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Israele fra gli ipocriti

Giulio Meotti

Gerusalemme all’Aia. Parla il generale Eiland: “L’occidente riconosce ai nostri soldati una moralità superiore”

Roma. Il quotidiano israeliano Yediot Aharonot ha pubblicato domenica immagini di atrocità in Iran, Siria, Turchia e altrove sotto al titolo: “E chiamano noi criminali di guerra”. Il principale giornale dello stato ebraico accusa la Corte penale internazionale dell’Aia di “assurdità” e “ipocrisia”. Di “terrorismo diplomatico” ha parlato l’ambasciatore di Israele all’Onu, Danny Danon, dopo che la procuratrice-capo della Corte ha dichiarato di avere “basi sufficienti” per un’indagine su presunti crimini di guerra israeliani nelle guerre a Gaza e negli insediamenti israeliani. E’ la prima volta che la Corte si occupa di bombardamenti aerei e uccisioni di civili durante un conflitto. Scrive Amos Harel su Haaretz che “è un precedente preoccupante per gli altri eserciti occidentali”. Il premier israeliano Netanyahu definisce la Corte “uno strumento politico nella guerra per delegittimare Israele. Chi accusano? L’Iran? La Turchia? La Siria? No, accusano Israele. Si tratta di una terrificante ipocrisia”. Anche Benny Gantz, leader di Blu&Bianco, principale partito d’opposizione e in quanto ex capo di stato maggiore possibile imputato all’Aia, parla di “mossa politica senza base giuridica”.

 

“La Palestina non è uno stato e non ha giurisdizione”, dice al Foglio David Kretzmer, professore emerito di Diritto internazionale all’Università ebraica di Gerusalemme. “Ma anche se la Corte decidesse che non c’è giurisdizione per procedere, è possibile che le informazioni raccolte dal procuratore siano usate nei paesi europei per arrestare ufficiali israeliani. C’è uno stigma, un danno morale, immediato per Israele”. La paura più grande per Israele è che i suoi dirigenti siano ricercati in Europa. E’ già successo. L’ex ministro degli Esteri, Tzipi Livni, era a Londra quando il governo di David Cameron fu costretto a garantirle immunità diplomatica per evitare che fosse trascinata in tribunale. Livni ha dovuto annullare poi un viaggio a Bruxelles a causa di una simile minaccia. Come ha scritto il New York Times, “esperti legali in Israele hanno consigliato i ministri con un background nella sicurezza e alti ufficiali dell’esercito a non visitare Gran Bretagna, Spagna, Belgio e Norvegia”. Un giudice in Spagna ha emesso un mandato anche per Netanyahu per l’incursione sulla Flotilla. Il generale Doron Almog fu avvertito di un mandato d’arresto che lo spinse a tornare a Tel Aviv senza neppure scendere dall’aereo a Londra. Anche l’ex direttore dei servizi Avi Dichter ha dovuto rinunciare a una conferenza, mentre Aviv Kokhavi, attuale capo di stato maggiore, ha cancellato una conferenzain un’accademia militare britannica. “Israele è responsabile di molte meno perdite della Nato in Yugoslavia o in Afghanistan, senza contare l’Iraq”, dice al Foglio Ben Dror Yemini, columnist del quotidiano israeliano Yedioth. “E per non parlare dei vicini di Israele. Quello che fa Israele va ben al di là degli standard della legalità internazionale in zone di guerra”. Per Ben Dror Yemini, Israele è sotto inchiesta all’Aia soltanto per ragioni politiche. “E’ una farsa. E’ una tragedia. I giudici dell’Aia poi sono nominati da nazioni ostili a Israele. La decisione di darci la colpa ha una bandiera nera appesa su di essa”. 

 

Di “decisione politica” parla al Foglio anche l’ex generale israeliano Giora Eiland, già comandante della brigata Givati, una delle “menti” dell’establishment di sicurezza israeliano, che fu a capo del National Security Council del governo di Ariel Sharon e il cui nome è comparso anche in una richiesta di arresto alla magistratura spagnola: “Quattro anni fa, un gruppo di generali, compresi alcuni dall’Italia e da altri paesi europei, disse che volevano paragonare Israele alle loro operazioni in corso in Afghanistan, Iraq, Mali, Colombia, per capire se eravamo migliori, peggiori o come gli altri”, ci spiega Eiland. “Io facevo parte di questo gruppo e la prima cosa che dissi loro è che avevano bisogno di una metodologia. E misi giù 132 criteri per giudicare differenti operazioni. Se il nemico ha kalashnikov, pietre e missili rudimentali; se invece ha missili anticarro e missili a lunga gittata, quali misure militari adottare a seconda delle circostanze. E quei generali stranieri arrivarono alla conclusione che Israele ha più morale e più legalità di tutti gli eserciti dei paesi civili”.

 

Già durante la rivolta araba del 1936, l’allora milizia ebraica Haganah adottò una politica nota come Havlagah, “controllati”, non diventare come gli altri. E’ anche questa eredità israeliana a essere in gioco in una corta dell’Aia che avrebbe potuto rappresentare una forza del bene, ma che non solo si è dimostrata inefficace nel combattere il male, ma che si è lasciata usurpare da un programma politico che l’ha spinta a confondere il bene con il male. Trasformandosi in una corte dell’ingiustizia.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.