Il Parlamento europeo ha riconosciuto Juan Guaidó come presidente del Venezuela

Il Parlamento europeo sta con Guaidó. I maduristi cercano espedienti pericolosi

Maurizio Stefanini

La risoluzione è importante dal punto di vista politico ed è un segnale anche del caos del governo italiano

Roma. Il Parlamento europeo ha riconosciuto Juan Guaidó come legittimo presidente del Venezuela: una risoluzione approvata con 439 sì contro 104 no e 88 astensioni e che non ha una rilevanza pratica immediata, dal momento che era non legislativa e non vincolante. C’è un forte invito alla riunione informale dei ministri degli Esteri – in agenda a Bucarest ieri e oggi – a prendere una posizione più energica rispetto alla semplice proposta di creazione di un gruppo di contatto. Lo scorso fine settimana i governi di Madrid, Parigi, Berlino e Londra hanno già detto che, se Maduro non convocherà elezioni libere, riconosceranno Guaidó – ieri la sua casa è stata circondata dalla polizia – e anche l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Federica Mogherini, ha annunciato iniziative nel caso in cui non saranno convocate a breve “elezioni presidenziali libere, trasparenti e credibili in conformità con gli standard democratici internazionali e con l’ordine costituzionale venezuelano”.

 

Il Partito cinque stelle italiano ipotizza invece un asse tra Italia e Grecia “per spingere l’Unione europea ad abbandonare posizioni che rischiano di alimentare quell’escalation di violenza incontrollata di cui ha parlato Papa Francesco e di cui siamo tristi testimoni negli ultimi anni in tanti paesi”. Tentazioni pro Maduro sono presenti anche in Portogallo e potrebbero trovare seguito nella stessa Spagna, il cui ministro degli Esteri Josep Borrel ha detto che il suo governo non vuole un regime change.
Dal punto di vista politico, però, il voto degli eurodeputati è un fatto rilevante. Anche per illustrare il caos politico italiano, con il presidente Tajani fortemente schierato a favore della democrazia in Venezuela e i due partiti di governo che invece hanno trovato in una pilatesca astensione la quadra tra il filomadurismo dei Cinque Stelle e una Lega che invece ha preso in quantità voti di italo-venezuelani antimaduristi. Tant’è che ancora il 24 gennaio la capogruppo leghista al Parlamento europeo Mara Bizzotto aveva rilasciato un comunicato stampa in cui chiedeva: “Italia e Ue riconoscano Juan Guaidó nuovo presidente del Venezuela, per spazzare via la dittatura comunista di Maduro”.

 

“Il Movimento Cinque Stelle voleva votare contro: la Lega con l’astensione ha evitato quel voto contro così da facilitare una presa di posizione ufficiale da parte del governo italiano”, prova a spiegare al Foglio un esponente di questa lobby italovenezuelana salviniana. Ma non ci crede troppo neanche lui.

  

Miserie nostrane a parte, però, si tratta di un altro appoggio incassato da Guaidó: dopo quelli di Stati Uniti, Canada, Gruppo di Lima, Israele, Australia; dopo il 9 a 6 al Consiglio di Sicurezza; dopo la decisione di Trump di congelare i beni della Pdvsa negli Stati Uniti. In compenso, la conferenza dei “paesi neutrali” annunciata da Messico e Uruguay per il 7 febbraio a Montevideo è una mossa a favore di Maduro. I promotori dicono infatti di voler restare al di sopra delle parti, ma in concreto riconoscono l’erede di Chávez. “Lo scopo di questa conferenza sarà di definire le basi per stabilire un nuovo meccanismo di dialogo che, con l’inclusione di tutte le forze venezuelane, aiuti a restituire la pace e la stabilità in quel paese”, spiega la nota di convocazione. Non si sa bene chi sarà la “decina di paesi ed organismi internazionali” che parteciperà. A sentire i Cinque stelle, forse perfino Italia e Grecia. Ma la volontà di Maduro di trattare sul serio è minima. Molto si è parlato della sua offerta, nell’intervista a Ria Novosti, di anticipare le elezioni politiche invece delle presidenziali. Ma è proprio l’Assemblea nazionale che alle ultime elezioni è stata conquistata dall’opposizione e a cui il governo ha impedito di funzionare con un colpo di stato continuato. Dire una cosa del genere sarebbe più o meno come proporre una grazia a Asia Bibi in cambio della sua conversione all’islam.

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