La prova di forza (pagata) di Vladimir Putin

Micol Flammini

Il presidente richiama allo stadio di Mosca i russi per mostrare il loro sostegno alla guerra. Chi c'era, cosa ha detto il capo del Cremlino e perché improvvisamente la tv di stato ha interrotto la trasmissione

“Per il mondo senza nazismo”, “Per la Russia”. In russo i due slogan si traducono: “Za mir bez nacizma”, “Za Rassiju” e per entrambe le frasi che spuntavano dietro a Vladimir Putin, la lettera Z era enorme. Il simbolo della guerra russa contro l’Ucraina era anche sulle bandiere di chi è arrivato per sostenere il presidente e per dire che non è vero che la Russia è contraria all’”operazione militare”: c’è chi è a favore. I giornalisti che erano presenti hanno raccontato che i partecipanti erano soprattutto dipendenti statali ai quali era stato ordinato di andare, qualcuno è arrivato ai cancelli, si è fatto timbrare il biglietto ed è tornato indietro. La Russia presente allo stadio Luzhniki di Mosca per festeggiare l’anniversario dell’annessione della Crimea era lì per contarsi, il presidente russo e i suoi collaboratori l’hanno richiamata per questo: partecipanti veri o pagati, dentro ai cancelli erano più di 95.000 persone. Davanti agli spettatori si è presentato un Putin che cercava di riproporre la forza degli anni scorsi, quando ancora non si era rintanato nel bunker: “Abbiamo fatto risorgere questi territori”, ha detto riferendosi alla Crimea. “Sappiamo perfettamente cosa dobbiamo fare adesso, come e a spese di chi. Attueremo tutti piani”.

 

Ha raccontato che la Crimea è diventata russa per decisione dei cittadini, “hanno messo un ostacolo al nazionalismo e al nazismo”, che invece, ha detto, continuano a imperversare nel Donbas”. Ha parlato delle spedizioni punitive degli ucraini contro la popolazione che vuole liberarsi di Kyiv: “Sono stati vittime di attacchi aerei ed è questo che noi chiamiamo genocidio. Evitarlo è l’obiettivo della nostra operazione militare”. Ha parlato del sacrificio dei soldati al fronte citando il Vangelo, “non c’è amore più grande di chi dà la vita per un amico”, e non poteva non menzionare le difficoltà della nazione: “Le tempeste più terribili portano alla gloria della Russia”. Putin ha detto che era tempo che non vedeva tanta unità e si riferiva al popolo russo e anche a quello ucraino che acclamava i soldati russi. 

 

La tv che stava trasmettendo l’evento ha interrotto il discorso di Putin all’improvviso, mentre spiegava che “per pura coincidenza, l’operazione speciale è incominciata nel giorno del compleanno di…”. Chi era a casa non ha potuto sapere di chi fosse il compleanno, improvvisamente il presidente è scomparso e sono partiti dei canti patriottici. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha spiegato che si è trattato di un guasto tecnico. Allo stadio Putin è andato avanti e chi c’era ha potuto scoprire che l’attacco contro Kyiv è incominciato nel giorno del compleanno dell’ammiraglio Fedor Ushakov, che non ha mai perso in guerra, neppure una battaglia. 

 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.