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Editoriali

L'Ue rafforza i controlli sulle app e si allinea agli Stati Uniti sul ban a TikTok

Redazione

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha detto che il divieto all'utilizzo dell'app cinese in Ue "non è escluso" mentre stringe la presa anche con Instagram e Facebook per la propaganda e disinformazione russa

Non solo negli Stati Uniti, anche in Europa il ban, il divieto, di TikTok “non è escluso”: così ha detto lunedì sera a Maastricht Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione europea ha detto di conoscere “esattamente il pericolo di TikTok” e che la Commissione “è stata la prima istituzione al mondo a vietare l’app sui nostri telefoni aziendali”. L’Ue, anche in vista delle elezioni europee che si terranno il prossimo giugno, sta rafforzando i controlli sulle aziende tecnologiche con sede in Cina – e non solo. Già la scorsa settimana l’app di proprietà cinese aveva sospeso la funzionalità TikTok Lite dopo che la Commissione aveva avviato un’indagine nell’ambito del Digital services act (Dsa) definendola una funzione che “può creare dipendenza”.
 

E a partire da agosto anche l’app di fast fashion Shein, utilizzata da oltre 100 milioni di europei, insieme a oltre 20 piattaforme come Temu, AliExpress e Amazon classificate come piattaforme online di grandi dimensioni, dovrà affrontare regole più rigorose sui propri contenuti. Se l’algoritmo di TikTok rimane tra i più grandi rischi di disinformazione e pericoli per la democrazia dell’Ue, la Commissione sta stringendo la presa anche con aziende come Meta e X: ieri è stata avviata un’indagine su Facebook e Instagram per la loro gestione della disinformazione russa e di altri paesi stranieri. In caso di violazioni, le piattaforme potrebbero incorrere in sanzioni fino al 6 per cento dei loro ricavi annuali. Politico Europe questo mese aveva  già segnalato con un’inchiesta una campagna russa su Facebook sempre più aggressiva per influenzare le europee, con annunci acquistati tramite account falsi che promuovono narrazioni a favore del Cremlino. Così come pagano per inserire valanghe di pubblicità su Instagram e Facebook le app cinesi Temu e Shein, mentre Pechino vieta sempre più piattaforme “straniere” dai propri  store. È quindi giusto che l’Ue prenda tutte le misure necessarie per contenere il più possibile la minaccia alla sicurezza degli europei online.

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