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Il social Threads sfida Twitter ma alla larga dalle regolamentazioni europee

David Carretta

Le direttive di Bruxelles sull'utilizzo dei dati tengono alla larga i nuovi servizi dei colossi americani. Dopo Bard di Google, anche il nuovo prodotto di Meta rinuncia al mercato Ue (per il momento)

Le nuove regole sul digitale introdotte dall’Unione europea privano gli utenti europei dell’accesso a nuovi servizi e tecnologie rivoluzionarie? L’interrogativo sta diventando sempre più d’attualità, dopo che un secondo colosso americano ha deciso di rinviare l’introduzione dei suoi servizi in Europa a causa di regolamentazioni troppo rigide o confuse. Meta Platforms, la casa madre di Facebook, ieri ha lanciato il nuovo social network Threads, che dovrebbe fare concorrenza a Twitter, sfruttando lo scontento di una parte degli utenti per la caotica gestione di Elon Musk. La struttura del social newtwork è la stessa: condivisione di testi brevi, link, foto e video. In poche ore sono stati registrati oltre 30 milioni di utenti. Ma Threads è stato offerto solo negli app store di Stati Uniti e Regno Unito. In Germania, Francia, Italia, Spagna, Irlanda e negli app store degli altri stati membri dell’Ue non è disponibile. Un portavoce dell’Autorità per la protezione dei dati irlandese ha detto all’Irish Independent che “per il momento” il colosso di Mark Zuckerberg non intende lanciare Threads nell’Ue. Altre fonti hanno spiegato che Meta esita a causa delle restrizioni imposte ai “gatekeeper” dal Digital markets act (Dma), uno dei pilastri della nuova regolamentazione dell’Ue sul digitale.

 

A marzo era stato Google a lasciare gli utenti dell’Ue fuori da Bard, il suo chatbot basato sull’intelligenza artificiale (IA) generativa. Il 21 marzo Bard era stato lanciato negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Da allora  l’IA generativa di Google è stata estesa a oltre 180 paesi. A inizio giugno il lancio europeo sembrava imminente. Poi l’Autorità di protezione dei dati irlandese ha spiegato che Google ci aveva ripensato. All’origine del secondo rinvio ci sono le norme del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr). Il rischio che Bard non le rispetti è stato considerato troppo elevato da Google, che sta proseguendo il dialogo con le autorità irlandesi ed europee. Nel frattempo, gli attori dell’IA generativa si devono preparare a fare i conti anche con la nuova legislazione sull’intelligenza artificiale, che imporrà nuovi obblighi in termini di responsabilità: i negoziati tra il Parlamento europeo e il Consiglio sul cosiddetto “AI act” sono nella fase finale.

 

A differenza dell’AI act, il Dma è già in vigore, ma è ancora nelle fasi iniziali. Adottato insieme al Digital services act (Dsa), introduce la definizione di “gatekeeper”: le grandi piattaforme attorno a cui tutti (o quasi) i dati ruotano. Il Dsa ha una classificazione analoga per le “piattaforme molto grandi”. Entrambi sono stati ritagliati su misura dei “Gafa” americani. Le soglie del Dma prevedono che le società con 7,5 miliardi di fatturato in Europa o 75 miliardi di capitalizzazione e almeno 45 milioni di utenti privati attivi nell’Ue siano classificati come “gatekeeper”. Washington ha accusato Bruxelles di protezionismo volto a punire il successo delle innovazioni americane. L’Ue risponde che la riorganizzazione dello spazio digitale serve a proteggere i cittadini europei. Il 4 giugno la Commissione ha pubblicato la lista delle società che hanno dichiarato di superare le soglie dei “gatekeeper”: le americane Alphabet (casa madre di Google), Amazon, Apple, Meta e Microsoft, la cinese ByteDance (casa madre di TikTok) e la coreana Samsung. Entro sei mesi non potranno più bloccare gli utenti all’interno dei loro ecosistemi, decidere quali app preinstallare nei loro dispositivi o trattare i propri prodotti in modo più favorevole di quelli dei concorrenti.

 

Per Threads i problemi legati al Dma potrebbero essere molteplici. Ai gatekeeper è vietato combinare i dati personali degli utenti su diverse piattaforme interne. Il nuovo social network di Meta è strettamente connesso a Instagram, cosa che ha permesso un lancio con il botto. Gli inserzionisti potranno profilare gli utenti attraverso Facebook, Instagram e Threads. I dati raccolti da Meta includono salute, finanze, contatti, acquisti, localizzazione, contatti e ricerche. Anche Musk mostra sempre più allergia alle regole dell’Ue: a fine maggio Twitter è uscito dal codice di condotta sulla disinformazione.

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