Piero Natoli e Sabrina Ferilli in una scena di Ferie d'agosto, film di Paolo Virzì del 1996

Repubbliche marinare

Michele Masneri e Andrea Minuz

Scorribande a quattr’occhi e a quattro mani sul litorale romano, che è anche un grande laboratorio politico. Caduta Capalbio, la sinistra riparte da Ostia, Fregene e Zagarolo. Qualche volta élite e popolo s’incontrano

Litorale magico” sarebbe un bellissimo titolo per un saggio tipo Angelo Maria Ripellino: però ambientato fuori Roma, coi calippi. E’ chiaro infatti che usciti dalla capitale sderenata e attonita c’è un laboratorio formidabile: spazi non solo politicamente interessantissimi, inesauribili sperimentazioni tra estrema destra e rinascite del Pd. Allora lasciamola perdere questa Roma, con le sue buche, i gabbiani-tigre, e buttiamoci in spiaggia. Perché la nuova Roma è il Lazio balneare. Partiamo in macchina, il solito lombardo e il solito romano, per un piccolo tour sulla Via del Mare, “perché non abbiamo ancora avuto un momento per parlare della nostra estate, che ormai è qui”.

  

Michele Masneri: Come scriveva quel Grande. Che forse mai avrebbe immaginato il litorale dei calippi come grande laboratorio politico. Caduta Ivrea, caduta Siena, caduta Capalbio, il futuro della sinistra ricomincia da Zagarolo, Santa Marinella, Fiumicino. Prendiamone atto.

 

La nostra West coast. E’ il litorale dell’abusivismo edilizio, dei surfisti di Civitavecchia, del razionalismo di Sabaudia, dei trans di Capocotta

Andrea Minuz: Del resto il Lazio è l’unica regione che resiste all’ondata populista. Qui élite e popolo possono tornare a convivere. C’è il modello Zingaretti. Il Sistema Zingaretti. Campagne sicure. Porti aperti. Elite costiere. Persino il “Cinema America Occupato” quest’anno si è spostato da Trastevere a Ostia e con lui attori e attrici dell’impegno civile. Da Ostia, Claudio Amendola reclama una dura opposizione a Salvini.

 

MM: Il litorale romano è la nostra West coast.

   

AM: Sei fissato. E’ il litorale dell’abusivismo edilizio, dei surfisti di Civitavecchia, del razionalismo di Sabaudia, dei trans di Capocotta, delle pinete monumentali di Fregene, Ostia, Castelfusano e della “Macchiagrande” di Focene che sembra le “Everglades” della Florida senza i coccodrilli, ma poi chissà. Certo Ostia è roccaforte Cinque stelle-CasaPound. Certo l’acqua non è sempre un granché, però che fondali antropologici, che grandi contrasti e contraddizioni.

   

MM: Lo diceva pure John Cheever, “bramo la libertà dei giovani maschi sulle decappottabili che vanno giù a Ostia a scatenare l’inferno”. Cristoforo Colombo permettendo (non il navigatore, ma la strada, con buche e radici). In fondo Mussolini considerava Roma una grande città di mare, la grande Roma che si estenderà dai colli fatali all’altrettanto fatale Tirreno.

  

A Ostia c’è tutto: Pasolini e CasaPound, i poeti col sacco a pelo di Castelporziano e Mafia Capitale, “Suburra” e “I vitelloni”

AM: Si vabbè, però partiamo. Andiamo dritti verso er “waterfront”, perché qui a Ostia c’è tutto: Pasolini e CasaPound, i poeti di Castelporziano col sacco a pelo e Mafia Capitale, “Suburra” e “I vitelloni”, la capocciata di Roberto Spada, i “cancelli”, i tornei di beach-volley e “speedminton” sulla spiaggia; c’è ancora l’eco della villeggiatura neorealista che oggi è moltitudine di chioschi e stabilimenti illegali sulla spiaggia, ognuno col suo numero, come i gironi di un inferno coatto: addominali scolpiti, Caipiroska alla fragola, unghie col french, botox, l’aria sempre impregnata di frittura di calamari che copre tutta la salsedine, e sembra di stare in una grande cucina all’aperto, mica in spiaggia, con tutte quelle grida che si perdono nel Tirreno, “a Jennifeeer …taccituaaa ’ndo stavi”. Gli stabilimenti di Ostia si chiamano, “Hakuna Matata”, “Il Curvone”, “Sunny”, prima si chiamavano “Rex”, “Vecchia pineta”, il “Kursaal”, col trampolino di Luigi Nervi; quando li cerchi su Google le prime immagini che escono hanno sempre nastri gialli e sigilli della polizia municipale a sbarrare l’ingresso. Ostia come “Boardwalk Empire”, Ostia con la neve artificiale, la seggiovia, le piste da sci, tutto approvato in bilancio da Alemanno nel 2012; Ostia e il plebiscito M5S, Ostia come Dubai. Tutto qui diventa specchio dei deliri della politica nazionale. Più di Roma. Più di Milano. A Ostia, a un raduno M5S, Paola Taverna sparava a zero sulle Lobby, le banche, i Poteri Forti, la discarica di Malagrotta, i vitalizi e la monnezza e poi diceva: “va a mori’ ammazzato, m’avete rotto li cojoni”. Venne anche Salvini a parlare di “autonomia”. Ostia sovranista. Fu subito “bagno di folla”, standing ovation. Era il 2016. Un tripudio da stadio che diceva già molto. A Ostia è nato il governo giallo-verde.

 

MM: Però andiamo con ordine. Mica c’è solo Ostia. Pensa a Fiumicino: è la nostra San Francisco. Libertà, ampi spazi, West. Alle comunali ha vinto il Pd, col sindaco Esterino Montino, marito della Cirinnà. Insieme hanno dato vita a questo feudo gay-bio. Abitano in un ranch con tanti animali e gatti e cavalli. La Cirinnà è un po’ la nostra Kamala Harris (vabbè, questa la capiscono in pochissimi).

 

AM: Che poi c’è Fregene che è sempre comune di Fiumicino. Feudo rosso. Sdraio di finta pelle bianca, baldacchini sulla sabbia nera, vista “tropical lounge”, tartare di tonno e bagno rigorosamente solo in piscina. Fregene [pron: Frè-ggè-ne], in quanto dépendance di Roma Nord è #roccafortePd, gli Hamptons di Monteverde vecchio.

 

MM: Però la Portuense non è élite, o sì?

   

AM: Se è élite va alla “wellness farm” di Fiumicino, “le nuove terme di Caracalla a due passi dall’aeroporto”. C’è questa grande tenuta dei Torlonia da cui tre anni fa hanno tirato su un albergo a cinque stelle con molto marmo cipollino, piscine, pini marittimi, da fuori sembra il set abbandonato di “Ben Hur”, dentro una Fondazione Prada arredata da Leroy Merlin. Tutto rigorosamente “ispirato al glorioso passato di Roma”. Prima a Fiumicino si andava soprattutto per le telline di “Bastianelli al Molo”, struttura familiare, terrazza sugli scogli, edificio piccolo, basso, di pietra bianca, come i villaggi messicani abbandonati nei western di Sergio Leone. Ora si va alle terme di Roma per l’“aperiterme” e i “percorzi bioculinari”, come ti spiega la hostess all’ingresso. La “wellness farm” è il fiore all’occhiello della rinascita biodinamica di Fiumicino, feudo di Montino. La sinistra riparte da Fiumicino, Santa Marinella, ma anche da Ferentino, tra le vette della Ciociaria. Ed è subito “territori”, un nuovo patto del Nazareno tra i Parioli, il litorale e i “castelli”. E poi a Fiumicino inizia “Fratelli d’Italia”.

  

MM:Certo! “Tanti bei jets meravigliosi e magari vuoti, sulle piste e per aria”. Che aeroporto! E che romanzo! Il litorale romano non è solo laboratorio politico: ha prodotto anche the great italian novel. O almeno the great italian fiction. Se Fiumicino è San Francisco, Zagarolo è infatti la nostra Beverly Hills. C’è la factory dove stanno i geniali inventori di “Orgoglio” e “Il bello delle donne”, la coppia Losito-Tarallo. Hanno questa casa con tante stanze a tema, c’è quella dedicata a Bette Davis, quella Audrey Hepburn. Ci sta Gabriel Garko. E poi Ursula Andress. Un mio amico la incontra sempre dal carrozziere con una vecchia Cadillac che dice le ha regalato Elvis. Qui il Pd sta al 51 per cento. Meglio che nella vera California. A proposito, ma quando torna Dibba?

  

AM: Non si sa. Ha bisogno di tempo. Manca ancora tutta la parte sul centroamerica, la ”entrañable transparencia, de tu querida presencia”, Dibba guerrillero, Dibba nelle piantagioni di coca in Colombia, Dibba che si perde e non torna più, come nei film di Salvatores, poi mandano Scamarcio, Santamaria o un commesso della Camera a cercarlo tra il Paraguay e il Venezuela.

 

MM: Cabin crew prepare for take off. Ma è partito veramente? Questi video che fa sono in sgabuzzini tutti uguali tipo Isis. Non è che starà nascosto a Fiumicino in un’area cargo? Comunque il reportage da San Francisco non era mica male. Un po’ deamicisiano, però ha girato tanto, si è fatto tutti i quartieri. Anche il Tenderloin dove stanno gli homeless. Che è un po’ la piazza Vittorio sanfranciscana. Vorrei però il prosieguo appunto verso Sud, soprattutto quando va sui “mezzi pubblici”, come diceva. Ci son delle corriere tremende per andare giù da San Francisco a Santa Cruz. Però sono private, e se non paghi come sull’Atac lì te corcano. Molto meglio comunque il treno per Santa Marinella, la Santa Cruz romana, cinquantatré minuti dalla stazione Termini. Altra roccaforte del Pd: dopo anni di amministrazioni di centrodestra, ha vinto il Pd e i Cinque stelle sono stati brutalizzati.

  

A Fiumicino ha vinto il Pd, col sindaco Esterino Montino, marito della Cirinnà. Insieme hanno dato vita a questo feudo gay-bio

AM: Santa Marinella ha tutta una scena hipster-balneare. Ci vanno i surfisti romani che non possono permettersi la California. Qui il mantra della campagna del Pd è stato: “la città deve tornare a essere la perla del Tirreno”. Negli anni Sessanta si scomodava addirittura Saint-Tropez. A Santa Marinella c’è il tuo amato Luigi Moretti, c’è la villa di Roberto Rossellini e Ingrid Bergman, progettata da Virgilio Marchi che era amico di Marinetti. Ci passavano tutti. Ci sono queste foto in bianco e nero con Marlon Brando e Gregory Peck sbracati sul divano a dondolo, Sordi con la camicia a “v” aperta, i pantaloni bianchi molto “french riviera”, i mocassini; insomma sembra di stare a Cap D’Antibes. Io non ci vado da anni, ma oggi per assomigliare a Saint-Tropez ci vogliono i “nouveau riche” russi o cinesi e almeno una “instagram influencer” in bikini sugli scogli, chiappe “en plein air”. Ma ci stanno i russi a Santa Marinella?

MM: Ci stanno, ci stanno. Anche tanti rumeni. Per il microclima. Sai che ci andavano i Savoia regnanti, per curarsi le bronchiti dei reali piccini? e anche Pio XII? Del resto una delle più belle case sulla spiaggia è ancora quella Pacelli. Ma Santa Marinella è autobiografia balneare d’Italia: già feudo degli Odescalchi, che possedevano tutto il litorale, anche Santa Severa. Lì ci andava Ciampi, e fece ritorno sull’Aurelia a sirene spiegate nella infame estate del 1992, quella delle bombe, con quello strano caso dei centralini di palazzo Chigi che saltarono per un giorno intero.

  

AM: Oggi chiederebbero subito l’impeachment perché non torna in taxi, in BlaBlaCar, o direttamente a piedi come Roberto Fico.

 

Santa Marinella ha tutta una scena hipster-balneare. Ci vanno i surfisti romani che non possono permettersi la California

MM: Del feudo Odescalchi faceva parte anche naturalmente Ladispoli, che era la polis fondata dal principe Ladislao Odescalchi. Forse la nostra Oakland, la butto lì.

   

AM: Ladispoli tutta da rivalutare, ampiamente sottostimata. C’è la sagra del carciofo, l’Orata Day, i tornei di beach-soccer, acquagol, fly-board, stand-up-paddle, vela, windsurf, insomma il nostro “Baywatch”. Prima al mare davanti Ladispoli ci giravano i film dei pirati, quelli in technicolor del cinema italiano anni Cinquanta, si faceva finta di stare in un galeone tra le Antille, poi tutti a mangiare gli spaghetti con le cozze. Una “Ladispoli corsara”. Oggi è una roccaforte di Matteo Salvini. “Prima i ladispoliani”, “Make Ladispoli Great Again”, porti chiusi anche ai pattini.

