Alle urne

In Pakistan gli attentati sono all'ordine del giorno. Il voto in un clima di tensione

Il potere dell'esercito, gli attacchi terroristici sempre più frequenti nel Balochistan (e non solo) e la crisi economica alle stelle. I pachistani sono andati alle urne senza internet e con i militari agli angoli delle strade 

Anche nel giorno delle elezioni parlamentari il Pakistan è andato al voto in un clima di violenze e tensioni. Ieri, a poche ore dall’apertura dei seggi, ci sono stati due attentati nella provincia pakistana del Balochistan, vicino agli uffici elettorali: una bomba è esplosa nel parcheggio davanti all’ufficio elettorale di un candidato indipendente, nel distretto di Pishin, che ha causato 16 morti e 23 feriti, mentre una seconda esplosione a Qila Saifullah, vicino all’Afghanistan, fuori dall’ufficio del partito di Fazaul-ur-Rehman, ha causato 13 morti e decine di feriti.  

Oggi invece, mentre gli elettori del quinto paese più popoloso al mondo (220 milioni di abitanti) si recavano alle urne, attacchi e scontri più violenti  hanno provocato otto morti e decine di feriti, tra cui diversi addetti ai seggi elettorali.  Le autorità locali hanno anche interrotto la rete internet: secondo NetBlocks queste interruzioni fanno seguito a “mesi di censura digitale che prende di mira l’opposizione politica". I seggi si sono aperti alle otto di mattina, ora locale, e si sono chiusi alle 17:00: abbiamo raccontato sul Foglio come già prima dell’apertura dei seggi fosse sicura la vittoria della Lega musulmana del Pakistan, formazione guidata dall’ex primo ministro Nawaz Sharif. L’esercito pachistano, che da sempre governa il paese, avrebbe deciso di puntare per la quarta volta sul corrotto Sharif, tornato da un esilio autoimposto di quattro anni nel Regno Unito alla fine dell'anno scorso, dopo aver contestato le ultime elezioni da una cella di prigione.  Oggi, mentre votava in una scuola di Lahore, Sharif ha negato di aver stretto un accordo con i militari per governare, eppure secondo I’istituto di analisi Gallup  la storia delle elezioni pachistane è ricca di accuse di brogli ma anche di favoritismi: ”È una democrazia  gestita dai militari”.

Secondo il partito Tehreek-e-Insaf dell'ex primo ministro Imran Khan, in carcere l'accusa di corruzione e rivelazione di segreti di stato,  ai suoi candidati sarebbe stata negata la possibilità di fare una campagna elettorale equa e democratica. Se non ci fossero brogli per gli esperti il vincitore ssarebbe proprio il suo partito, che però ha  un problema: Imran Khan, sfiduciato dal Parlamento due anni fa, ha commesso lo stesso errore fondamentale che altri primi ministri hanno commesso prima di lui: ribellarsi all’esercito.

 

 

L’esercito

I militari hanno governato il paese per quasi la metà della storia del Pakistan, 34 anni su 76, con un colpo di stato o, più spesso, manipolando i politici di turno. Non soltanto in virtù di cannoni e fucili, ma anche e soprattutto perché detengono le chiavi del  potere   economico. L’esercito pachistano  è  il gruppo industriale più grande del Pakistan, una multinazionale con un fatturato da 26,5 miliardi di dollari e circa tre milioni di persone a libro paga.

Il “processo democratico” che si è svolto oggi a Islamabad è il culmine di una stagione elettorale molto controversa, in cui l’esercito, secondo gli esperti, ha silenziato il paese: le elezioni, le opposizioni, i telefoni. Anche i blackout di gas e elettricità sono all’ordine del giorno a causa dell’economia in caos. L’esercito in questi giorni è stato dislocato in ogni angolo della strada per “garantire la sicurezza” dei cittadini che si recheranno alle urne e “sono state prese le misure abituali per garantire elezioni libere e democratiche: giornalisti e media minacciati, picchiati e silenziati. Oppositori messi a tacere con le minacce”, scrive Marino sul Foglio.

 

 

Gli attentati

Le esplosioni di ieri nella provincia del Balochistan sono solo le ultime in un anno caratterizzato da attacchi terroristici. Secondo il Centre for Research and Security Studies di Islamabad nel 2023 in Pakistan ci sono state 1.524 morti legate alle violenze e 1.463 feriti in 789 attacchi terroristici e operazioni antiterrorismo. Il paese ha assistito a un aumento della violenza per il terzo anno consecutivo, dove le regioni del Balochistan e di Khyber Pakhtunkhwa, al confine con l’Afghanistan, sono state le più colpite.  L’anno scorso, a fine gennaio,  un attentato suicida  in una moschea di Peshawar ha causato oltre cento morti, poi a luglio un altro attacco suicida a Bajaur ne ha uccise oltre cinquanta. Si sono registrati gravissimi casi di violenza anche contro le persone di fede cristiana, con chiese date alle fiamme e diverse case di cittadini di religione cristiana saccheggiate.

 

 

Il Balochistan

La regione illegalmente occupata dal Pakistan nel 1948 è dove si registra uno dei più alti tassi di violenze: quotidianamente bombardato dall’esercito di Islamabad, il popolo del Balochistan è vittima di sparizioni forzate da quasi vent’anni. Lo scorso mese l’Iran ha bombardato il Pakistan, e Islamabad ha risposto sparando alcuni missili contro l’Iran. Ma a guardate le cose un po’ più da vicino,  i due paesi hanno sparato contro la stessa comunità di persone: i beluci, che vivono nelle aree tribali attorno al confine e che sono una minoranza etnica detestata sia dal governo centrale di Teheran sia da quello di Islamabad.  

 

La crisi economica

Dopo anni di lotte politiche interne, la maggior parte dei pachistani è stufa del fatto che non ci sia alcun  miglioramento nel proprio tenore di vita. I sondaggi Gallup mostrano che  il popolo è più scoraggiato  di quanto lo sia mai stato negli ultimi decenni: il 70 dei pachistani afferma che le condizioni economiche nel luogo in cui vivono stanno peggiorando, ed è un numero record. Islamabad fatica a riprendersi dalla crisi economica,   l’anno scorso l’inflazione ha raggiunto il livello record di quasi il 40 per cento e ha dovuto rivolgersi al Fondo monetario internazionale (Fmi). Nell'estate 2022 ha dovuto affrontare una violenta alluvione che ha messo in difficoltà tutto il paese.

 

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