Pyongyang

La Corea del Nord hackera la Russia, sua alleata. Amicizie di convenienza

Priscilla Ruggiero

Non è raro che Pyongyang spii Mosca, nonostante sia uno dei suoi più stretti partner. Il ministro della Difesa russo Shoigu è stato appena accolto dal regime di Kim, e con la notizia dell'hackeraggio i video di lui che si aggira tra gli armamenti nordcoreani assumono tutt’altro significato

L’anno scorso, per almeno cinque mesi, un gruppo di hacker nordcoreani è riuscito a entrare nei sistemi di uno dei principali produttori di missili russi: lo ha confermato la società di sicurezza informatica SentinelOne in un nuovo report pubblicato lunedì.  Non è raro che Pyongyang spii Mosca, nonostante i rapporti di “amicizia” tra i due paesi: soltanto due settimane fa il regime di Kim Jong Un ha sfilato nella piazza   Kim Il Sung in occasione dei settant’anni dall’armistizio della Guerra di Corea e che la Corea del nord chiama “vittoria”, e al suo fianco, mentre dava sfoggio di tutti i suoi armamenti, c’era il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu. E’ stato accolto dal leader Kim con i migliori onori, con striscioni di benvenuto, tappeti rossi e pranzi di gala, circondati dalle gigantografie dei leader nordcoreano e russo, e ha ricambiato porgendogli una lettera autografata del presidente Vladimir Putin. Da quando è iniziata la guerra  in Ucraina, Pyongyang si è dimostrato uno dei più stretti alleati della Russia, eppure nei primi mesi del 2022, quando l’invasione dell’Ucraina da parte del Cremlino era già iniziata,  la Corea del nord stava cercando di rubare informazioni militari a Mosca “per far avanzare segretamente i propri obiettivi di sviluppo missilistico”, dicono gli analisti di SentinelOne. In occasione dell’anniversario Kim ha mostrato a Shoigu anche le ultime armi sviluppate dalla Corea del nord, tra cui l’ultima versione del missile balistico intercontinentale Hwasong testato lo scorso aprile.

 

 

Lo scorso anno, nei mesi successivi all’hackeraggio, Pyongyang ha annunciato diversi avanzamenti nel suo programma (vietato dall’Onu) di missili balistici: non è chiaro quanto questi possano essere collegati allo spionaggio informatico della leadership di Kim nei confronti di Mosca, ma con quest’immagine i video di Shoigu che si aggira tra gli armamenti nordcoreani assumono tutt’altro significato. Lo spionaggio informatico su larga scala per carpire segreti militari altrui è una tecnica consolidata. La Cina, anche lei presente con una delegazione alle celebrazioni nordcoreane, secondo una rivelazione del Washington Post, nel 2020 è riuscita a entrare nelle reti di difesa del Giappone. Tokyo in questi anni ha cercato di correre ai ripari e rafforzare i suoi sistemi  contro gli hackeraggi ma il problema rimane, e gli hacker cinesi, come quelli nordcoreani, sono sempre più sofisticati.   L’anno scorso il Cremlino  ha acquistato   milioni di proiettili di artiglieria e razzi dalla Corea del nord, secondo gli Stati Uniti questo commercio è sistematico e anche grazie a questo Kim Jong Un starebbe finanziando il proprio arsenale nucleare. Ma  sembra che l’alleanza con il Cremlino a Pyongyang non basti e i suoi hackeraggi dimostrano cosa sono disposti a fare i regimi, persino nei confronti delle loro “amicizie” di convenienza.