LaPresse

L'indagine

Cortocircuito olandese: a votare l'ultradestra sono stati soprattutto i giovani

Francesco Gottardi

Le solite dicotomie non bastano più. Tranne Amsterdam, Wilders conquista anche le grandi città. E fosse stato per gli elettori tra i 18 e i 35 anni, a quest’ora il Pvv conterebbe 4 seggi in più: il progressismo dei Paesi Bassi deve fare i conti con le nuove generazioni

L’Olanda si sta cercando allo specchio. C’è ancora molto da capire del voto antisistema decretato dalle urne mercoledì. E i primi identikit, più che schiarire le idee, creano ulteriore scompiglio. Prendiamo l’elettore medio di Geert Wilders, secondo l’analisi tracciata dall’emittente locale Nos: vive nelle campagne e nelle periferie, magari nel sud e nella regione mineraria; è poco istruito, guadagna meno del vicino di casa ed è giovane. Soprattutto giovane. Ecco il grande elemento di sconcerto: nel paese dei diritti civili, del progressismo e del libertarismo per antonomasia, sono stati i cittadini tra i 18 e i 35 anni a dare la spinta decisiva all’ultradestra.

Uno sguardo alla Tweede kamer che sarebbe, prendendo in esame soltanto questa fascia d’età. Piace poco il centrodestra: il Vvd di Yesilgoz e l’Nsc di Omtzigt perderebbero 10 seggi complessivi. Galleggia il centrosinistra: più uno per l’alleanza PvdA-GroenLinks di Frans Timmermans. Volano gli estremi. E cioè il Pvv di Wilders, che balzerebbe da 37 a 41 seggi doppiando il Vvd. Ma anche i partiti minori: D66, Denk, Volt. Conquisterebbero 24 posti in assemblea anziché i 14 attuali. Si tratta di formazioni marcatamente europeiste, green, attente alle minoranze. Cioè quel che ci si aspetta, altri paesi alla mano, dalle preferenze delle nuove generazioni. L’esatto opposto del Pvv. Invece i giovani olandesi si rivelano polarizzati. E l’estremo di destra è un rebus, una moda, un sentimento nuovo. Sono elettori che hanno perso fiducia: dello scaglione 18-35, si è presentato alle urne il 73 per cento contro l’80 del 2021. Sono elettori arruolati di fresco: quando lo scorso maggio si votava per il Senato, i giovani avrebbero fatto perdere al Pvv uno dei 4 seggi ottenuti. In termini percentuali, il loro supporto per il partito di Wilders è passato dal 5 al 27 per cento. In sei mesi scarsi. Ma è soprattutto l’ultimo ad aver sparigliato le carte.

Come si spiega questo rigurgito sovranista? Domanda aperta. Si potrebbero menzionare le qualità carismatiche di Wilders, rispetto agli altri partiti conservatori. O i vari timori per immigrazione e terrorismo, su cui il fanatismo di Wilders ha l’effetto di una panacea sociale. Forse però l’istantanea fornita da Google Trends rende meglio l’idea. Fra le 10 parole più cercate dagli olandesi negli ultimi 90 giorni – oltre alle ordinarie ‘meteo’, ‘novembre’ e ‘sondaggio politico’ – ce ne sono tre che balzano all’occhio: ‘Israele’, ‘Russell Brand’ e ‘Pvv’. Le prime due costituiscono il problema: i Paesi Bassi sono stati teatro di accanite manifestazioni pro-Palestina, con sfumature antisemite, e l’anno scorso avevano istituito un commissario governativo al MeToo – l’attore britannico è appena entrato nella lunga lista delle celebrità accusate di molestie sessuali. La terza, agli occhi spaesati dei cittadini, rappresenta la soluzione: il Pvv è stato anche il migliore a intercettare il voto degli indecisi e degli astenuti alle scorse elezioni – 12 per cento delle preferenze totali.

Nel complesso, è stato un trionfo a 360 gradi. Wilders ha vinto in tutte le province tranne due: a Utrecht, roccaforte di Pvda-GroenLinks, molto benestante, acculturata e con un tasso di immigrazione inferiore alla media nazionale; e nell’Olanda settentrionale, strutturalmente simile, dove il Pvv ha strappato un clamoroso pareggio al centrosinistra nonostante il voto progressista di Amsterdam. L’Aia e Rotterdam invece hanno scelto Wilders. Che insomma, ha retto pure nelle grandi città. Dove il tradizionale multiculturalismo – tranne la variante ‘colta’ della capitale, a trazione expat europei – è stato rovesciato con successo dalla “minaccia islamica” paventata dal leader dei sovranisti. E infatti le aree di confine – nel Limburgo, sua provincia natale, Geert ha toccato il 31 per cento – sono state il serbatoio decisivo. Ma non si punti il dito contro i pensionati, gli emarginati, gli abitanti dell’entroterra: quella che ha sconvolto l’Olanda è una rabbia giovanile.

Di più su questi argomenti: