La “Global Europe” fatica a esistere non solo nell'Atlantico e nel Pacifico, ma pure al di là dell'Adriatico

David Carretta

La mancanza di un cancelliere a Berlino e un leader in campagna elettorale a Parigi rallentano le decisioni europee in politica estera: su Cina e difesa comune non c'è accordo tra i 27 . E l'allargamento ai Balcani occidentali slitta

I leader dell’Unione europea oggi si ritroveranno a cena a Brdo, in Slovenia, per discutere di Cina, Aukus, Afghanistan e del processo per la costruzione della difesa europea. Ma l’ambizione del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, di trovare un’intesa sul “ruolo dell’Ue sulla scena internazionale” sarà compromessa da un cancelliere dimezzato a Berlino, che non ha i pieni poteri per affermare la posizione della Germania sui grandi dossier globali, e da un presidente francese già in campagna elettorale, che non esita a stuzzicare la corda gollista del suo elettorato.

Angela Merkel ha plasmato la politica dell’Ue sulle sue relazioni con gli Stati Uniti e la Cina: alleanza transatlantica sulla sicurezza sotto l’ombrello della Nato, ma continuando a fare affari con Pechino. Emmanuel Macron ha lanciato grandi proposte di autonomia strategica, irritando buona parte dei partner a causa della sua cattiva abitudine di identificare gli interessi europei con quelli francesi. Una sintesi tra la più grande potenza economica e la più grande potenza militare dell’Ue non è stata possibile negli ultimi quattro anni. La cena di questa sera a Brdo, che precede un complicato summit con i Balcani occidentali, non risolverà la contraddizione di fondo dell’Ue sulla scena internazionale: i Ventisette hanno visioni diverse, spesso incompatibili, di quali siano gli interessi strategici europei a livello globale.

La Cina è un buon esempio della cacofonia che compromette l’azione dell’Ue. Il regime di Xi Jinping si è chiuso all’interno ed è diventato più aggressivo all’esterno. L’ultima discussione tra i capi di stato e di governo dell’Ue è stata un anno fa, quando alla Casa Bianca sedeva ancora Donald Trump. I leader avevano evocato la possibilità di un vertice tra i 27 e il presidente cinese. A dicembre, su pressione di Merkel, la Commissione ha concluso un accordo sugli investimenti con la Cina. In primavera l’Ue e la Cina si sono scontrate a colpi di sanzioni e contro-sanzioni per la repressione degli uiguri nello Xinjiang. Nell’Ue ci sono “due approcci diversi sulla Cina” che va risolto con “un dibattito strategico al più alto livello”, spiega al Foglio un diplomatico europeo: “Come dialoghiamo con la Cina? Su quali questioni? Cosa facciamo sull’accordo sugli investimenti? E’ importante che l’Ue chiarisca la sua posizione”.

In realtà, il tentativo c’era già stato nella prima metà dell’anno. Ad aprile la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e l’Alto rappresentante, Josep Borrell, avevano inviato un documento ai capi di stato e di governo spiegando che “l’Ue e la Cina hanno divergenze fondamentali, che sia sui loro sistemi economici e la gestione della globalizzazione, la democrazia e i diritti umani, o su come relazionarsi a paesi terzi. Queste differenze sono destinate a restare nel prevedibile futuro e non devono essere nascoste sotto il tappeto”. Secondo von der Leyen e Borrell, di fronte alla “deriva autoritaria” di Xi, l’Ue “deve accettare la mano tesa” dell’Amministrazione di Joe Biden e “lavorare insieme” sulla Cina. Ma, da allora, Merkel non ha rinunciato alla ratifica dell’accordo sugli investimenti Ue-Cina e ai suoi canali privilegiati con Xi.

Poi è esplosa la crisi del patto Aukus tra Stati Uniti, Australia e Regno Unito nell’Indo-Pacifico. “Principalmente è un problema commerciale tra Francia e Australia”, anche se c’è stata “mancata comunicazione tra le sponde dell'Atlantico”, spiega un ambasciatore. La reazione offesa di Macron, che ha minacciato di far saltare il Consiglio Ue-Usa su commercio e tecnologia, lascia pensare che per lui la minaccia sia più Washington che Pechino. In questo contesto Michel cercherà di spiegare che il rafforzamento della capacità dell’Ue di agire da solo e la necessità di dialogare di più con gli Stati Uniti “sono complementari”, spiega il funzionario europeo. Ma in pochi a Bruxelles pensano che il cambio di cancelliere a Berlino modificherà la politica ambigua della Germania sulla Cina. Macron in campagna elettorale è considerato imprevedibile.

La Francia sta mettendo sempre più ostacoli anche su un tema strategico per l’Ue nel suo vicinato, nel momento in cui Cina e Russia estendono la loro influenza ai suoi confini: l’allargamento ai Balcani occidentali. Domani a Brdo ci sarà anche un summit con i paesi della regione, ma Parigi ha guidato la rivolta contro una proposta della Slovenia di fissare la data del 2030 per concludere il processo di adesione. La “Global Eu” fatica a esistere non solo nell’Atlantico o nel Pacifico, ma anche dall’altra parte dell’Adriatico.