Piccola Posta

Guerra chiama guerra

Adriano Sofri

In un mondo sempre più piccolo basta una guerra in Ucraina per provocarne una in Israele: è il battito d'ali di una farvalla

L’aggettivo “globale” aveva ancora una pretesa grandiosa. Diceva che tutto si metteva insieme, ma era ancora un tutto di misura rispettabile, come l’idea del globo. In realtà, il mondo si faceva sempre più piccolo, un piccolo mondo. Basta una guerra in Ucraina a provocare una guerra in Israele, un colpo di Stato tentato a Washington a suscitare una dozzina di colpi di Stato in Africa, un terremoto afghano a cancellare il Nagorno-Karabakh. Figuriamoci che cosa potrebbe scatenare un battito d’ali di farfalla a SingaporeNon c’è più Stato che, alla prova dei fatti, non miri a procurarsi un’arma nucleare. Non c’è più giovanotto del terzo e quarto e quinto mondo, qui dietro, che non sfogli un catalogo di vendita per corrispondenza di deltaplani. 

L’altro giorno Putin aveva detto una cosa passata inosservata in mezzo alle tante altre più roboanti. Odessa, aveva detto, “è una città russa, e un po’ ebraica”. Ucraina niente, quanto al po’ ebraico chissà se lo terrebbe, come certi soprammobili della nonna nei traslochi. Ho ascoltato quella frase immaginando di essere un ebreo di Odessa. Scrivendola oggi, ho immaginato di essere un ebreo di Odessa cui è appena nata una nipotina a Tel Aviv. (Non oso spingermi a immaginare un ebreo di Odessa cui è appena morto qualcuno ad Ashkelon). 

Gaza, se non si apre un qualche squarcio, un varco protetto nella sua recinzione inesorabilmente restaurata – era bucata in 80 punti – è come due milioni e 300 mila esseri umani, o tre milioni e 200 mila (perfino su una bazzecola così si va a strafottere) avvicinati, urtati e compressi fino a essere uno solo – “un uomo solo”, una sola donna, una donna sola. Piove sui giusti e sugli ingiusti. Tramonta il sole a mezzogiorno sui buoni e sui cattivi. Infatti, se amate quelli che vi amano, che ricompensa ne avrete? Se amate quelli che vi odiano, be’, anche questo si è visto. 

Caligola, ineguagliabile populista, esclamò: “Almeno il popolo romano avesse una testa sola!” Era favorevole al pensiero unico: il suo. L’auspicio fu poi perfezionato per economia: “così l’avrebbe potuta mozzare con un colpo solo”. Almeno lui si limitava al popolo romano. Oggi, i potenti, cioè i tenutari di arsenali nucleari, compreso il buffo pazzo di Pyongyang, vagheggiano un colpo solo per il mondo intero. 

Nei giorni scorsi abbiamo visto insieme, affabilmente insieme, l’omuncolo di Pyongyang e l’omuncolo del Cremlino e l’omuncolo di Grozny. Uguali. Palleggiavano bombe atomiche tattiche. Mancava Prigozhin, era morto, alcolismo, o ucciso da uno scherzo di granate palleggiate per vincere la noia su un aereo privato. Non sono i Caligola che mancano al giorno d’oggi, sono gli Svetonio. 

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