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E' possibile un mondo 100 per cento rinnovabile?

Rivista Energia

La possibilità che il mondo possa assicurare l'intera generazione elettrica con le sole rinnovabili dipende da una condizione su tutte: gli investimenti. Ma questi, anziché aumentare, sono in calo

Secondo il dizionario Treccani il termine “miraggio” (dal francese mirage) può definirsi come l’“apparizione di oggetti inesistenti, per un’illusione ottica dovuta o a particolari condizioni atmosferiche o a stati di allucinazione, di malessere fisico, di turbamento psicologico”. Non dico che siamo arrivati a questo ma poco ci manca, se si confronta la narrazione dominante sul futuro tout renouvelable e l’effettivo scorrere delle cose.

 

Anzi, più questa (falsa) narrazione si consolida, più chi la sostiene ne amplifica gli effetti, così che il miraggio diventa contagioso. Al di là di ogni obiezione (tecnica, economica, energetica, ambientale) la possibilità che il mondo possa muoversi verso il tout renouvelable, tale cioè da assicurare il 100% della generazione elettrica, dipende da una condizione su tutte: gli investimenti.

 

È stato stimato, ad esempio, in 600 miliardi di euro il costo di rimpiazzo in Europa delle centrali elettriche alimentate a fonti fossili, per una potenza di 450 GWe. Considerando che la capacità istallata mondiale distribuita tra 62.500 centrali ammonta a 6.000 GWe – per lo più di origine termoelettrica – si ha idea della gran massa di investimenti necessari a raggiungere la meta del tout renouvelable.

 


Senza investimenti non si modifica lo stock di potenza esistente che vede la generazione elettrica ancora fornita per i due-terzi dalle fonti fossili


  

L’esperienza dell’ultimo decennio insegna che la nuova potenza rinnovabile non va a sostituire quella fossile ma piuttosto a soddisfare parte della domanda incrementale o a cannibalizzare parte di quella nucleare.

 

L’incredibile è che chi sostiene il miraggio si rifiuta ostinatamente di prendere atto di questo stato di cose. Per molti di loro se i dati dicono il contrario di quel che sostengono… beh «peggio per loro!».

 

E gli ultimi dati dicono che, nella prima metà del 2019, gli investimenti in clean energy(prevalentemente rinnovabili) sono crollati del 14% rispetto alla prima metà del 2018 e del 30% rispetto a quella del 2017, tornando ai livelli del 2013.

 

INVESTIMENTI IN CLEAN ENERGY A LIVELLO MONDIALE

Fonte: Bloomber NEF (2019)

 

In sostanza, è da un quinquennio che la dinamica degli investimenti, pur tra oscillazioni, è calante rispetto al precedente decennio. È pur vero che da allora i costi unitari di investimento si sono ridotti di molto, così che in termini di potenza, la riduzione è meno marcata.

 

Ma le illusioni peggiorano il miraggio: il tonfo degli investimenti assume infatti una connotazione ancor più grave se si considerano due fatti:  

 

– il primo è che la riduzione degli investimenti è in gran parte riconducibile al paese al centro del miraggio, la Cina, che ha registrato una caduta del 39%, dovuta – qui come in ogni altra parte del mondo – al venir meno dei sussidi in tariffa e al passaggio – anche in Cina – al meccanismo delle aste;

 

– il secondo riguarda i due giganteschi investimenti realizzati a Dubai e in Taiwan. A Dubai è stato ultimato il più grande complesso solare mai realizzato, termale e fotovoltaico, della potenza di 950MWe dal costo di 4,2 miliardi di dollari. Nel mare di Taiwan sono stati realizzati due impianti eolici della potenza di 640 e 900 MWe dal costo combinato di 5,7 miliardi di dollari. Ma due rondini non fanno primavera, così che, al netto di Dubai e Taiwan, il calo degli investimenti sarebbe stato ancor più robusto.

 


Il tonfo degli investimenti in clean energy, in gran parte riconducibile al calo registrato in Cina, è stato bilanciato da due enormi progetti: un parco fotovoltaico a Dubai e due impianti eolici offshore in Taiwan


 

Un calo generalizzato a tutte le aree del mondo: non solo in Cina ma anche in America (-6%) e nella green Europa (-4%) ove, a parte il balzo della Spagna, il segno meno ha accomunato tutti i maggiori paesi: dall’Olanda (-41%), alla Germania (-42%) alla Gran Bretagna (-35%) alla Francia (-75%).

  

La cosa più sorprendente, che rende appropriata la definizione di miraggio, è che nonostante questo deludente quadro, a Bruxelles e nelle capitali europee si è festeggiata nei mesi scorsi la decisione di innalzare al 32% la penetrazione delle rinnovabili al 2030. Quasi bastasse volerlo perché si realizzasse.

  

Affinché la prospettiva del tout renouvelable non si risolva in un miraggio, è necessario aver consapevolezza delle difficoltà che frenano gli investitori nonostante la supposta grid paritydelle fonti rinnovabili rispetto a quelle tradizionali che, AIE dixit, nel 2018 hanno contribuito su scala mondiale per il 64% della generazione elettrica contro il 27% delle rinnovabili così articolate: 16% idroelettrica, 3% biomasse e rifiuti, 5% eolico, 2% solare, 1% altre rinnovabili. Questi i dati, il resto è solo un lontano miraggio.

 

L'articolo è di Alberto Clô, Direttore Responsabile della Rivista Energia, ed è stato pubblicato originariamente su www.rivistaenergia.it