Il candidato alle primarie dei democratici, Joe Biden (Foto LaPresse)

La prima crisi del favorito Biden

Daniele Raineri

Il candidato democratico è sotto attacco per una norma sull’aborto e molti nel suo partito sono contenti

Roma. Un sondaggio pubblicato mercoledì dalla Quinnipiac University, che fa parte dei pochi che producono dati attendibili, dice che il candidato democratico Joe Biden batterebbe Donald Trump nel Texas di quattro punti percentuali, quindi al di sopra del margine di errore. Anche altri candidati democratici secondo lo stesso sondaggio potrebbero superare il repubblicano in Texas, ma il loro vantaggio è troppo esiguo per essere considerato al riparo da errori. Biden invece è sicuro ed è un risultato interessante perché è dal 1976 che un candidato democratico non vince in Texas – “sicuro” s’intende sempre restando nel campo delle ipotesi: ci sono ancora le primarie e manca più di un anno, tutto può succedere. Il dato conferma però una tendenza molto forte che una parte dei dem non riesce ad accettare: Biden è sempre stabile in testa a tutti i sondaggi e stacca gli altri candidati di quasi venti punti. Secondo un sondaggio di Morning Consult l’ex vicepresidente è al trentotto per cento, Bernie Sanders è al diciannove ed Elizabeth Warren è al dieci per cento. Cnn è meno gentile e concede a Biden soltanto quattordici punti di vantaggio. È possibile colmare questo distacco?

  

 

Così, dopo avere parlato per mesi dell’ipotesi che il Partito democratico americano si stia spostando a sinistra, dopo avere letto il trionfo dei democratici alle elezioni di metà mandato come il frutto di una reazione allergica e definitiva a Trump e ai repubblicani, e dopo avere raccontato come l’ala progressista – quella di Alexandria Ocasio-Cortez per capire – sia diventata abilissima a rubare la scena alla vecchia guardia e a imporre i temi di cui si deve parlare dal climate change all’impeachment, ecco dopo tutto questo c’è da fare i conti con un fatto: il candidato che domina i sondaggi è il più centrista, il più con i piedi per terra, il più incline a fare compromessi con i repubblicani. I “miei amici repubblicani”, li ha chiamati a maggio, mentre spiegava in un comizio che il problema è Trump non il Partito conservatore – e così ha fatto inorridire i radicali del suo schieramento.

 

Da sinistra partono molti attacchi contro Biden in questi giorni, nel tentativo di scalfire questa supremazia sugli elettori. L’ultimo riguarda l’emendamento Hyde, che l’ex vicepresidente ha votato e sostiene. Si tratta della norma che proibisce il finanziamento federale dell’aborto tranne che in caso di stupro, incesto e quando la vita della madre è in pericolo. La Warren, il candidato texano Beto O’Rourke e altri compagni di partito hanno già attaccato Biden e sostengono che l’emendamento Hyde punisce le fasce più povere della popolazione, che in alcune aree coincidono anche con neri e latinos. Insomma, non soltanto Biden è per molti democratici dalla parte sbagliata di una legge sull’aborto, ma sarebbe anche a favore di una discriminazione contro poveri e minoranze etniche.

 

I giornalisti americani sono andati a spulciare e si sono accorti che siccome la norma di solito è inclusa in pacchetti più grandi di leggi di finanziamento, molti democratici che oggi fanno la morale a Biden – inclusi la Warren e O’Rourke – hanno votato spesso come lui a favore dell’emendamento senza nemmeno accorgersene. Ma adesso sono contro e lo dichiarano dappertutto con una linea aggressiva. Per Biden potrebbe essere la prima crisi. Finalmente c’è un argomento che ha il potenziale per danneggiare il democratico più forte nei sondaggi e che potrebbe ridurre lo svantaggio enorme degli altri. Sarà da vedere nelle prossime settimane se la base di Biden, che sono i democratici sopra i 45 anni come spiega dati alla mano il sito Vox, deciderà che questo punto è dirimente per stabilire se lui è un buon candidato oppure no. Una fonte molto vicina e citata dal sito The Hill sostiene che per Biden l’appoggio all’emendamento Hyde, che non è accidentale come per gli altri candidati e anzi è stato rivendicato più volte, “è una questione che attiene alla sua fede religiosa”.

 

Biden in questo momento non soltanto è il meglio piazzato per lo scontro con Trump del 2020, è anche un simbolo del Partito democratico tradizionale che tenta di non farsi spostare troppo a sinistra. La partner in questa resistenza è la speaker al Congresso, Nancy Pelosi, che però giorno dopo giorno perde la campagna per non avviare la procedura di impeachment contro il presidente (secondo molti sarebbe controproducente e potrebbe danneggiare la campagna elettorale dei dem). Martedì in un incontro a porte chiuse con altri leader democratici la Pelosi ha detto che non vuole l’impeachment perché vuole Trump in galera – vale a dire quando smetterà di essere presidente e potrà essere indagato e processato come una persona qualsiasi.

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)