Militari italiani in Afghanistan (foto LaPresse)

La leva obbligatoria di Salvini è antistorica. E pure inutile

Andrea Gilli
Il segretario nazionale della Lega Nord ha proposto di recente la reintroduzione della leva obbligatoria. E’ una proposta discutibile e quasi astorica, soprattutto alla luce dello stato delle nostre forze italiane.

Il segretario nazionale della Lega nord, Matteo Salvini, ha proposto di recente la reintroduzione della leva obbligatoria. E’ una proposta discutibile e quasi astorica, soprattutto alla luce dello stato delle nostre forze italiane (che hanno problemi di eccesso, non di carenza, di personale). Poiché però viene da un politico autorevole con un ampio e crescente seguito, è utile discuterne le problematicità.

 

Innanzitutto, la leva obbligatoria appartiene all’èra industriale delle guerre di massa, quando gli eserciti vincevano grazie alla quantità, piuttosto che alla qualità, delle forze sul campo. Napoleone fu il primo a intuire la potenzialità di mobilitare la popolazione e, con l’introduzione della leva di massa, creò le basi su cui si sarebbero fondati gli eserciti moderni nei successivi 150 anni. Il problema è che nell’èra dei missili da crociera, dei droni e delle comunicazioni in tempo reale – solo per fare qualche esempio – la leva di massa non è solo inutile, ma è anche controproducente. Da una parte, nessuna Forza armata moderna – almeno nei paesi sviluppati – ha bisogno di effettivi vagamente vicini, in termini numerici, alle coorti degli adolescenti che compiono 18 anni in Italia: le nostre Forze armate contano meno di 180.000 persone mentre ogni anno nascono circa 500.000 bambini. In questi termini, la leva potrebbe funzionare solo se fatta di numeri estremamente limitati: tanto limitati da non renderla nei fatti obbligatoria.

 

La composizione degli eserciti moderni
Dall’altra parte, la strumentazione estremamente sofisticata che le Forze armate italiane impiegano richiede un personale altamente addestrato. Tale addestramento è costoso, richiede tempo e una pratica continua: tutte caratteristiche che mal si prestano a una leva obbligatoria di durata tra i 9 e i 18 mesi. Inoltre, le nostre Forze armate hanno, negli anni, sofferto la scarsità di fondi per l’addestramento. Ridurli ulteriormente (risultato di un semplice calcolo algebrico per cui la voce a bilancio viene divisa per un maggior numero di individui) avrebbe effetti deleteri per la loro efficacia militare.

 

[**Video_box_2**]Giuseppe De Lorenzo sul Giornale ha elogiato la leva per altre ragioni. A suo modo di vedere, questa rappresenterebbe un periodo fondamentale per la crescita personale dei nostri ragazzi. Forse Salvini partiva da considerazioni analoghe quando ha elaborato la sua proposta. Queste ci paiono in ogni caso egualmente infondate. In particolare, De Lorenzo confonde mezzi e fini. Se il problema degli adolescenti italiani è essere dei “bamboccioni”, la soluzione si trova nel cambiare la società italiana, puntando sulla responsabilità individuale, non nel tornare a istituzioni del secolo scorso. Per semplificare, dubitiamo che genitori che sono andati in pensione a 50 anni con il sistema retributivo possano aver inculcato nei propri figli l’etica del lavoro e lo spirito di sacrificio che la leva dovrebbe promuovere tra i nostri giovani. Il servizio militare obbligatorio, se mai adottato, verrebbe troppo tardi e durerebbe troppo poco per avere degli effetti duraturi importanti in questa direzione.

 

Un aspetto, però, merita attenzione. Le Forze armate dei paesi moderni hanno enormi difficoltà a reclutare personale altamente specializzato in informatica, ingegneria e discipline scientifiche: questo personale è sempre più richiesto per combattere le guerre del futuro. Per ragioni economiche e demografiche, questi profili però sono anche altamente ricercati e lautamente pagati dal settore privato. Un dibattito serio potrebbe partire da questa considerazione: come assicurare che le nostre Forze armate possano contare sul personale con le qualificazioni necessarie nel futuro più immediato?