Matteo Salvini (foto LaPresse)

Ora Salvini fiuta che è meglio non diventare lo Tsipras italiano

Maurizio Crippa

Un conto è voler uscire dall’euro, un altro conto è se poi dall’euro qualcuno ti caccia davvero. Non sono i consigli di Marine Le Pen, sono soprattutto i dati di realtà, che stanno consigliando alla Lega di muoversi con passi più prudenti, e attrezzarsi anche in difesa.

Farsi spiegare le cose da Marine Le Pen, con tutto il rispetto per la gagliarda figlia di Jean-Marie, non è esattamente un segno di saperla lunga in fatto di politica internazionale. Ma forse Matteo Salvini, transitando assai di rado dal suo seggio a Strasburgo, ancora non ha fatto in tempo a mettere a fuoco quei due o tre fondamentali che servirebbero. Oppure, quando transita, finisce come l’altro giorno a fare lo spettatore estasiato a bocca aperta dello show di Alexis Tsipras. Però Marine Le Pen, mentore del neofita Matteo nel settore nazionalismo-antieuropeismo, intervistata dal Giornale oggi ha detto: i leader europei pensano “che l'Italia non sia stata una buona allieva dei piani di austerità. Sono convinti che sia il prossimo paese che provocherà problemi”. E un conto è voler uscire dall’euro, volere un referendum – al pari di Beppe Grillo – contro questa Europa di bancacce e di baldracche burocratiche. E un altro conto è se poi dall’euro qualcuno ti caccia davvero. E allora tanti saluti ai pensionati padani e non, alle piccole e medie imprese padane soprattutto, e ai risparmi nel materasso o alle Casse rurali. Il gioco si fa duro, e Salvini rischia di trovarsi in felpa e braghe di tela.

 

Qualche giorno fa aveva definito la vittoria dei “No” nel referendum di Atene “uno schiaffone agli europirla che ci hanno portato alla fame”. E aveva pure argomentato: “Perché l’Italia deve continuare a essere massacrata per dare i soldi alle banche tedesche che hanno dato i soldi alla Grecia? Se questa è la vostra bella Europa dei conti a posto tenetevela voi”.

 

Politicamente, o apparentemente, la crisi che coinvolge non solo la Grecia ma tutta l’Eurozona è acqua al Mulino della Lega nord. Salvini non è il solo leader italiano a puntare il fucile (o a scommettere) contro l’Europa, ci sono Beppe Grillo e Nichi Vendola e persino Stefano Fassina, quelli della gita al Partenone. Ma nel suo massimalismo (così si sarebbe detto una volta) il Capitano leghista è fin qui sembrato essere quello nella posizione migliore per incassare i dividendi del flop dell’Europa. E’ lui che da tempo sostiene che bisogna uscire dalla moneta unica (e da Schenghen, e da quant’altro) in fretta e finché ancora si può farlo in posizione di forza.

 

Già, appunto: la questione della forza. Non è soltanto Marine Le Pen, sono soprattutto i dati di realtà, che forse adesso stanno consigliando alla Lega di muoversi con passi più prudenti, e attrezzarsi anche in difesa. Perché se poi, dopo la Grecia che sbatte la porta e se ne va dall’Europa dei banchieri criminali, come in Jurassic Park il dinosauro famelico piantasse gli occhiacci sulla prossima vittima sacrificale? Claudio Borghi Aquilini, che è il pirotecnico responsabile economico della Lega nord, da tempo suona ad esempio una tastiera diversa: di Tsipras ha detto che “è un furbacchione, si comporta come i governatori delle regioni del sud Italia della Prima Repubblica”. Che detto da un leghista è come dargli del kapò. E in un’altra intervista ha pure aggiunto: “La Merkel batte Tsipras 10 a 1. Non ci sono dubbi. Se dovessi scegliere il presidente del Consiglio italiano voterei la Merkel mille volte rispetto a Tsipras”. Ecco appunto: andarsene è un conto, uscire con un calcio in culo, anche no.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"