Foto Ansa

il report

Bruxelles accusa Musk: troppi account pro Cremlino

David Carretta

Smantellare gli standart di sicurezza di Twitter favorisce la disinformazione della Russia in Europa, dice la Commissione in un report che ha misurato “l’engagement” degli account pro Putin. Senza un intervento per attenuare questo trend, la piattaforma rischia una multa fino al 6 per cento del fatturato globale

Bruxelles. La Commissione europea accusa Elon Musk di favorire la disinformazione della Russia nell’Ue con la sua decisione di “smantellare gli standard di sicurezza di Twitter”, in quello che potrebbe essere il preludio di una battaglia sulle nuove regole imposte alle grandi piattaforme attraverso il Digital Services Act (Dsa). “Durante il primo anno di guerra illegale della Russia in Ucraina, le società di social media hanno consentito al Cremlino di condurre una campagna di disinformazione su larga scala contro l’Unione europea e i suoi paesi alleati, raggiungendo un pubblico complessivo di almeno 165 milioni persone e generando almeno 16 miliardi visualizzazioni”, si legge in un rapporto pubblicato oggi dalla Commissione. “L’analisi preliminare suggerisce che la portata e l’influenza degli account sostenuti dal Cremlino sono cresciute ulteriormente nella prima metà del 2023, spinte in particolare dallo smantellamento degli standard di sicurezza di Twitter”: Musk è menzionato due volte. Un passaggio è particolarmente duro: “L’impatto degli account pro Cremlino è aumentato tra gennaio e maggio 2023” ed è “in gran parte dovuto a Twitter”  dopo la decisione di Musk di revocare le misure di mitigazione dei rischi “sostenendo che ‘tutte le notizie sono per certi aspetti propaganda’”. Dati alla mano, gli autori del rapporto sottolineano che “l’engagement” degli account pro Cremlino è cresciuto del 36 per cento su Twitter, mentre è calato del 20 per cento su Facebook. Secondo il rapporto, ci sono dubbi “anche sull’integrità delle elezioni europee nel giugno del 2024”. La principale protezione dell’Ue sono le nuove regole del Dsa che “possono essere usate per difendersi dalle campagne di disinformazione del Cremlino e proteggere la dignità, la sicurezza e la libera espressione dei cittadini”. Le grandi piattaforme come X (ex Twitter) hanno l’obbligo di attenuare i rischi di disinformazione o manipolazione delle elezioni. In caso di inazione grave, la Commissione può imporre una multa fino al 6 per cento del fatturato globale.