  

MM: Anche se forse era meglio “Io, Ladispoli”, come motto. Col gesto delle mani di Verdone in “Un sacco bello”. Mentre tra gli ultimi Odescalchi di stanza a Santa Marinella c’è la principessa Ginevra, figlia di Fiamma Mameli, nipote di quello dell’inno. Non manca niente. Passato e presente. Ci va sempre Filippo Sensi, l’ex portavoce di Renzi e deputato Pd. Comunque a Santa Marinella-Santa Cruz c’è una corrente speciale, e un’alga, che rendono l’acqua e l’aria uniche. Ci andava soprattutto Bassani a scrivere i “Finzi Contini”.

  

AM: E’ uscito quest’anno alla maturità, come comanda la regola aurea “extended version”: giovane promessa, solito stronzo, venerato maestro, tema della maturità. Bassani ce l’aveva con l’Aurelia. I “Finzi Contini” comincia con la necropoli etrusca, quella immortalata nelle “Vacanze intelligenti” di Sordi (“ma ’sti etruschi che erano?” gli domanda la moglie, “so’ popoli antichissimi, nun ce stanno più”, le spiegava Sordi, “perché poi se so’ infiltrati i ciociari, hanno cominciato a fa’ caciotte, pecorino, sarsicce, so’ arrivati a Roma, hanno aperto osterie e trattorie, appresso so’ arrivati i marchigiani…”, insomma gli etruschi vittime della globalizzazione), invece in Bassani è subito necropoli-come-madeleine, morte, memoria, estinzione e via col flashback a Ferrara, mentre si rientra da Santa Marinella. Ora, non può essere un caso che “Fratelli d’Italia” e i “Finzi Contini”, due capolavori-della-letteratura-italiana-del-Novecento, inizino a Fiumicino e Santa Marinella.

 

Surfisti davanti al castello di Santa Severa (Wikimedia)


   

MM: Eccerto. Veniva su da Roma, dalla Rai, sull’Aurelia come poi nel Sorpasso, e stava in questo palazzone aggettante sul mare, l’Hotel Le Najadi, e fa un po’ specie che tutte quelle decadenze ferraresi siano state scritte qua, nel traffico dell’Aurelia. Però ancor oggi se senti le grida sulla spiaggia (“A Davidd!!, a Regginaaaa! Si capisce che oltre che del Pd è molto avamposto anche della comunità ebraica romana. Alle Najadi ci venivano pure Esther Williams e Re Farouk d’Egitto: oggi certo andrebbe un po’ rivalutata, ci vorrebbe una Santa Marinella Film Commission. Però qui funzionerebbe soprattutto un documentario su nerboruti surfisti rumeni che impalmano vecche contesse romane con foto autografate di Edda Ciano nel tinello vista mare. Mica come Ostia, con quel suo glamour criminale pazzesco, ormai.

   

Non può essere un caso che due capolavori come “Fratelli d’Italia” e i “Finzi Contini” inizino a Fiumicino e Santa Marinella

AM: Eppure anche a Ostia c’era il glamour internazionale. La borghesia degli anni Trenta alla “Vecchia Pineta”, la “promenade razionalista”, Frank Sinatra e Ava Gardner all’Enalc Hotel, dove è stato pure John Wayne. Poi l’hanno occupato gli sfollati per vent’anni, poi hanno provato a rilanciarlo come istituto alberghiero, poi tutto risucchiato nella wasteland dell’Idroscalo. Ma se il litorale è la California, la nostra Silicon Valley ’ndo sta?

 

MM: Ci sta, ci sta. E’ all’Eur, prima di prendere la via del Mare, c’è questo compound di ville con un centinaio di startup, si chiama PiCampus, una roba di questo imprenditore che si chiama Marco Trombetti, che è stato in Silicon Valley e poi è tornato all’Eur valley. Guarda che l’Eur è sempre fondamentale. Alla fine aveva sempre ragione Lui - urbanisticamente, s’intende. Dai colli fatali Roma si espanderà verso il mare. Era il committente ideale. Lo sapevano tutti, come Le Corbusier, che gli scriveva di continuo, gli faceva stalking. Giorni e giorni di anticamera, e lui perfido non gli fece costruire neanche un tricamere. Quando viene a Roma nel ’34 Le Corbu si trova davanti un grandioso cantiere di città radiose, Sabaudia e di Littoria e Pontinia e Pomezia. “Sono rimasto scosso dal vedere come Roma si sia sviluppata divorando magnifiche periferie formate da paesaggi non solo meravigliosi, ma anche i più celebri, i più commoventi”. Così gli scrive, e quello niente. Cattivo. Le Corbu non demorde e propone al Duce un piano per abbattere i costi e i tempi di edificazione: 50 giorni invece dei 265 di Sabaudia, risparmi del 30 per cento grazie a blocchi prefabbricati poi montati in loco. Ma niente: il Duce non vuole sogni, ma solide realtà. E si fa il suo Eur per conto suo, coi fidati Moretti e Libera e Piacentini. Aggiustando poi di sua mano dei dettagli. Come Karl Lagerfeld adesso farà nel Colosseo Quadrato passato in affitto a Fendi. Zac, un colpo di penna. Giù una spallina, su un capitello. Rudero però tirato ar fino, quell’antico moderno che è la bellezza de Roma!, diceva in “Parigi o cara” Franca Valeri, fan della cementite e della modernità e di Ostia. Se vai sul grattacielo nuovissimo di Franco Purini, detto già “la bistecchiera”, oltre ad avere il magnifico centro commerciale “Euroma2” ai tuoi piedi, con cupole e capitelli da Emirati, vedi fino al mare. Vorrei tanto viverci.

   

Anche a Ostia c’era il glamour internazionale. Frank Sinatra e Ava Gardner all’Enalc Hotel. Poi l’hanno occupato gli sfollati

AM: Ma l’Eur infatti è la chiave di tutto. Quello classico-distopico coordinato da Piacentini, quello nuovo, residenziale, globalizzato, cresciuto intorno a “Eur-Torrino”. “Gran Torrino” è un film di Checco Zalone già pronto. Lui che abita accanto al campo rom, all’inizio molto ostile e salviniano, poi la redenzione. Ma Valsecchi perché non ci chiama?

  

MM: Sarà a Sabaudia. Anche se dicono che stia vendendo la sua villa sulla duna. E mica solo la sua: ci sono diverse ville in vendita quest’anno. A Sabaudia c’è questo tormentone, le mitologiche ottanta ville sulla duna. Oltre naturalmente alla solita Volpi costruita da Tomaso Buzzi per la contessa Nathalie, che chiedeva “faites-moi une petite folie avec templo greco neo-palladien”, e fu accontentata, anche troppo. E’ un po’ la nostra villa Getty. Sabaudia-Malibu. Però a Malibu c’è ampio parcheggio, mentre qui c’è drammatica carenza di posteggi. E i podisti che corrono sullo stradone rischiano la vita. Io infatti vorrei lanciare un appello e una proposta: la highline pontina, una passerella soprelevata a qualche metro da terra, con delle fioriere, una bella macchia mediterranea. Ci vorrebbe un’archistar che appoggia l’idea. Uno Stefano Boeri romano. Pensa: una bella highline, si passeggia, si corre. Malagò in prima fila in shorts. Seguito da nugoli di sikh della pontina.

 

AM: Come in un musical trotskista.

 

A Sabaudia c’è questo tormentone, le mitologiche ottanta ville sulla duna. Oltre alla solita Volpi costruita da Tomaso Buzzi

MM: Certo, ma guarda che c’è già, praticamente. C’è un gruppo indo-pontino, i Bhanga Brothers, che fanno dei video bellissimi girati sul lago di Sabaudia. Sai che sono trentamila gli abitanti della “little India” tra le ex città del Duce? La seconda comunità indiana d’Italia. Lavorano nelle piantagioni e negli allevamenti sterminati che producono le vacche sacre alla mozzarella. La highline pontina sarebbe anche simbolica, un ponte tra le ville e il paese reale. Soprattutto dalla highline si potrebbe sbirciare dentro nelle case. Proprio come in quella newyorchese, che naturalmente è una geniale operazione di real estate per far vedere e vendere i palazzi costruiti intorno. Se sei stato recentemente, avrai visto che proprio i nuovi palazzi tipo quelli di Zaha Hadid li costruiscono con i bagni che danno sulla strada, per far vedere tutto ai passanti. E’ un boost pazzesco per le vendite. Qui potresti ammirare anche le piscine, quella storica di Cecchi Gori fallica, o il villone della stilista Frida Giannini. Io vorrei soprattutto vedere quella di “Amore mio aiutami”, un mio culto, con Sordi che corca Monica Vitti sulla spiaggia perché lei si innamora di altri e poi ha delle paresi psicosomatiche. E nel frattempo costruiscono una casa sulla spiaggia. Sai che la controfigura della Vitti era Fiorella Mannoia, all’epoca stuntgirl?

