Ad Akcakale, vicino al confine tra Siria e Turchia, un anziano viene messo in salvo durante i combattimenti tra curdi e turchi (foto LaPresse)

Sacrificare la vita per la propria gente è possibile

Adriano Sofri

Un'ovvietà, ma rovesciando la sintassi si ha invece una descrizione dello stato d’animo dei grandi del mondo

Il mondo – il mondo, in solido, benché con quote diverse nel concorso di colpe – ha ridotto il Rojava alla scelta enunciata domenica sera da un comandante curdo: “Se dobbiamo scegliere tra il genocidio della nostra gente e il compromesso, scegliamo la vita della nostra gente”. Naturalmente, non è una scelta, è la resa all’estremo dei ricatti. Quel comandante e le donne e gli uomini suoi pari hanno mostrato di non esitare a mettere in gioco le proprie vite. Sacrificare la vita per la propria gente è dunque, almeno per qualcuna, per qualcuno, possibile. Sacrificare la propria gente no. Ho detto un’ovvietà da manuale di storia antica, ravvivata da una cronaca bruciante. Ma ora rovesciate la sintassi di quell’ovvietà: sacrificare la gente propria e altrui è possibile, le proprie vite no, e avrete una descrizione dello stato d’animo dei grandi del mondo.

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