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I demoni antisemiti dell'est Europa

Redazione

Una ricerca americana spiega quanto soffia forte il vento della giudeofobia

L’ultimo sondaggio globale condotto dall’Anti Defamation League rileva che gli atteggiamenti antisemiti sono sempre più prominenti in Europa centrale e orientale, che prima della Shoah ospitava la maggior parte degli ebrei al mondo. La percentuale della popolazione adulta che esprime un alto livello di opinioni antisemite è passata dal 37 al 48 per cento in Polonia, dal 32 al 46 per cento in Ucraina e dal 23 al 31 per cento in Russia.

 

 

L’Ungheria ha registrato un aumento più modesto di due punti, ma partendo da una base elevata del 40 per cento. “E’ profondamente preoccupante che circa un europeo su quattro nutra le stesse idee antisemite che si rilevavano prima dell’Olocausto”, ha detto Jonathan Greenblatt, a capo dell’Anti Defamation League, parlando di un “potente campanello d’allarme”. In Italia l’antisemitismo scende invece “in maniera significativa”. Gli stereotipi sono sempre gli stessi: il controllo della finanza (in Ungheria lo pensa il 71 per cento) e la slealtà (gli ebrei sono più leali a Israele che alla propria nazione). Da giorni, la comunità ebraica inglese è sotto una forte pressione dopo la presa di posizione senza precedenti del rabbino capo del Regno Unito, Ephraim Mirvis, su Jeremy Corbyn unfit a guidare il paese e percepito come una minaccia dalla comunità ebraica. In Francia, l’antisemitismo ha una matrice in gran parte islamica.

 

 

Nell’est, dove non esistono grandi comunità di immigrati, l’odio antiebraico è bianco. Siamo di fronte, come abbiamo spesso spiegato, a una “tempesta perfetta” di vecchie e nuove congiunzioni antisemite. Non esiste campo politico di appartenenza che possa esimersi dal prendere sul serio questo fenomeno che, nella storia europea, ha di solito coinciso con il crollo della vitalità democratica e uno choc di civiltà. Agire, e subito, contro questo fenomeno è dunque un dovere non soltanto verso gli ebrei europei, ma verso la stessa democrazia liberale che, dopo la Shoah, aveva qui garantito una faticosa rinascita della vita ebraica.

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