    


Capocotta, detta anche Cape Cod. Però al posto dei Kennedy ci sono i presidenti della Repubblica poco più in là, a Castelporziano


   

AM: Certo, oggi potrebbe pure giocarsela come “violence and harrasment”. Le musiche invece erano di Piero Piccioni, quello di tutti i film di Sordi, imputato nel delitto Montesi (e innocentissimo). Era figlio del ministro degli Esteri democristiano, che si dimise. Piccioni era anche fidanzato con Alida Valli. Oggi a Capocotta ci sono tutti i bagni trasgressivi popolari, “Er Zagaja” e il “Mediterranea”, il “Settimo cielo”, poi l’Oasi Naturista, e ancora il “porto di Enea”, e il “Mecs” e tutte le sfumature di gender, transgender e mare romano dentro una wilderness “clothing optional”. Qui nell’estate del ’79 c’è stato il Festival Castelporziano che è stato un po’ la nostra Woodstock, tre giorni di amore, versi liberi, minestrone sociale, abbracciati e abbandonati tra le dune, in una prova generale di “decrescita felice”. C’erano Allen Ginsberg, Ferlinghetti, Gregory Corso. Il momento più alto quando il poeta sperimentale, Aldo Piromalli, prende il microfono e dice: “il titolo di questa poesia è ‘Affanculo: ‘Affanculo ce so andato, nun me c’hanno voluto, vacce te che sei un cornuto”.

 

Il Festival di Castelporziano, nel 1979, è stato un po’ la nostra Woodstock, tre giorni di amore, versi liberi, minestrone sociale

MM: Capocotta detta anche Cape Cod. Però al posto dei Kennedy ci stanno i presidenti della Repubblica poco più in là, a Castelporziano. Il presidente Leone ci andava a caccia di cinghiali con l’elicottero. La Cederna lo fece dimettere, era grillina ante litteram. Che poi con storica nemesi i cinghiali hanno invaso la città. Ah, quanto servirebbero oggi delle squadre elicotteristiche anticinghiale.

  

AM: Non credo Mattarella si presterebbe, forse le può organizzare Salvini, censimento dei cinghiali, elicotteri in planata sulle pinete del litorale, Wagner a tutto volume dagli altoparlanti

  

MM: Magari un drone. Comunque dalla mia highline si vedrebbero anche le isole pontine. Ventotene. Autobiografia comunitaria. Il ministro delle Infrastrutture Toninelli ha detto in questi giorni che Malta sarà la nuova Ventotene, per la questione migranti.

  

AM: Però difficile immaginare un “Ferie d’agosto maltese”. Era girato a Ventotene, ti ricordi? Sono già passati ventidue anni, non c’era neanche Ryanair, né Airbnb, c’erano le elezioni anticipate, quelle vinte da Prodi, ingresso nel bipolarismo, e però a sinistra già “non ce stavano a capì un cazzo da mò”, come dice Ennio Fantaschini, capofamiglia dei buzzurri, all’engagé Silvio Orlando. Però il film è bello perché era già tutto molto sfumato, tutto molto avanti. Quelli “di sinistra” avevano i biglietti per lo spettacolo di Beppe Grillo. A rifarlo oggi, il povero Piero Natoli (che attore magnifico!) sarebbe un “assessore alla creatività” di una giunta M5S di Pomezia; le due famiglie – una di sinistra, l’altra grillina – dopo aver litigato per tutto il film sui vitalizi, farebbero pace in nome del comune odio per Renzi, davanti a ’na bella grigliata di pesce.

  

MM: C’era già tutto, è vero. Il vu cumprà sparato. Però quelli di sinistra lo difendevano. Oggi con Minniti chissà. C’è molta confusione sotto il cielo pontino.

 

AM: Rimanendo sulle infrastrutture io sogno invece un’alta velocità pontina, una Tap, un frecciarossa Civitavecchia-Sabaudia con fermata ad Anzio e Nettuno. E al posto dello snack dolce o salato, la fritturina di pesce. Anche Gentiloni come ultimo atto del resto ha dichiarato che avrebbe portato la moglie ad Anzio: a mangiare i crudi di pesce.

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