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A un anno da Bucha, dove abbiamo scoperto l'orrore russo

Un anno fa l'esercito di Mosca lasciava uno dei sobborghi a nord di Kyiv, dove vennero ritrovate fosse comuni e devastazioni compiute dai russi. Zelensky: "Non perdoneremo i responsabili"

Redazione

È passato un anno da quando il mondo ha dovuto fare i conti con la scoperta degli orrori di Bucha, in Ucraina. Fosse comuni, corpi di uomini giustiziati con le mani legate dietro la schiena, cadaveri lungo le strade, nelle case e nei cortili: era questo il macabro scenario che i soldati ucraini hanno trovato in uno dei sobborghi a nord di Kiyv occupato dall'esercito russo, e liberato esattamente il 31 marzo 2022. "Un simbolo delle atrocità dell'esercito del paese occupante. Non perdoneremo mai. Puniremo ciascun responsabile", ha scritto su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ricordando l'anniversario.

 

"Il 31 marzo 2022 è stato probabilmente il giorno più felice in assoluto: non solo per me, ma anche per i cittadini di Bucha che erano rimasti in città durante l'occupazione delle forze russe, quando qui c'erano poco più di 3.000 persone", ha raccontato all'Ansa il sindaco del sobborgo Anatolii Fadoruk. "Chi è sopravvissuto alla tortura e alla violenza, un anno fa celebrava come se fosse nato di nuovo. Perché i russi avevano scientemente ucciso e torturato i civili, disseminando la paura: è stato un genocidio". 

 

Come abbiamo scritto sul Foglio un anno fa, Bucha "non è un’eccezione, non è una strage incidentale, il danno collaterale della guerra: è un metodo". E dall'inizio del conflitto è stato una specie di monito di quello che sarebbe potuti essere l'orrore e la brutalità generati dall'esercito russo. Da quando è stato liberato, il sobborgo è diventato una delle tappe delle visite dei leader internazionali, che vanno a rendere omaggio alla memoria degli ucraini. Anche la premier italiana Giorgia Meloni si è recata a Bucha nella sua visita in Ucraina dello scorso febbraio.

   

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