E' Putin obsoleto, non il liberalismo

Paola Peduzzi

Il presidente russo dice al Financial Times che l’idea liberale, “smesso di esistere”? Bene, ecco che cosa c’è di obsoleto nel putinismo e nei suoi sostenitori  

Il liberalismo è diventato “obsoleto” ha detto Vladimir Putin nella intervista-da-leggere-e-studiare rilasciata al Financial Times, è “entrato in conflitto con gli interessi della stragrande maggioranza della popolazione” e con “i valori tradizionali”. “Non è che debba essere distrutta”, l’idea liberale, ma non può essere “un fattore dominante”, ha già smesso di esserlo, ha già “smesso di esistere”: i liberali “non possono continuare a dare ordini a chiunque su qualunque cosa come hanno cercato di fare negli ultimi decenni”.

 

Il presidente russo è abile e sfrontato, sa colpire dove fa male, utilizza gli stessi argomenti che vanno forte anche in occidente – declinismo, ripiegamento, “liberali nei loro salotti” – e prende in giro il direttore del Financial Times, Lionel Barber, che gli chiede se il successore al Cremlino sarà eletto dai russi o dal Parlamento: “Perché dal Parlamento?”, dice Putin, “ci sarà uno scrutinio segreto e universale. Certo, è diverso da quel che avete voi in Gran Bretagna, noi siamo un paese democratico”, e ride. Il presidente russo è abile e sfrontato, ripete molte volte – per ogni dossier affrontato, dalla Siria al Venezuela, passando per la Libia – che “noi non interferiamo nella politica degli altri paesi”, proprio così, le interferenze dei russi sono “immaginarie”, un’ossessione da liberale morente, noi ci limitiamo a difendere “l’interesse nazionale”, proprio così.

 

L’abilità e la sfrontatezza di Putin esercitano sempre un grande fascino in occidente e appena l’intervista ha cominciato a circolare sono iniziati i commenti accondiscendenti e pensosi: bisogna parlare con Putin, non escluderlo, dice cose che diciamo anche noi, il liberalismo è in crisi e obsoleto per davvero, e poi tra i suoi leader di riferimento cita Pietro il Grande, che in fondo era un europeista. Putin è un parente scontroso e dispettoso, insomma, ma pur sempre della famiglia. Lo spauracchio Putin è un tic dei liberali morenti: ancora ieri Donald Trump, “un talentuoso” come dice di lui Putin, ha irriso con il suo solito superficiale disprezzo questa ossessione. Era seduto con Putin davanti ai giornalisti, una voce si alza nella confusione di flash e microfoni, “glielo dirà a Putin di non interferire nelle elezioni del 2020?”. “Certo”, dice Trump, e si volta verso Putin: “Non interferire nelle elezioni. Mi raccomando, non interferire nelle elezioni”, e giù a ridere. Il mio pregiudizio è migliore del tuo: questo è il tono del nostro dibattito internazionale, in cui anche le prove di superinchieste dei più cocciuti investigatori del pianeta diventano “immaginarie”, in cui anche per il caso di Salisbury – dove ci sono i video, le facce, i nomi, i passaporti, i documenti da agente segreto russo – vale la parola di Putin: “Ancora deve essere provato” che siamo stati noi.

 

Donald Tusk, che è un europeista polacco, ha risposto per tutti noi: “Chiunque dichiari che la democrazia liberale è obsoleta dice che anche le libertà sono obsolete, lo stato di diritto è obsoleto, i diritti umani sono obsoleti”. Invece no, obsoleto è il fatto che nel 2019 un politico conservatore tedesco venga ucciso da un uomo dell’estrema destra – non dite lupo solitario: c’è una lista di obiettivi da colpire, politici liberali – perché era a favore della politica di accoglienza ai migranti. Obsoleto è un leader russo che nel 2019 ancora dice che la fine della Guerra fredda è stata “una tragedia”, prima c’era ordine e poi ogni cosa è andata sottosopra. Obsoleto è il capo di una potenza mondiale che nega ogni evidenza e inonda l’opinione pubblica di ricostruzioni false, mentre chiede il rispetto del diritto internazionale avendolo ripetutamente violato. Obsoleti sono quelli che, quando Putin dice “non sono un fan del silenziare, chiudere, smantellare ogni cosa né di arrestare e disperdere chiunque” – ha detto proprio così – annuiscono pensosi, conquistati, ammaliati dall’uomo forte. Obsoleto è l’autoritarismo, di tutte le obsolescenze la più terribile.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi