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Tajani riflette sui guai del governo antieuropeo e fa una scommessina su Salvini

Salvatore Merlo

Parla il presidente dell’Europarlamento. I danni del sovranismo e delle scelte sventate del M5s. Le mosse possibili della Lega

Strasburgo. A un certo punto dice una cosa potenzialmente esplosiva per gli equilibri politici a venire, a metà tra l’auspicio e forse la manovra politica, specialmente dopo l’incontro tra lui e Matteo Salvini, domenica, a Basovizza (e prima che scoppiasse la polemica con Slovenia e Croazia), nel giorno in cui si ricordava l’eccidio delle foibe. Aver visto Antonio Tajani e il segretario della Lega insieme è sembrato l’inizio di qualcosa. “Mi chiede se Salvini potrebbe un giorno entrare nel gruppo dei conservatori europei? Più forze democratiche che si riconoscono in Europa ci sono, meglio è. Ma questo dipende dalla Lega”. E qualcuno, tra i bene informati, intravede un accordo, chissà, per il dopo europee. I conservatori – assieme a Ppe e Alde – fanno parte della maggioranza che elesse Tajani alla presidenza del Parlamento europeo. E allora, forse con un po’ di fantasia, ecco la suggestione: un patto che potrebbe essere il primo passaggio per la rottura dell’alleanza tra Lega e M5s. Certo sono vaghezze, speculazioni, forse tentativi di tessere una trama complicata. Ma chissà. Ci sono di mezzo le elezioni. “Vediamo come andranno”, dice Tajani. Nel suo studio al quindicesimo piano, slaccia la cravatta e dice che sarà interessante ascoltare oggi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nell’Aula di Strasburgo. Tema: il futuro dell’Unione europea. “Ascolteremo”, dice Tajani. “Siamo tutti interessati”. Poi assume come un tono ironico: “Sa, non è sempre facile capire quali sono le posizioni del governo italiano. Vogliono uscire dall’euro? Vogliono abbandonare l’Unione europea? Vogliono fare le riforme istituzionali? Cosa pensano delle politiche agricole europee? E in politica estera? Non si capisce niente. In Venezuela appoggiano Maduro? Sarebbe interessante saperlo. L’Italia è pur sempre un paese fondatore”. 

   

Intanto i francesi sono arrabbiati con Luigi Di Maio che incontra i gilet gialli, anzi la fazione ultrà dei gilet gialli, quelli di “in Francia ci vuole la guerra civile”. Anche gli olandesi non hanno preso proprio benissimo la faccenda della Sea Watch. E insomma oggi Conte, qui a Strasburgo, potrebbe anche essere contestato. “Diciamo così”, risponde Tajani. “Per vincere a braccio di ferro bisogna mettersi sempre dalla parte della ragione. E invece spesso il governo italiano purtroppo riesce nel capolavoro di far passare l’Italia dalla ragione al torto. Di Maio in questo è molto bravo. E dire che delle buone ragioni noi le avremmo, dalla storia di Fincantieri alla Libia. Quello che certo non puoi fare è metterti a tu per tu con i casseurs che invocano il colpo di stato in Francia. Una provocazioni inutile. Sciocca. Non è così che si difende l’interesse dell’Italia”. Il sovranismo danneggia gli interessi italiani? E’ un paradosso. I nazionalisti che danneggiano la nazione. “Diciamo che il sovranismo non produce proprio nessun effetto”. Molti sostengono che Emmanuel Macron abbia esagerato nel formalizzare una crisi diplomatica con l’Italia. “Scusi, ma cosa avrebbe fatto il presidente del Consiglio italiano se il presidente della Repubblica francese fosse andato a incontrare degli anarco-insurrezionalisti?”.

   

Il futuro di Salvini dov’è? Nel sovranismo europeo? Alla testa della formazione un tempo guidata da Marine Le Pen? “Questo andrebbe chiesto a Salvini”. Fino a che punto Forza Italia può attendere un cenno di Salvini? “Le europee saranno un elemento di accelerazione. L’Italia ha bisogno di un governo omogeneo. Noi di Forza Italia non possiamo andare nel cartellone radical chic di Carlo Calenda. E Salvini non ha niente a che vedere con il M5s. I Cinque stelle sono più omogenei con il Pd”. E voi siete omogenei con la Lega? “Con Salvini ci sono posizioni comuni in politica economica. E governiamo insieme, e bene, in molte regioni d’Italia. Ma siamo diversi”. Lei ha auspicato un’alleanza tra il Ppe, i conservatori, e i liberali dell’Alde. “Certo, è l’alleanza che mi ha eletto presidente del Parlamento europeo”. E Salvini potrebbe entrare nel Ppe, come Viktor Orbán? “Non lo ha chiesto. E comunque il Ppe non è un taxi”. Allora ci sono i conservatori. “Più forze democratiche si riconoscono in Europa meglio è”. E qui Tajani dà una risposta che lascia intendere scenari futuri da cui potrebbe anche passare la crisi di governo tra M5s e Lega. Ma si vedrà.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.