Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Vieni avanti Salvini. Perché al Cav. serve una testa d'ariete biodegradabile

Alessandro Giuli
Martellare il Pd, testare gli umori dell'elettorato di destra, stare in prima fila nel circo mediatico-politico: quando il leader della Lega ne uscirà logoro, una volta vinta la sua battaglia nel fango con i pm, allora Berlusconi potrà presentare il suo candidato.

La natura delle cose ama nascondersi. Deve esserci dunque un motivo se il Cavaliere ha deciso di attaccare a pallettoni la coppia Tsipras-Varoufakis – venerdì ritratti senza pietà sulla copertina di Panorama: naso e sorriso da clown, titolo: “Pagliacci” – ma al tempo stesso s’accompagna a Matteo Salvini, che della funesta coppia ellenica è sostenitore in qualità di capofila dell’Italia eurofustigatrice e populista. Deve esserci una ragione e forse anche banale. In uno slogan: vieni avanti Salvini. Berlusconi ha il dono del pragmatismo, comprende d’aver bisogno del serbatoio dei consensi esulcerati che si raggrumano intorno al leader leghista, ma più ancora ha realizzato che, in assenza di un appuntamento elettorale imminente (per sua fortuna), il volto contundente di Salvini può essere una testa d’ariete per galvanizzare le viscere del centrodestra senza consumare la prospettiva d’una candidatura d’area berlusconiana. Le teste d’ariete servono a martellare i muri del nemico, ma inevitabilmente si logorano a forza di urti. Fuori dalla metafora bellica: il circo mediatico-politico, di cui Salvini è protagonista di primo piano, tende ad accorciare i tempi di biodegradabilità del prodotto offerto sul mercato dell’audience elettorale. Se il marchio sovraesposto non viene messo al momento giusto alla prova del voto, crea un effetto assuefazione, diventa scontato, stanca. E forse la scommessa del Cav. è appunto questa: alzare la posta del conflitto politico, offrire alla Lega delle destre un capitale non scadente, ma a media scadenza, e non spendibile nell’immediato.

 

Possiamo anche considerarlo un test prolungato per sondare umori e pulsioni di un elettorato consanguineo in larga parte dormiente, pronto però a uscire dalla propria letargia una volta che le posizioni in campo, assieme ai leader che le rappresentano, siano divenute chiare e distinte. Salvini è utile perché azzanna i punti deboli del renzismo di governo, attrae l’elettorato che fu post missino e costituisce una barriera credibile alla transumanza del qualunquismo conservatore verso la palude incapacitante del Movimento cinque stelle. Ma va da sé che il massimalismo leghista non possa esprimere una vocazione maggioritaria né in termini numerici né in chiave politica. E qui dovrebbe entrare in gioco il disegno del Cav. Quando Salvini avrà esaurito il suo repertorio, nel vuoto di leadership di un centrodestra assordato dall’intensità sloganistica del ragazzaccio che piace ai talk-show, si renderà necessario un aggiornamento di stile e d’immagine. A quel punto il fronte berlusconiano dovrebbe farsi trovare pronto a cogliere il momentum.

 

[**Video_box_2**]Ma come? Qui subentrano i problemi. Perché il Cav. sta ingaggiando un supplemento di lotta nel fango con i pm di Milano (e con la solita muta di latranti guardiani che contornano il partito delle procure) e questo lo allontanerà ancora dal centro della scena politica. Ma ha dalla sua l’effetto ormai sciroccoso delle iniziative giudiziarie che lo riguardano e può sperare in una riabilitazione necessitata dalle disavventure tribunalizie della legge Severino. A quel punto dovrebbe riemergere con un “discorso di verità” e mostrarsi come la sola alternativa, federatrice e maggioritaria, al Pd renziano e alla narrazione salviniana. Meglio se affiancato da un ipotetico successore dotato di quel “quid” altrove assente, e magari anche legittimato da una parvenza di primarie.