamente aperto la partita con loro prima delle urne. Se ne parlerà dopo le Europee, anche se l’unica spinta fortissima che arriverà dalla Lega sarà per mangiarsi in un boccone Raffaele Cattaneo e per rosicchiare altri posti in giunta a Forza Italia. Il governatore, uomo prudente, non ne parla: uomo di navigazione, veleggia lontano dagli scogli.

 

Sullo sfondo, però, c’è una tempesta che sta per abbattersi su Forza Italia. Sono le Comunali di Milano, e non manca mai troppo, a questo genere di corse. La Lega, con Stefano Bolognini, proprio sul Foglio aveva preannunciato in tempi non sospetti che ha l’intenzione di cercare un candidato in grado di allargare l’elettorato, oltre il partito, molto prima della scadenza. Un candidato che sia della Lega, certo, o comunque che sia fedele ai valori della Lega. Si parla di un civico (a Milano gli uomini di partito non vincono dai tempi di Formentini, e non è un caso), ma “sarà un sindaco leghista”, ha detto Matteo Salvini: un po’ per lanciare il guanto di sfida a Beppe Sala, un po’ per mettere un punto fermissimo nei rapporti con gli alleati.

 

Che, come detto, difficilmente potranno fare come l’ultima volta, quando le carte si davano ad Arcore, con pranzi e cene (politiche più che galanti, ma sicuramente eleganti). Ve lo vedete Salvini che si reca alla villa, con il 30 per cento? O magari con il 35? Difficile, e pure un po’ umiliante. Magari allo stadio, sempre che non incocci in Gattuso. Dall’altra parte però la Lega sa che deve allargare il più possibile, e non può rischiare un corsa senza alleati, o con alleati malmostosi. Anche arrivasse a una percentuale bulgara, comunque non basterebbe.

 

Se la parola d’ordine è allargare, allora si capisce che la zattera della Medusa si chiami Lombardia ideale, ovvero quella che è stata ribattezzata “Lista Fontana”, dal nome del suo esponente più illustre. Un nome che sarà declinato città per città: Trezzano ideale, Varese ideale, Bergamo ideale. E Milano ideale. Uffici in via Bellerio, come ha spiegato Paolo Grimoldi, segretario della Lega Lombarda. “E’ un modo per consentire a provenienti da altri partiti di aderire ai valori della Lega. Senza entrarci però. Senza imbarazzi. Una sala di decompressione, se vogliamo metterla così, e una lista civetta, votabile, per una parte di elettorato disamorato delle vecchie case centro-moderate.

 

Con tantissimi ex di An, o ex di Fratelli d’Italia, che capiscono che lo spazio vitale si sta riducendo (l’Abruzzo inganna, in questo caso). E con tanti centristi che vorrebbero ma che per adesso non hanno capito come fare a salvarsi dall’azzeramento. Dagli assalti dei “rimpastatori”. Sullo sfondo, la questione del merito: riuscirà la Lega a trovare un candidato che riesca ad allargare la coalizione e che sia un buon amministratore, un sorta di Fontana in chiave milanese? Sfida importante: perché Milano può essere la consacrazione di una impresa riuscita oppure può essere l’inizio del cambiamento. Che in questo caso, riporterebbe in auge una sinistra, moribonda un po’ in tutta Italia ma che ha Milano ha ancora il suo modello.

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