Il patto di non aggressione. Il menù della cena Berlusconi-Salvini

Redazione
Milano. La cannibalizzazione. La Russia. La ricerca di un federatore vero. Ma per il dessert e il brindisi, tra Lega e Forza Italia, c’è ancora tanto tempo

L’incontro tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini rappresenta una ripresa di contatto tra antichi alleati, ma anche una verifica piuttosto complicata della compatibilità tra le traiettorie di due formazioni politiche che hanno visto modificarsi profondamente i rapporti di forza elettorali. I tempi in cui Umberto Bossi spiegava ai suoi seguaci che bisognava accodarsi a Berlusconi “perché lui ha i voti” sono ormai lontanissimi. Tuttavia è evidente che se il centrodestra vuole competere nelle elezioni con il Partito democratico superando il movimento 5 stelle per arrivare al ballottaggio (sempre che le elezioni si svolgano con la nuova legge elettorale che entra in vigore del luglio dell’anno prossimo), un’intesa tra i due commensali è indispensabile. Però è impossibile che in una sola sera si arrivi fino al dessert, cioè alla comune definizione del contenitore, dei contenuti programmatici e dalla candidatura a premier.

 

E’ già molto se si riesce a consumare l’antipasto, cioè se si ristabilisce una sorta di patto di non aggressione, una rinuncia alle polemiche intempestive sulla primazia, anche per evitare che il corpaccione di Forza Italia sia cannibalizzato dalla stessa Lega, in attesa dei successivi passaggi politici ed elettorali, tra i quali primeggiano le elezioni milanesi della primavera prossima. Se in quell’occasione si troverà una candidatura da sostenere comunemente, e se questa avrà successo, le condizioni per passare alla fase più stringente di un negoziato saranno più favorevoli. Se poi, come ha dichiarato più volte, Matteo Salvini volesse mettere alla prova la sua capacità di aggregazione proprio nella battaglia per palazzo Marino, automaticamente rinuncerebbe a candidarsi personalmente alla guida del centrodestra nelle consultazioni parlamentari. In questo caso la ricerca comune di un candidato che possa al secondo turno battere Matteo Renzi (se riuscirà a superare indenne le molte trappole messe in funzione dai suoi avversari interni) sarebbe più agevole.

 

[**Video_box_2**]Quello che sembra il tema più spinoso, quello del programma, invece può essere affrontato per passi successivi di avvicinamento, a partire dalla base condivisa della riduzione dell’imposizione fiscale della interpretazione non subalterna della presenza italiana in Europa, facilitata dalla convinzione sul danno inferto dalle sanzioni autolesionistiche nei confronti della Russia. Una fase di competizione anche accesa è prevedibile, come d’altronde accadde anche nei rapporti tra Berlusconi e Bossi, ma lo scioglimento o la declassificazione di queste tensioni dipenderà dall’evoluzione oggettiva del quadro politico e dalla curvatura che avrà la fase finale della legislatura da parte di Renzi, più che dal comportamento dei commensali di Arcore. Per il dessert e il brindisi c’è ancora tanto tempo.