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Wilders e Meloni

La vittoria dell'estrema destra nei Paesi Bassi e i piani europei di Meloni

Marianna Rizzini

Intanto Matteo Salvini si congratula con "l'amico" olandese e marcia verso la réunion sovranista di Firenze (il 3 dicembre)

La destra populista e xenofoba di Geert Wilders è il primo partito in Olanda, e la premier Giorgia Meloni, presidente dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr), reduce dal viaggio a Berlino in cui ha mostrato il lato più europeista con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, si trova in mezzo a una landa che fino a ieri forse immaginava diversa. La premier, infatti, da tempo ha investito, in prospettiva, sulla dimensione del far strada a se stessa e al suo partito in Europa. Non a caso il ministro per gli Affari Europei, la Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto, che del percorso di affermazione europea della premier è stato compagno, così inquadrava la situazione, nel settembre del 2022, alla vigilia delle elezioni politiche che hanno incoronato Meloni: “La credibilità internazionale di Giorgia Meloni ha preso il via con la presidenza del Partito dei Conservatori Europei”. E già nel 2018 Meloni aveva lanciato un appello che andava in direzione di un “allargamento” dell’esperienza di FdI per arrivare alla costituzione, dopo le Europee del 2019, di “un grande movimento conservatore e sovranista” che mettesse al centro la difesa degli interessi nazionali italiani.

A parti rovesciate, lo stesso scenario di vittoria della destra populista e xenofoba di Wilders in Olanda, in un quadro preesistente di rafforzamento dell’estrema destra in Germania e in Francia, pone l’alleato leghista di Meloni, il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini, nella condizione potenziale di ribaltare la posizione di relativa debolezza d’immagine internazionale i malumori interni al gruppo al Parlamento europeo, dove la Lega fa parte di Identità e democrazia (ID), l’alleanza euroscettica di estrema destra.

Le Europee non sono lontane, quanto è pericoloso questo assetto per Fratelli d’Italia? Cambia qualcosa nei piani europei della premier, con l’avanzata delle destre estreme?

Lo slittamento a destra dell’Olanda “fa riflettere” ma “non preoccupa” Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo. “Wilders, nelle dichiarazioni e negli atteggiamenti, non è lo stesso Wilders del passato”, dice Procaccini al Foglio. L’eurodeputato di FdI legge la circostanza in chiave positiva: “L’esito delle elezioni olandesi indica un forte spostamento dei consensi a destra, area a cui appartengono tre dei quattro partiti più votati, e una severa bocciatura dell’alleanza Verdi-Laburisti guidata da Frans Timmermans. Cioè dalla figura politica che negli ultimi anni ha appestato l’Europa con il suo fanatismo ambientalista. Respinto anche in patria, mi auguro che ora gli olandesi non vogliano rispedirci l’ex vicepresidente della Commissione Ue a Bruxelles. Anche dall’Olanda arriva un chiaro segnale: l’Europa sta finalmente andando da un’altra parte rispetto al super Stato verso cui tendono, invece, le politiche impostate dalle sinistre in questi anni a Bruxelles”.

Anche Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia-Ecr al Parlamento europeo, legge il risultato olandese come “prospettiva nuova”: “Dopo l’Argentina, l’effetto Schlein si abbatte sulle elezioni olandesi”, dice. “Anche in questo caso non è bastato l’accorato endorsement della segretaria dem per evitare all’ex commissario alle ‘eurofollie green’ Frans Timmermans e al suo listone rosso-verde una sonora sconfitta”. Per Fidanza in Olanda è possibile una stagione di “buon governo” con “terreni di incontro fertili con il governo italiano”: “Pur in un quadro estremamente frammentato, c’è stata una netta affermazione delle forze di centrodestra e di destra. Ora, nel rispetto delle diverse sensibilità che hanno portato alle contrapposizioni del recente passato, l’auspicio è che si possa costruire anche in Olanda una stagione di libertà con una forte e ampia coalizione di destra-centro, senza preclusioni di sorta”. Intanto Salvini, al grido di “una nuova Europa è possibile”, si congratula con “l’amico” Wilders e dà appuntamento a Firenze, per il 3 dicembre, ai leader della destra estrema europea, Marine Le Pen in testa.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.