La polizia turca di guardia in un parcheggio sotterraneo di Istanbul, dove è stata trovata un'auto abbandonata appartenente al consolato saudita (LaPresse)

Cosa ha detto Erdogan sull'assassinio di Khashoggi

Enrico Cicchetti

Il presidente turco promette “tutta la verità“ ma conferma i leak: “Un omicidio politico premeditato e meticolosamente pianificato”

Roma. Recep Tayyip Erdogan non ne aveva ancora parlato ufficialmente. Poi domenica ha promesso di rivelare “tutta la nuda verità” dietro alla morte di Jamal Khashoggi, avvenuta il 2 ottobre nel consolato dell'Arabia Saudita a Istanbul. Oggi il presidente turco, che ha riferito sul caso davanti al suo gruppo parlamentare, ha dichiarato che una squadra di tre persone è arrivata da Riad il primo ottobre, il giorno precedente alla scomparsa del giornalista saudita, e ha esplorato una foresta vicino a Istanbul: stavano cercando un posto dove nascondere i resti del corpo. Tra le 18 persone arrestate da Riad ci sarebbero tutti coloro che la Turchia ha indiziato, più altri tre uomini, le cui identità non sono state rivelate. Erdogan ha chiesto che siano processati a Istanbul ma non ha fatto riferimento a registrazioni audio o video – che se esistessero e venissero alla luce sarebbero molto pericolose per i leader sauditi. Nel suo discorso, il presidente turco non ha puntato alla giugulare della monarchia. Non ha accusato né re Salman né il principe ereditario, Mohammed bin Salman. Ma ha detto che quello di Khashoggi è stato “un assassinio politico premeditato e meticolosamente pianificato” e ha specificato che “nessuno crede che un piccolo gruppo abbia pianificato l'uccisione”.

  

Erdogan sostiene che la Turchia abbia prove decisive del fatto che i funzionari di Riad hanno organizzato in anticipo l'assassinio: “Tutte le prove raccolte fino a ora vanno nella direzione di un omicidio eseguito in maniera selvaggia”, ha detto. “Le convenzioni internazionali non possono essere utilizzate per nascondere un gesto tanto barbaro. Non abbiamo alcuna intenzione di rimanere in silenzio. È un nostro diritto indagare per capire cosa è accaduto. Abbiamo ispezionato il consolato dopo aver ottenuto l'approvazione del re saudita”, ha aggiunto il presidente turco. Che sebbene sostenga di non dubitare “della sincerità di re Salman”, non dice lo stesso del principe.

   

  

La ricostruzione dell'omicidio

La versione di Ankara contraddice così quella (rettificata più volte) di Riad, che continua a sostenere che Khashoggi sarebbe morto al termine di una colluttazione nel consolato. “Questo è un omicidio politico”, dice Erdogan. “Una squadra con uomini dei servizi segreti ed esperti di medicina legale è giunta apposta dall'Arabia saudita per uccidere Jamal Khashoggi. In tutto si tratta di 15 persone che tra le 9:50 e le 11 si sono recate presso il consolato, come testimoniato dagli hard disk”, ha detto il leader di Ankara. “Nella squadra di killer sauditi c'era anche un uomo che doveva somigliare al giornalista”. Secondo una fonte turca citata da Cnn, il presunto “sosia” avrebbe indossato i vestiti di Khashoggi, barba finta e occhiali e sarebbe uscito dal consolato da una porta posteriore. L'ipotesi è dunque di un depistaggio. “Tutti sono tornati in patria con diversi aerei dopo la scomparsa” di Khashoggi, ha concluso Erdogan.

 

L'omicidio di Khashoggi è stato preparato da quando il 28 settembre scorso il giornalista si è recato una prima volta al consolato saudita a Istanbul. È tornato in consolato il 2 ottobre e prima della sua visita "sono stati tolti gli hard disk dalle telecamere di sorveglianza”, ha aggiunto il presidente turco. Secondo Erdogan fonti investigative saudite hanno dichiarato che il cadavere è stato consegnato dal commando a un collaboratore locale dell'Arabia Saudita a Istanbul: “Vogliamo sapere chi è questo collaboratore locale”.

 

Il direttore della Cia, Gina Haspel, è volata ad Ankara nella notte per avere un aggiornamento sulle indagini. Il ministro degli Esteri saudita, Adel al Jubeir, ha ribadito dall'Indonesia l'impegno della monarchia del Golfo a realizzare un'“indagine esauriente” sulla morte dell'editorialista del Washington Post. “Saranno adottate le misure necessarie per garantire che quello che è accaduto non si ripeta”, ha detto al Jubeir. Ma Reuters cita fonti del Milli Istikbarat Teskilati, l'intelligence turca, secondo cui Saud al Qahtani, il braccio destro e responsabile della comunicazione sui social network del principe ereditario, avrebbe condotto il brutale omicidio dando ordini via Skype.