Xinhua/Lan Hongguang da LaPresse 

I limiti di un'amicizia

Come funziona l'asse delle autocrazie tra Russia e Cina e perché a Putin non conviene

Giorgio Arfaras

Che cosa potrebbe accadere all’economia russa in seguito all’invasione dell’Ucraina, alle sanzioni, e all’isolamento dall’occidente? 

Al mondo esistono le democrazie e le autocrazie. Queste ultime possono continuare ad agire senza coordinarsi, oppure possono formare un “asse delle autocrazie”.  A seguito dell’invasione russa dell’Ucraina potrebbe sorgere un asse centrato sull’alleanza fra Cina e Russia, combinato con un legame più stretto con parti del mondo islamico. Si potrebbe concludere che questo asse sia possibile, anche perché gli autocrati potrebbero isolarsi da quella che denunciano come la “sovversione occidentale”, che è il nome declinato al negativo della “società aperta”.


Proviamo a immaginare l’assetto finale di un asse delle autocrazie. La Cina guiderebbe l’Asia orientale, mentre la Russia avrebbe il veto sulla sicurezza europea, con l’America che si isolerebbe nell’emisfero occidentale. Con la guerra in Ucraina che si protrae si avrebbe un costo economico crescente per l’elettorato europeo – la sostituzione delle materie prime non rinnovabili avviene nel lungo periodo, a un costo politico crescente – l’arrivo di milioni di profughi che diventano stanziali. Un costo che gli Stati Uniti non pagano, perché non hanno né il problema del gas né quello dei profughi. Le due rive dell’Atlantico del nord potrebbero allora non intendersi come, invece, accade oggi. 
La Russia in questo scenario svolge il ruolo di dividere l’occidente, ma è diventata ancora più debole con la guerra, ed è minuscola rispetto alla Cina. Ed ecco che la Cina le corre in soccorso e la fagocita. La Russia diventa così fornitrice di materie prime e di armi per la Cina. In Russia i beni occidentali sarebbero sostituiti da quelli cinesi, così come i viaggi di piacere dei russi in occidente diventerebbero rari. Insieme ai beni e ai viaggi cambierebbe l’immaginario russo legato al congiungimento con l’occidente.

L’asse delle autocrazie non è un grande affare per la Russia. Passiamo alle vicende correnti. La dipendenza dell’Europa dalle materie prime russe ha come contraltare la dipendenza russa dal sistema finanziario occidentale. Lo si è visto con l’espulsione della Russia dal circuito informativo della finanza – lo Swift –  così come lo si è visto dal congelamento delle attività depositate all’estero della sua Banca centrale. 
C’è chi sostiene che la Russia potrebbe rivolgersi alla Cina per risolvere il contenzioso. L’equivalente cinese dello Swift è però alle prime armi. I depositi della Banca centrale russa in yuan possono essere usati per finanziare le importazioni dalla Cina, ma non per acquistare le importazioni dall’occidente, perché la vendita di yuan a favore della Russia attirerebbe il controllo delle autorità occidentali che varerebbero delle nuove sanzioni contro i beneficiari di queste transazioni

 

L’invasione dell’Ucraina ha mostrato come alla potenza che si ottiene con il controllo delle materie prime si contrappone la potenza che si ottiene con il controllo della finanza. Quest’ultima va intesa come il funzionamento del sistema bancario, come i depositi delle banche centrali, come la ricchezza depositata nei paradisi fiscali da parte dei benestanti delle autocrazie.

Che cosa potrebbe accadere all’economia russa in seguito all’invasione dell’Ucraina, alle sanzioni, e all’isolamento dall’occidente? 
La storia mostra come lo sviluppo economico russo sia composto da tre fasi. Si ha un primo periodo di turbolenza con perdita di reddito e di vite. Si ha poi, dopo la catastrofe, un secondo periodo di effervescenza. Si ha, infine, un terzo periodo di stagnazione che segue l’effervescenza. Il primo periodo è arrivato con la Rivoluzione del 1917 e con la caduta dell’Urss cui sono seguiti gli anni di Yeltsin. Il secondo periodo è  arrivato dopo Stalin fino agli anni Sessanta e con i primi anni di Putin presidente. Il terzo periodo si è avuto con la stagnazione brezneviana degli anni Settanta e Ottanta e con gli ultimi anni di Putin.  
Se le cose stanno così e se lo sviluppo russo continuerà a muoversi in tre fasi, oggi stiamo entrando nella prima.

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